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La convergenza di sistemi stradali, ferroviari e aerei che crea, anche grazie a Malpensa, un potenziale di sviluppo dell’intermodalità come in poche altre aree d’Italia. La presenza di grandi operatori internazionali come Ups, FedEx, Dhl, Hupac e Amazon. L’indotto che si allarga a numerosi medi e piccoli operatori per migliaia di posti di lavoro. La provincia di Varese è, a tutti gli effetti, terra di trasporti. Ma per continuare a crescere ha bisogno di una politica industriale che la collochi nel posto che merita nelle catene globali del valore

Al centro della viabilità d’Europa. Facciamoci caso, questa è la descrizione di qualsiasi area che voglia promuovere il proprio territorio. Che sia Milano, che sia Bergamo o più in là Brescia oppure che sia Novara sull’asse di una delle due direttrici di traffico Nord-Sud o Nord-Est Europa. Cos’ha Varese, o meglio l’area di Malpensa, di più e di diverso? Qual è la reason why che ha permesso al Varesotto di crescere così tanto e così velocemente? Tutto si tiene se andiamo a vedere, cartina alla mano, l’intreccio logistico che confluisce sull’area. Primo tra tutti, la provincia di Varese è posizionata geograficamente esattamente all’incrocio dei due corridoi Genova-Rotterdam e Lisbona-Kiev, nonché all’interno delle reti trans-europee di trasporto (TEN-T). Quindi in un punto cardine del core network del continente, costituito da un insieme di infrastrutture lineari (ferrovie, stradali e fluviali) e puntuali (nodi urbani, porti, interporti e aeroporti).

Questo è un dato di fatto. Cartina docet! Ma il vero plus è la convergenza dei sistemi che crea un potenziale di sviluppo dell’intermodalità che pochi riescono ad avere e il territorio varesino dovrebbe saper coltivare. Sempre guardando alla cartina, si notano le densità di convergenze di infrastrutturazione che privilegiano il Nord Europa (Olanda, Nord della Germania) rispetto alle aree del Sud Europa. Sono il retaggio della Lega Anseatica e della specializzazione nei traffici intercontinentali che una volta erano navali ed ora sono aerei e terrestri. Uno sbilanciamento che il nostro Paese, anche in ragione della posizione geografica verso il Mediterraneo, dovrebbe recuperare. Da qui la necessità di puntare allo sviluppo armonico della vocazione logistica di alcuni territori.

Alla felice congiunzione geografica si deve aggiungere anche la densità di popolazione e di imprese che confluiscono in quest’area e che ne fanno uno dei poli di grande sviluppo manifatturiero nazionale, ma anche europeo, con elevate potenzialità turistico naturalistiche. Questo spiega la crescita del settore logistico nell’ultimo decennio. Infatti, come ben fa notare l’analisi del think tank Strategique svolta per il Piano Strategico #Varese2050 di Confindustria Varese, il cluster dei trasporti e della logistica, seppur registrando una lieve contrazione tra il 2009 e il 2019 degli addetti delle unità locali delle imprese attive (-1,0% di CAGR, Tasso composto di crescita annuale), risulta una delle filiere più dinamiche a livello reddituale, con una crescita media annua del fatturato pari al +7,4% tra il 2012 e il 2019. E dopo la frenata legata alle prime fasi della pandemia è diventato ancor più forte e cruciale, a partire dal 2020. Agli operatori locali tradizionali si sono aggiunti anche gli avamposti dei grandi operatori di logistica internazionali (come Ups, Dhl, Hupac e Amazon, ad esempio), ben abituati a selezionare i territori ad alto potenziale, che hanno valutato le alte capacità dell’area del Varesotto. 

