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Nel mese di giugno 359 milioni di cittadini di 27 Stati saranno chiamati alle urne per eleggere i 720 nuovi membri del Parlamento europeo. A distanza di 5 anni dalle ultime votazioni ecco il bilancio del lavoro e delle esperienze di alcuni “nostri” parlamentari, eletti nella circoscrizione Nord-Ovest, che stanno per concludere il loro mandato: Patrizia Toia, Isabella Tovaglieri e Massimiliano Salini

Sono passati 5 anni da quando i cittadini europei sono andati alle urne per eleggere i membri del Parlamento europeo: ora che il nuovo appuntamento è alle porte (in Italia si voterà l’8 e il 9 giugno) se ci guardiamo indietro, sembra passato un tempo dilatato. Facciamo fatica a tornare al maggio 2019, un momento nel calendario delle nostre vite che viene prima di una pandemia globale che mai avremmo potuto immaginare e anche prima di una guerra esplosa alle porte della Ue. Ora come allora l’Europa era al bivio e si percepiva l’incognita di forze nazionaliste e antieuropeiste sull’esito del voto. L’euroscetticismo, che tanto faceva paura nel momento in cui tra l’altro il Regno Unito stava uscendo dall’Unione, non impedì di far registrare la più alta percentuale di votanti mai raggiunta dal 1979 (anno delle prime elezioni del Parlamento europeo): fu il 50,9% degli aventi diritto a voler esprimere la sua preferenza, scegliendo i 706 membri del Parlamento. A giugno saranno 359 milioni i cittadini con il diritto di entrare nella cabina elettorale e di questi 20,9 milioni saranno “first voters”, ovvero saranno al loro primo voto (dati Eurostat): i parlamentari eletti nei 27 Stati membri saranno 720. Varesefocus ha chiesto un bilancio di questi anni a 3 parlamentari uscenti, eletti nella circoscrizione Nord-Ovest, che comprende Lombardia, Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta. Tre voci che rappresentano sensibilità politiche differenti e diversi punti di vista sull’Europa. 

“Il lavoro di un europarlamentare permette di apprezzare la potenza e il valore del dialogo per trovare soluzioni che vadano nella direzione del bene comune europeo”. A parlare così, con una ventennale esperienza alle spalle nell’emiciclo europeo, è Patrizia Toia, eletta nelle liste del Pd che nel parlamento Ue siede nel Gruppo dell’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici. Vicepresidente della Commissione per l’Industria, la Ricerca e l’Energia (Itre) e membro della Commissione per lo Sviluppo, Toia fa parte delle delegazioni interparlamentari per la cooperazione settentrionale e per le relazioni con la Svizzera e la Norvegia, della Commissione parlamentare mista Ue-Islanda, della Commissione parlamentare mista dello Spazio economico europeo (See) e della Commissione per le relazioni con i Paesi della Comunità andina e all’Assemblea parlamentare euro-latino-americana.
“Se dovessi citare un provvedimento a cui ho lavorato con soddisfazione – aggiunge Toia – direi il Regolamento sugli imballaggi la cui discussione, inizialmente, era assegnata alla Commissione ambiente. Sono riuscita ad ottenere che fosse riconosciuto un ruolo anche alla Commissione industria al fine di presentare e portare avanti modifiche importanti, che hanno permesso di riformulare il testo iniziale ottenendo un testo in cui si premia la virtuosità del sistema italiano nel riciclo. Su tutti i temi che riguardano l’ambiente, per me è stato importante lavorare considerandoli sempre uno dei due lati di una stessa medaglia. L’altro lato è rappresentato dalle politiche industriali: è importante evitare una contrapposizione tra queste due prerogative e lavorare per far sì che le nostre imprese siano parte di un processo di innovazione che metta al centro i temi ambientali in maniera strategica. Ho proposto l’introduzione di un Industrial Act che mettesse a disposizione delle imprese fondi per l’innovazione. Altro grande capitolo su cui si è lavorato è stato il tema delle cosiddette case green: un provvedimento che, oltre ad obiettivi ambientali, porta con sé il rilancio di interi comparti economici, come l’edilizia e tutto l’artigianato che lavora nelle tecnologie degli infissi, del riscaldamento e del raffrescamento, e di conseguenza dell’occupazione”.

