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Durante tutto il loro ciclo di vita, dalla definizione alla valutazione, le politiche dell’Unione Europea sono basate sul supporto scientifico e tecnico fornito dal Joint Research Center, il cui sito principale è basato a Ispra, in provincia di Varese. È il cosiddetto modello denominato “Science for Policy”, un metodo che pone al centro del processo decisionale delle istituzioni di Bruxelles la conoscenza e il lavoro di migliaia di ricercatori e decine di laboratori

Con le prossime elezioni del Parlamento di Strasburgo, lo scenario politico dell’Europa si prepara a cambiare, con nuovi protagonisti, nuove sfide e nuove politiche. Ciò che non verrà modificato, al di là di quale sarà il risultato elettorale, è il processo con cui tali politiche si concretizzeranno in precise scelte normative. In cui la scienza ha un ruolo fondamentale. È il modello “Science for Policy”, così come presentato dal servizio scientifico stesso della Commissione Europea, in una serie di eventi recenti. Un modello che pone al centro del processo decisionale le attività scientifiche del Joint Research Centre (JRC) o Centro Comune di Ricerca. Ai suoi laboratori, il compito di fornire (ex-ante) input scientifici per arrivare ai provvedimenti da adottare, così come (ex-post) strumenti di misurazione sull’efficacia delle politiche intraprese.

Il JRC, da un punto di vista amministrativo, è una Direzione Generale, ossia una parte integrante della Commissione Europea, che si caratterizza per due motivi principali: il primo è la collocazione diffusa. I suoi siti scientifici non sono basati solo a Bruxelles o in Lussemburgo, ma in ben 5 degli Stati membri, ovvero Belgio, Spagna, Germania, Olanda e Italia. La seconda differenza è la componente dello staff: la maggior parte dei dipendenti ha un background scientifico e si occupa di ricerca nei vari laboratori. Da oltre 60 anni la Commissione Europea ha trovato in provincia di Varese, più precisamente a Ispra, la sede adatta per il più grande fra i suoi centri di ricerca. In effetti Ispra è per dimensioni la terza location della Commissione Europea: con i suoi 167 ettari di superficie, il JRC di Ispra raccoglie attorno a sé 2.000 persone, dislocate in 200 edifici che accolgono al proprio interno oltre 40 laboratori di ricerca, di cui la maggior parte aperti alla collaborazione con utilizzatori esterni. Circa il 70% dello staff è composto da ricercatori che operano nei vari settori di studio del JRC e garantiscono il supporto scientifico necessario alla Commissione Europea. “L’obiettivo finale del nostro lavoro – spiega Matteo Fornara, Responsabile delle Relazioni Istituzionali del sito di Ispra – è quello di rispondere alle richieste dei servizi che definiscono le politiche europee usando i nostri dati. Ricercatori e scienziati provengono da tutti i 27 Stati membri dell’Unione Europea. La principale fonte di finanziamento del JRC è il programma europeo di ricerca Horizon Europe”.

Tra le varie attività del JRC di Ispra c’è quella svolta dall’European Crisis Management Laboratory che attraverso i suoi studi sui disastri ambientali (come ad esempio, terremoti, tsunami, incendi o inondazioni) e tramite l’analisi della gestione dei rischi, supporta l’attività della Commissione Europea nel coordinamento degli aiuti umanitari, nell’organizzazione degli interventi di emergenza e, dove possibile, in attività preventive, sempre in collaborazione con gli enti presenti sul territorio come, nel caso italiano, la Protezione Civile. Altro settore che dispone di un gran numero di laboratori, ben 11, è quello relativo alle emissioni dei veicoli su cui opera Vela – Vehicle Emission Laboratory. Oltre alla ricerca sulle emissioni dei veicoli “classici” come automobili, moto, camion e tutti i veicoli a combustione fossile, nell’ultimo periodo si è aggiunto un laboratorio che studia l’impatto che le auto elettriche hanno nei confronti dei sistemi satellitari o di telecomunicazione. “Queste ricerche servono a gestire l’impatto – sottolinea Fornara – del settore dell’elettrico, soprattutto quando sarà ancora più sviluppato di oggi. La ricerca viene realizzata in collaborazione anche con laboratori simili presenti in altri Paesi, come ad esempio gli Stati Uniti”.

