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Maggior tolleranza, predisposizione all’ascolto e al gioco di squadra. Capacità di creare un clima disteso che favorisce i rapporti umani. Creatività e collaborazione. Sono queste le soft skill che caratterizzano la leadership femminile in azienda. È quanto emerge da due ricerche svolte dalla LIUC – Università Cattaneo

Una maggiore predisposizione all’ascolto e al lavoro di squadra. Collaborazione, comprensione e tanta creatività. Queste le caratteristiche, o forse è meglio definirle vere e proprie competenze, che contribuiscono a determinare la leadership femminile nel mondo del lavoro. Secondo i professori della LIUC – Università Cattaneo, nelle donne, le soft skill spiccano particolarmente. Certamente, però, a queste attitudini, si devono affiancare anche conoscenze tecniche. L’Osservatorio dell’ateneo ha posto l’attenzione su due contesti diversi tra loro. Il primo studio, dal titolo “Are family female directors catalysts of innovation in family SMEs?”, riguarda il coinvolgimento e la presenza delle donne nel consiglio di amministrazione delle imprese familiari, è stato pubblicato su Strategic Entrepreneurship Journal, una delle FT50 (le 50 migliori riviste accademiche di management secondo il Financial Times) ed è stato svolto da Fabula, il laboratorio della LIUC che si dedica allo studio delle imprese di famiglia. Il secondo, che si intitola “Donne manager: quale legame fra competenze femminili e performance aziendali?”, si interroga su quale sia il valore delle manager e delle imprenditrici ai vertici di un’azienda o una multinazionale ed è stato realizzato dalla LIUC insieme a Federmanager, l’associazione dei dirigenti di azienda.  

La ricerca di Fabula


“Lo studio è stato svolto su circa 300 Pmi familiari belghe insieme ai colleghi Bauweraerts dell’Università di Mons, Rondi dell’Università di Bergamo, Rovelli e De Massis dell’Università di Bolzano - precisa Salvatore Sciascia, delegato rettorale alla Ricerca e Co-direttore di Fabula -. Siamo partiti dall’assunto che la composizione del CdA può influenzare molto la qualità delle scelte strategiche, nonché dal fatto che studi precedenti hanno dimostrato che la diversità, soprattutto di genere, è auspicabile nella composizione dei CdA”. Differenti punti di vista, esperienze e relazioni che producono effetti positivi sulle scelte strategiche e le conseguenti performance. “Le donne tendono ad essere più aperte al dialogo e alla tolleranza altrui. Sono più cooperative e poi sono particolarmente creative - afferma Sciascia -. Aspetti che rendono preziosa la presenza delle donne nei Board”. I benefici sono anche maggiori per due motivi. Una donna che fa parte del Cda dell’impresa di famiglia, nella maggior parte dei casi, “detiene anche delle quote di proprietà e ha, quindi, un potere decisionale significativo”. E poi, spesso, si tratta di aziende di piccole o medie dimensioni, non quotate in Borsa. “In questo caso, occupare un posto in CdA non rischia di essere la risposta ad un fabbisogno formale, bensì è una scelta familiare e individuale consapevole e di impatto”. Sciascia e colleghi hanno ipotizzato e verificato che al crescere delle donne nei CdA, si investe di più per l’innovazione. “Si favorisce la nascita di nuove idee che poi vengono finanziate e sviluppate attraverso le attività di ricerca e sviluppo. Ciò soprattutto in certi contesti familiari: quando la famiglia si identifica particolarmente con il business e intende fortemente proseguire di generazione in generazione con la guida dell’impresa”. 

La ricerca LIUC-Federmanager


A confermare questo quadro è la seconda ricerca della LIUC sulle donne manager. Uno studio che dà seguito a un precedente progetto sulle competenze manageriali svolto in collaborazione con Federmanager, declinando al femminile tre tipologie di abilità: tecniche, cognitive e relazionali. “Abbiamo fatto un esperimento pilota con la volontà di raccogliere i dati con un metodo innovativo, ovvero con le protagoniste che si intervistano da sole, senza l’ingerenza del ricercatore” racconta Valentina Lazzarotti, Core Faculty LIUC Business School, insieme ai colleghi Monica Giani, Niccolò Comerio e al Rettore, Federico Visconti. “Solo il 18% dei dirigenti è donna, una percentuale che negli ultimi 10 anni è cresciuta solo dello 0,3%”: questo il dato che emerge dalle stime dall’Osservatorio mercato del lavoro e competenze manageriali di 4.Manager che ha permesso di inquadrare il contesto in cui la ricerca della LIUC si inserisce. L’esperimento ha visto la partecipazione di quattro donne: 2 manager e 2 manager e imprenditrici allo stesso tempo. Ecco i nomi delle protagoniste: Laura Aspesi di Modecor Italia Srl; Michela Conterno, della Lati – Industria termoplastici Spa di Vedano Olona; Silvia Paganini, del Tacchificio Villa Cortese Srl; Silvia Montalbetti di Bally - JAB Holding Company. “Le interviste hanno posto a confronto una manager con una manager che è anche imprenditrice, con il fine di fare emergere similarità e differenze nei percorsi lavorativi connessi al fatto di essere o meno proprietari di una propria azienda oltre che ricoprire posizioni manageriali” spiega Lazzarotti. La metodologia adottata ha permesso di dar vita a un clima empatico, favorendo la propensione all’auto-analisi, utile a comprendere più a fondo la tematica affrontata. Gli aspetti in comune che sono emersi: “Capacità di adattarsi in modo eccellente ai cambiamenti che sempre più caratterizzano il business, definendo processi più efficienti e ottimizzando l’organizzazione aziendale; propensione a creare e gestire un team; empatia e distensione nel gestire con successo eventuali conflitti”. Tutte caratteristiche che nel percorso professionale delle manager intervistate hanno permesso di raggiungere un obiettivo: saper essere delle leader.  

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