Dal nostro territorio, e precisamente da Busto Arsizio, arriva Isabella Tovaglieri (esponente della Lega, siede nel gruppo Identità e Democrazia), alla sua prima esperienza al Parlamento Ue membro titolare delle commissioni Itre e Femm (Diritti della donna e Uguaglianza) e membro sostituto della commissione Imco (Mercato interno e protezione dei consumatori). È inoltre membro titolare della delegazione per le relazioni con il Sudafrica e membro sostituto della delegazione per le relazioni con i Paesi del Mashreq (Nord Africa).
“Il provvedimento più importante a cui ho lavorato – spiega la Tovaglieri – è la direttiva ‘Case green’, sono stata l’unica italiana a seguirlo, fin dagli esordi, come relatrice ombra per il gruppo Identità e Democrazia, con l’obiettivo di salvare la casa degli italiani da costosissime ristrutturazioni imposte da Bruxelles. Anche se alla fine la Lega ha votato contro questa misura ideologica, la mia battaglia è servita a ridurre notevolmente l’impatto della normativa: si è infatti passati dall’obbligo di riqualificare gli immobili a carico dei proprietari, a un impegno degli Stati membri a efficientare il proprio patrimonio edilizio. Siamo riusciti inoltre a salvaguardare il sistema di accesso al credito, che si basa sulla proprietà immobiliare. Se la direttiva non avesse recepito le nostre richieste, oggi gli immobili non sarebbero più una garanzia apprezzabile per le banche, anche se l’Europa è comunque riuscita a fare dei danni con il suo allarmismo comunicativo, che ha già portato alla svalutazione delle case in classe energetica più bassa”. 
“A Bruxelles – aggiunge Tovaglieri – mi sto battendo anche contro lo stop alla vendita dei veicoli a motore endotermico dal 2035. L’obiettivo è tutelare la libertà di scelta e i portafogli dei cittadini, la nostra filiera automotive e decine di migliaia di posti di lavoro. Su questa, come su molte altre questioni, il disaccordo con il Parlamento Ue è stato inevitabile per la mancanza di realismo e concretezza della maggioranza uscente, troppo spesso incline a sacrificare il lavoro e lo sviluppo sull’altare dell’ambientalismo ideologico”.    

Per Massimiliano Salini, originario di Cremona dove è stato Presidente della Provincia, la seconda “promozione europea” è arrivata nel 2019, quando è risultato rieletto nel collegio Nord-Ovest (candidato da Forza Italia, siede nel gruppo Partito Popolare Europeo). “Quelli passati sono stati anni intensi nei quali ho potuto promuovere i principi e i valori in cui credo e che ritengo fondamentali per lo sviluppo positivo e sostenibile della società in una prospettiva internazionale, che si sforza di conciliare le esigenze e le peculiarità dei territori con la definizione di normative condivise a livello sovranazionale”. Nei suoi due mandati Salini è stato relatore per il Ppe di numerosi provvedimenti, a partire dal Programma spaziale europeo che ha messo in campo 15 miliardi di euro di investimenti destinati soprattutto ai sistemi satellitari di navigazione (Galileo) e osservazione (Copernicus) per continuare con il regolamento sulle emissioni di veicoli leggeri e di quelli pesanti. Il suo obiettivo? Nel primo caso, difendere l’industria europea da modelli né sostenibili, né rispettosi delle regole di mercato e. nel secondo caso, dare continuità alla battaglia in difesa della libertà tecnologica, anche attraverso la valorizzazione e definizione formale di “carburante neutro”, vero esempio di innovazione e sostenibilità nel settore dei trasporti.
“Il modello di sviluppo europeo è il più sostenibile che possa esserci perché si basa sulla percezione della centralità della persona e sul rispetto per l’ambiente – aggiunge Salini –. Gli obiettivi di sostenibilità non devono essere, nella loro attuazione, un cappio per le imprese in termini di eccessivi costi e procedure burocratiche, a scapito della competitività. Dobbiamo fidarci dei nostri imprenditori, non considerarli uno spiacevole inconveniente nella costruzione del nostro modello di Europa. La politica e le istituzioni hanno il delicato compito di armonizzare le regole e il percorso verso gli obiettivi europei in tema di Green Deal, facendo in modo che la sostenibilità, in ogni sua forma, non sia un fardello per la sopravvivenza delle attività produttive. Il nostro obiettivo principale è quello di creare le condizioni per un futuro sostenibile ed equilibrato a livello ambientale, sociale, produttivo”.  

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