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Una prova generale di cosa potrebbe diventare Malpensa tra 7 o 8 anni. È quel che è accaduto durante l’estate con l’operazione “Bridge”, il trasferimento dei voli da Linate allo scalo varesino per tre mesi. Fase attesa con preoccupazione svanita alla prova dei fatti: l’operazione si è conclusa con un sostanziale successo sul piano gestionale. Una prova difficile, su tanti versanti, affrontati insieme da SEA, enti nazionali e forze dell’ordine, ma anche con le realtà del territorio e i Comuni. Prendendo in considerazione il periodo dal 27 luglio al 27 ottobre, sono stati 105mila i passeggeri che mediamente, ogni giorno, sono passati da Malpensa, con un aumento del 34% rispetto al dato del 2018.

Prendendo in considerazione il periodo dal 27 luglio al 27 ottobre, sono stati 105mila i passeggeri che mediamente, ogni giorno, sono passati da Malpensa, con un aumento del 34% rispetto al dato del 2018

Una maggiore domanda di trasporto che ha richiesto l’aumento del 44% dei movimenti, vale a dire dei decolli e atterraggi ripartiti sulle due piste. Numeri consistenti, che in prospettiva potranno essere raggiunti in futuro, se continuasse la crescita che si sta vedendo in questi ultimi anni: “Se il trend continua ad essere quello registrato negli ultimi 10 anni, ritorneremo ai volumi di quest’estate tra circa 7 o 8 anni”, quantifica Armando Brunini, l’Amministratore Delegato SEA. “Sono stime che facciamo sulla base di una serie di approcci classici su come si muove la domanda sul futuro”, chiarisce. “Le direttrici principali sono quelle intercontinentali, che noi vogliamo spingere il più possibile perché questo territorio merita un’amplissima rete di collegamenti con tutto il mondo. Negli ultimi anni si sono fatti tanti nuovi collegamenti, ma c’è spazio ancora per crescere, in particolare verso l’Oriente e la Cina, più voli per gli Usa e altri continenti in genere”. Una mano la sta dando anche la politica aggressiva di Air Italy, l’ex Meridiana che - rilanciata con l’ingresso di Qatar Airways - ha di fatto oggi il suo principale hub a Malpensa e che ha lanciato nuove rotte verso Nord America (East e West Coast, ma anche Canada), Africa e India.

L’altra direttrice di crescita “è il trend dello sviluppo del Low Cost che non si arresta”, anche se “magari rallenta un po’ rispetto ai 10 anni precedenti”. Alla storica presenza di EasyJet si è aggiunto un network crescente di Ryanair (tornata a Malpensa nel 2015), ma anche di altri vettori low-cost come Vueling, WizzAir o Ernest, che proprio in brughiera ha la sua base operativa. Nel periodo del Bridge molte delle preoccupazioni si sono concentrate anche sull’accessibilità, tema molto sentito soprattutto per chi - abitando a Milano - trova particolarmente comodo l’aeroporto di Linate. Gli occhi erano puntati soprattutto sull’accesso stradale, che deve fare i conti con i limiti della “storica” superstrada Anas 336, che a trent’anni dalla sua costruzione mostra una crescente incidentalità, legata anche al generale aumento di traffico. Per questo SEA ha lavorato, anche con politiche di sconti, per favorire l’accesso attraverso l’altro asse disponibile, quello che passa dalla autostrada A4 e dalla più moderna superstrada 336dir (“la Boffalora”, in gergo) realizzata nella seconda metà degli anni 2000.

