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In provincia di Varese, come in Italia, si fanno sempre meno figli e la popolazione invecchia. Una questione demografica a cui si legano le capacità di sviluppo di un intero territorio. Ecco i numeri di un fenomeno che forse più di altri sottovalutiamo e che, invece, ci dovrebbe preoccupare e far reagire con incisive politiche di sostegno alle famiglie. L’analisi dell’Ufficio Studi di Univa

Le persone sono la prima ricchezza di un territorio. Le dinamiche della popolazione influenzano innanzitutto gli aspetti sociali di una comunità, ma hanno molteplici riflessi anche economici, ad esempio sulle capacità di crescita, la sostenibilità del debito pubblico e dei sistemi previdenziali, la produttività, il tasso di risparmio e i conti con l’estero, solo per citarne alcuni. Quando si parla della situazione demografica italiana, un primo aspetto che colpisce è la riduzione della sua popolazione. Il declino demografico è un fenomeno relativamente recente: guardando agli ultimi 20 anni, la popolazione residente in Italia ha mostrato prima una fase di crescita dal 2002 al 2013, seguita poi da un calo ininterrotto e ulteriormente aggravato dalle conseguenze, dirette e indirette, dell’epidemia da Covid-19 (drammatico eccesso di mortalità, forte contrazione dei movimenti migratori e, infine, anche effetti sulle decisioni di fare figli). In 8 anni la popolazione residente in Italia è passata da 60.345.917 unità al 1° gennaio 2014 a 58.983.122 al 1° gennaio 2022 (-1,36 milioni di persone). Al 1° gennaio 2022 la popolazione residente in provincia di Varese era pari a 878.059 unità (ossia l’1,5% di quella nazionale). Anche qui si è osservata una fase di crescita della popolazione fino al 2014, seguita poi da una sostanziale stabilità tra 2015 e 2019 e, infine, da un calo nel biennio 2020-2021.

Quali le cause dietro a queste tendenze? La stagnazione della popolazione osservata nella provincia tra 2015 e 2019 e poi il calo dell’ultimo biennio sono il frutto, da un lato, di un saldo naturale (ossia la differenza tra nascite e decessi) negativo e in peggioramento e, dall’altro lato, di un saldo migratorio totale (ossia differenza tra iscrizioni e cancellazioni anagrafiche conseguenti a trasferimenti di residenza) che, pur mantenendosi positivo, non è più riuscito a superare e poi a compensare il saldo naturale.I tassi di natalità sono in calo: il numero dei nati ogni mille abitanti, nel Varesotto, è passato da 9,8 nel 2009 a 6,8 nel 2021 e, a livello italiano, nello stesso periodo è passato da 9,6 a 6,8. 

Da ormai più di un decennio il numero delle nascite è in calo: nel 2021 i nati in provincia di Varese sono stati il 30% in meno di quelli del 2009, un andamento tristemente in linea con quello osservato anche a livello nazionale. A onor del vero, in Provincia, nel complesso del 2021 si è registrata una crescita delle nascite rispetto al 2020 (+2,4%). Tuttavia, questo andamento non può essere considerato un punto di svolta, ma piuttosto una modesta ripresa a seguito dell’intensissimo calo registrato nel 2020 (-7,4%), un calo di entità straordinaria e addirittura doppio rispetto a quello verificatosi a livello nazionale (-3,6%). Un primo elemento che spiega la crisi della natalità è di tipo strutturale ed è legato alla riduzione delle donne in età fertile (15-49 anni) a seguito dell’uscita dalla fase riproduttiva delle baby boomer. Per quanto riguarda la provincia di Varese, al 1° gennaio 2022 c’erano 26.286 donne tra i 15 e i 49 anni in meno rispetto al 1° gennaio 2009. Un calo su cui pesa il crollo delle donne in età fertile di cittadinanza italiana (-28.945), compensato solo in parte dall’aumento rilevato tra le straniere di pari età (+2.659). Ma dal 2015 anche queste ultime stanno diminuendo: -9,9% per le 15-49enni italiane e -8,6% per le loro coetanee di altra nazionalità.

L’altro fattore è da ricercarsi nella riduzione del tasso di fecondità che in provincia di Varese è passato da 1,49 figli in media per donna nel 2009 a 1,3 nel 2021, abbastanza in linea con quanto verificatosi anche a livello italiano (da 1,44 figli per donna nel 2009 a 1,25 nel 2021).In prospettiva, però, a preoccupare non deve essere soltanto l’aspetto “quantitativo”, ma anche quello “qualitativo”. Non è solo una questione di calo della popolazione, ma ancor più di squilibri tra generazioni con le implicazioni sociali ed economiche che ne derivano. L’Italia ha lo spiacevole record di essere stato il primo Paese al mondo dove il numero degli under 15 è sceso sotto quello degli over 65. La denatalità italiana sta ormai erodendo la popolazione in età attiva e quindi le condizioni per lo sviluppo economico e la sostenibilità del sistema di welfare.

In provincia di Varese è evidente il progressivo invecchiamento della popolazione: tra il 1° gennaio 2009 e il 1° gennaio 2022, in provincia di Varese la popolazione fino ai 14 anni è diminuita del -5,1%, quella attiva (15-64 anni) del -2,9%, mentre la popolazione over 65 è cresciuta del +20,7%. Ne consegue un cambiamento della composizione per fasce d’età: la popolazione dai 65 anni in su, che al 1° gennaio 2009 rappresentava il 20,5% di quella complessiva, al 1° gennaio 2022 è salita al 24,3%; la popolazione attiva (15-64 anni) è scesa dal 65,7% della popolazione complessiva al 62,8%; la popolazione fino ai 14 anni è passata dal 13,8% al 12,9%. Pertanto, l’indice di vecchiaia, ovvero il rapporto percentuale tra il numero degli ultrasessantacinquenni ed il numero dei giovani fino ai 14 anni, è aumentato passando dal 148,2% al 1° gennaio 2009 al 188,5% al 1° gennaio 2022 per la provincia di Varese. Nello stesso arco temporale è passato dal 143,7% al 187,9% per l’Italia.

Queste dinamiche hanno, inoltre, avuto un impatto anche sull’indice di dipendenza strutturale, ovvero il rapporto percentuale tra popolazione in età non attiva (0-14 anni e 65 anni e più) e la popolazione in età attiva (15-64 anni). L’indice di dipendenza strutturale fornisce indirettamente una misura della sostenibilità della struttura di una popolazione, in quanto il denominatore rappresenta la fascia di popolazione che dovrebbe provvedere al sostentamento della fascia indicata al numeratore: tale indice per la provincia di Varese è passato dal 52,2% al 1° gennaio del 2009 al 59,3% al 1° gennaio del 2022. Anche a livello nazionale l’indice di dipendenza strutturale è cresciuto passando dal 52,3% al 57,5% (un dato un poco inferiore a quello della provincia di Varese).

Se da un punto di vista di sostenibilità del sistema pensionistico l’invecchiamento della popolazione è certamente un problema di difficile soluzione, dal punto di vista economico può però rappresentare anche un’opportunità, tenuto conto della capacità di spesa degli over 65 (circa 200 miliardi di euro l’anno, quasi un quinto dell’intero ammontare dei consumi delle famiglie) e del crescente bisogno di prodotti e servizi per questa fascia di popolazione. La cosiddetta “Silver economy” si presenta per le imprese come un’occasione per investire in un settore dalle potenzialità ampie e in crescita. 

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