Tanta ricerca, dunque, ma anche educazione. Tra le numerose attività del JRC di Ispra ci sono anche i progetti congiunti con le Università e le scuole del territorio. “Le nostre collaborazioni scientifiche e accademiche – spiega Fornara – devono portare benefici a entrambi i partner che le sottoscrivono”. Formule win-win, “non in senso monetario, ma di conoscenza e in alcuni casi anche di scambio di personale. All’interno dei nostri laboratori ci sono spesso giovani scienziati o studenti che svolgono il proprio Dottorato di Ricerca”. Un’importante iniziativa di apertura dei laboratori è la “Open Access to research infrastructure”, con cui attraverso dei bandi i centri di ricerca esterni hanno la possibilità di sviluppare il proprio progetto all’interno dei laboratori del JRC, mantenendo sempre la linea del beneficio comune, condividendo obiettivi e risultati. Uno dei laboratori che pubblica più frequentemente i bandi di apertura è quello delle nanobiotecnologie, nel settore della salute. Tra le tante partnership del JRC, invece, figura il vicino MIND – Milano Innovation District, che effettua ricerche nel settore della genomica. Risorse sostenibili, mobilità, energia, clima, spazio, sicurezza, migrazioni, salute e nutrizione, digitalizzazione e ricerca nucleare: questi sono, più in generale, i principali settori di ricerca sviluppati a Ispra e negli altri siti del JRC.

Tale è lo scenario fino ad oggi. Lecito chiedersi, con il prossimo cambio della Commissione Europea, quali saranno i temi di punta durante la nuova legislatura. Non potendo prevedere il futuro il JRC attua delle attività di “foresight”, ovvero di anticipazione. Attraverso l’analisi di dati gli esperti di Ispra cercano di capire le possibili tendenze del futuro, sia scientifiche, sia politiche, che determineranno i programmi di lavoro dello stesso JRC. Ciò si realizza attraverso la metodologia dei Portfolios. “I portfolios, o portafogli di ricerca in italiano – spiega Matteo Fornara – sono dei raccoglitori di tutte le ricerche da noi svolte raggruppate per temi, che ci permettono di avere, sia internamente, sia grazie alla rete delle partnership in corso, un ampio ventaglio di conoscenze su argomenti che affrontiamo con uno sguardo complessivo. Un esempio: non si può parlare di sicurezza alimentare senza toccare i temi della qualità dell’aria, del suolo, della salute, tra gli altri. È dunque estremamente importante mettere insieme tutte le competenze e le conoscenze necessarie per poter gestire in ottica futura i dossier più strategici. Ad oggi il JRC sviluppa 33 Portfolios”. Questa particolare metodologia contraddistingue il JRC nella capacità di studio anche di tematiche di grande attualità come quelle dell’immigrazione e della demografia. Tramite la pubblicazione di Atlanti a disposizione online, il JRC fornisce dati a livello capillare utili a realtà istituzionali a livello regionale o locale per avere una fotografia chiara sulla composizione della popolazione, anche solo in termini di età o di flussi migratori e così aiutare a impostare politiche sul territorio basate, anche in questo caso, su dati elaborati scientificamente. Un altro settore in forte crescita di interesse è quello dell’Intelligenza Artificiale. 

Il sito del JRC di Ispra è, inoltre, un fiore all’occhiello in campo di sostenibilità energetica. Tra i recenti traguardi raggiunti infatti c’è quello ottenuto in ambito di certificazione Emas (Eco-Management and Audit Scheme), il più alto standard ambientale al quale possa registrarsi un’azienda o una pubblica amministrazione. “Il centro di ricerca di Ispra – racconta Rien Stroosnijder, Dirigente Responsabile del sito – vuole essere un esempio e un punto di riferimento per lo sviluppo delle tematiche ambientali del territorio di cui fa parte. Durante un recente incontro della tavola rotonda Emas erano presenti oltre 50 autorità del territorio, tra cui diversi sindaci, il Prefetto di Varese e le organizzazioni imprenditoriali, del lavoro e di tutela ambientale del territorio, incluse Confindustria, la LIUC – Università Cattaneo di Castellanza e Legambiente, solo per citarne alcune. Per noi la presenza dei rappresentanti degli operatori sociali ed economici sul territorio evidenzia la sinergia tra ambiente ed economia, ma anche le opportunità di innovazione in un’opera di condivisione dei nostri obiettivi e risultati. Un esempio positivo è rappresentato dal progetto europeo per la creazione del Ticino Valle dell’Idrogeno”. 

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