La politica di incentivo all’uso dell’asse più scorrevole e sicuro ha avuto un parziale ma significativo riscontro: nei tre mesi del Bridge l’aumento di traffico sulla A8 e sulla “vecchia” 336 è stato del 10,9%, inferiore (seppur di poco) all’11,6% di aumento di traffico sulla A4 e sulla 336dir. Meno problemi sul versante dell’accesso con taxi (anche nella formula delle corse collettive Taxibridge) e sul servizio Malpensa Express: la navetta aeroportuale è stata potenziata con il raddoppio dei posti disponibili e ha registrato un dato di passeggeri effettivi - nei tre mesi del Bridge - di 1,2 milioni, con un aumento del 46%. Sul piano occupazionale, l’aumento del traffico si traduce in 1.166 nuovi posti di lavoro.Di questi oltre il 50%, 593, sono residenti in provincia di Varese,di cui 169 nei Comuni del Cuv, vale a dire i nove più interessati dalla presenza dello scalo; 119 sono invece i “pendolari dell’aeroporto” che vengono dalla provincia di Novara, dall’altra parte del Ticino.

Nello sviluppo di Malpensa “le direttrici principali sono quelle intercontinentali, che noi vogliamo spingere il più possibile. Negli ultimi anni si sono fatti tanti nuovi collegamenti, ma c’è spazio ancora per crescere”

Quanto alla gestione interna allo scalo, il dato più positivo è quello della puntualità, che ha visto un recupero in punti percentuali del 4,4 tra partenze e attivi (ma con un peggioramento dell’1,9% rispetto al dato del 2018). Altro nodo delicato è stato quello del rumore che ha impattato sul territorio, in particolare a Nord dello scalo. I disagi sono stati significativi nei primi cinque giorni, in cui Enac - con decisione inattesa - ha imposto il blocco delle rotte di decollo dalle due piste, concentrando l’esposizione al rumore dei decolli sull’area Nord-Est (Somma Lombardo, Arsago Seprio e Casorate Sempione). Ma in media il dato del rumore è risultato inferiore a quello del 2018.

Il merito è dell’evoluzione tecnologica degli aeromobili, con nuovi modelli meno impattanti e con il progressivo rinnovo delle flotte. E guardando in prospettiva, questa potrebbe essere la carta per rendere compatibile lo sviluppo aeroportuale con il territorio: “Dal momento che per ogni tipologia di aereo, si conosce esattamente qual è il consumo e quanto rumore fa, la nostra idea è quella di far pagare un po’ di più a quelli più rumorosi e inquinanti e un po’ meno quelli più efficienti, generalmente i più nuovi”, dice ancora l’Ad di SEA Brunini. “Nei limiti in cui potremo farlo, ciò sarà più un incentivo a cambiare aerei che una punizione per chi non intraprende questa strada di rinnovamento della flotta”.
L’ipotesi di una rimodulazione delle tariffe poggia sul fatto che già molte compagnie - comprese quelle basate a Malpensa, oltre a quelle che operano rotte - stanno rinnovando il loro parco macchine, con l’introduzione dei nuovi velivoli che riducono rumore (25-50% in meno, a seconda dei modelli), ma anche le emissioni in atmosfera. A fronte della grande sfida del Bridge per quanto riguarda il trasporto passeggeri, più in ombra è rimasto il tema del cargo, che pure è centrale e vede Malpensa in una posizione di leader incontrastato per le merci che si spostano in volo. Nel 2019 Malpensa si è assestata a 558.217 tonnellate movimentate, superando di più del doppio le circa 200mila tonnellate di Fiumicino: 26 voli cargo diretti e oltre 200 destinazioni servite con pallet imbarcati nelle stive degli aerei passeggeri. Uno scenario che fa dire a Giovanni Costantini, cargo manager di SEA, che “Malpensa ambisce a diventare, e in parte lo è già, l’hub cargo per il mercato del Sud Europa”. Se nella prima metà del 2019 anche lo scalo varesino ha risentito del rallentamento che ha toccato tutti gli scali europei, i progetti di sviluppo sono avviati e procedono: DHL sta completando i suoi nuovi magazzini (hub per il Sud Europa) e SEA si sta muovendo per tenere il passo per quanto di sua competenza. C’è da intercettare e servire un mercato - quello dell’ECommerce - che è in rutilante espansione ormai da alcuni anni. Ma senza dimenticare le grandi spedizioni che alimentano import ed export italiano, dall’alimentare al farmaceutico, alla meccanica.

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