Nel packaging alimentare made in Varese, targato MPG Spa di Gallarate, si fanno strada i contenitori ottenuti senza l’utilizzo di materie prime fossili, sostituite con risorse prodotte in modo sostenibile sia a livello sociale, sia ambientale. Il tutto garantito con certificazione internazionale

La plastica sostenibile esiste e nel settore del packaging alimentare si fa strada grazie alle piccole e medie imprese del made in Italy che investono in nuove materie prime. La riprova è la MPG Manifattura Plastica Spa di Gallarate, prima azienda in Italia ad aver ottenuto da poche settimane la certificazione ISCC – International Sustainability & Carbon Certification per i propri imballaggi rigidi, unico caso al momento nell’industria italiana, ad essere certificata nella produzione di manufatti rigidi per alimenti associati a materiali rinnovabili a base vegetale. “La realtà – spiega Giampiero Perego, Presidente della MPG – è che a rendere green l’economia possono essere solo le imprese con i propri investimenti. Ed è ciò in cui siamo impegnati come azienda da tempo qui a Gallarate, dove grazie all’impegno nello sviluppo di nuove strutture e nuovi modelli organizzativi puntiamo alla realizzazione di imballaggi sostenibili anche in un comparto, quello alimentare, con stringenti normative”. 

Per quanto riguarda il packaging alimentare, infatti, è la stessa normativa che impone, per motivi igienico-sanitari, rigorose normative che limitano l’utilizzo della plastica riciclata. “Questo, però, non impedisce alla MPG di proporre alle persone un consumo responsabile optando per prodotti confezionati con imballi rigidi derivanti da materia prima con ridotto impatto ambientale (traducibile in un risparmio fino a 2,5 kg di anidride carbonica per kg di polimero prodotto rispetto alla produzione di polimeri tradizionali)”, afferma ancora Perego.
L’industria alimentare, che dunque d’ora in avanti vorrà utilizzare questo nuovo prodotto MPG, potrà richiedere l’autorizzazione a riportare sugli imballi il logo che attesta che il materiale sostenibile è stato certificato secondo i requisiti ISCC. “La sostenibilità – continua il Presidente della MPG – non è quasi più una scelta, ma è una strada obbligata per avere un plus sul mercato. A questo nuovo nostro imballaggio sostenibile è già interessata una importante multinazionale dell’alimentare, abbiamo interessanti prospettive”.  

Gli imballi flessibili, certificati come sostenibili a livello internazionale esistevano già in Italia. La MPG è, però, la prima società italiana ad arrivare sul mercato con un imballo rigido per contatto alimentare in plastica sostenibile, con certificato internazionale di sostenibilità ISCC che attesta l’uso di materie prime rinnovabili impiegando risorse prodotte in modo sostenibile a livello sociale ed ambientale; entrando dunque in una sorta di club di cui fanno di solito parte grandi multinazionali dai nomi altisonanti. Segno che le cosiddette multinazionali tascabili italiane possono fare la differenza e lottare alla pari dei grandi non solo sul lato della competitività, ma anche dello sviluppo di un’economia green e circolare. 

Il nuovo imballo in bioplastica della MPG avrà un ridotto impatto ambientale traducibile in un risparmio fino a 2,5 kg di anidride carbonica per kg di polimero rispetto alla produzione della materia prima utilizzata per realizzare la plastica tradizionale

D’altronde la MPG è un vero e proprio leader a livello europeo. Il 90% della sua produzione consiste in imballaggi per alimenti che finiscono sulle nostre tavole. All’interno delle sue vaschette in plastica vengono confezionati molti prodotti alimentari tra cui gelati come quelli Motta, Coppa del Nonno, Valsoia e prodotti caseari quali il gorgonzola di Igor. Solo per citare alcuni tra i brand più famosi riforniti dall’azienda gallaratese che ha tra il suo parco clienti anche colossi come Unilever e Kraft-Heinz. Una realtà che si inserisce all’interno di un distretto, quello industriale varesino, che per numero di addetti nel settore gomma e materie plastiche è terzo in Italia: 489 imprese per più di 10.300 lavoratori, 2.300 dei quali impiegati nello specifico comparto degli imballaggi in plastica. 

La MPG nel 2019 ha chiuso il bilancio con ricavi per 18 milioni di euro ed impiega tra i 70 e i 115 addetti (nel settore, soprattutto per un’azienda che rifornisce i produttori di gelato, la stagionalità è molto alta). “Nel 2020 – commenta Perego – l’emergenza Covid ha di fatto modificato la percezione della realtà da parte dei consumatori, trasformando quindi consumi, modalità di acquisto, comprensione della green economy. Investire per il raggiungimento di una concreta sostenibilità ambientale diventa perciò la strada non solo auspicabile da percorrere, ma anche e soprattutto necessaria. Gli sviluppi nel nostro settore, come dimostra l’ottenimento della certificazione ISCC Plus, ne sono la prova”. 

C’è un però, quasi una sorta di beffa: “Nonostante si tratti di un imballaggio sostenibile certificato a livello internazionale, sarà comunque tassato dalla Plastic Tax se entrerà in vigore all’inizio del prossimo anno”. Nessuna esenzione è prevista per la plastica sostenibile derivante da biomasse. Mentre, ricorda Perego, l’effettivo utilizzo della plastica riciclata negli imballi per alimenti è fortemente limitato per legge: “Quindi la Plastic Tax nel nostro settore, così come concepita – è la chiosa – sarà solo uno strumento per fare cassa, non per incentivare un traghettamento verso un’economia circolare. Alla fine, però, MPG dimostra che a creare le basi per una produzione veramente sostenibile possono essere solo le imprese, anche e soprattutto le Pmi. Perché non incentivarle in questa trasformazione? Noi continuiamo con responsabilità a fare la nostra parte per un mondo migliore e per un consumo più intelligente delle risorse del pianeta, ma nonostante questo saremo tassati da un’imposta che è sicuramente meno ‘green’ di ciò che oggi, certificato alla mano, siamo in grado di produrre”. 

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