Nel solo caso dell’indotto aeroportuale, gli studi condotti per Sea stimano tra impatti diretti, indiretti e indotti circa 40mila occupati attribuibili a Malpensa. L’effetto moltiplicatore sull’economia territoriale è molto potente

Il punto di forza di questo distretto logistico è però la interoperabilità, che nasce dall’avere un perno importante come l’aeroporto di Malpensa attorno al quale costruire, integrando con la distribuzione stradale e ferroviaria. Gli ultimi dati registrano nel 2022 più di 21 milioni di persone in transito (più del doppio del 2021), il secondo aeroporto per volumi di passeggeri su scala nazionale (dietro solo a Fiumicino, che ha registrato nel 2022 più di 29 milioni di passeggeri) ed il primo assoluto su scala nazionale per il comparto cargo, quindi merci (più di 721mila tonnellate trasportate nel 2022). Circa il 70% del cargo nazionale.

Tutto ciò alimenta un fermento imprenditoriale nel settore logistico che si espande anche alla piccola e piccolissima dimensione degli operatori, agli spedizionieri sino ai corrieri. Ma mai in un settore come questo ha senso valutare gli effetti sull’indotto. Basta pensare che, nel solo caso dell’indotto aeroportuale, gli studi condotti per Sea stimano tra impatti diretti, indiretti ed indotti circa 40mila occupati attribuibili a Malpensa. L’effetto moltiplicatore sull’economia territoriale è quindi molto potente. Oltretutto il cluster della logistica che si sta delineando e rafforzando ha delle implicazioni favorevoli anche per gli altri cluster territoriali, rappresentando un caso emblematico di cluster trasversale ed abilitante (come raccontato nel numero di Varesefocus di febbraio 2023).

Una logistica efficiente e moderna, come ben è stato messo in luce dallo studio realizzato da GREEN - Bocconi per Confindustria Lombardia nel 2020, consente alle imprese manifatturiere di integrare meglio i propri processi produttivi con quelli distributivi, migliorando l’efficienza dell’intera catena logistica. Le azioni riguardano: sostenere nuovi livelli di automazione dei magazzini e dei centri distributivi; agevolare l’ammodernamento organizzativo e la digitalizzazione delle aziende di autotrasporto; favorire processi di trasporto più industrializzati e automatizzati (come ad esempio sistemi di tracking&tracing avanzati con control tower e valorizzazione dei meccanismi di controllo come RFID), anche attraverso la concentrazione degli hub intermodali e la loro modernizzazione (digitalizzazione dei terminal intermodali e automazione dei controlli lungo l’intera catena logistica, ad esempio). 

L’aeroporto, poi, può essere a suo modo un veicolo di innovazione. Lo è quando programma, in armonia con il Lombardia Aerospace Cluster, lo sviluppo di vertiporti per ospitare la mobilità di nuova generazione (Advanced Air Mobility) in vista delle Olimpiadi di Milano Cortina del 2026. È il caso dei collegamenti previsti verso il villaggio Olimpico di Milano. Si fa così sperimentazione di uno dei primissimi casi di utilizzo di eVTOL (velivolo elettrico a decollo e atterraggio verticale) a livello nazionale. Lo sta diventando anche per l’importante progetto europeo con cui si candida ad ospitare velivoli a basso impatto ambientale e di nuova generazione come quelli ad idrogeno, che sono in via di sviluppo e costituiranno le flotte aeree del futuro

L’importante progetto europeo di clean sky, che vede la collaborazione di Malpensa, aiuta ad avvicinare anche il tessuto imprenditoriale locale alle tecnologie dell’idrogeno. Sia in termini di costituzione di bacino locale di potenziali utilizzatori, sia ravvivando le opportunità di applicazione per il settore energy, così sviluppate nell’area del Sud della provincia di Varese e nell’Alto Legnanese. Quale miglior esempio di contaminazione tra cluster? 

Diventa quindi importante che l’annidamento naturale delle imprese operanti nella logistica sia accompagnato dalla consapevolezza politica che il settore necessita delle opportune infrastrutture per favorirne l’intermodalità. Serve una politica industriale a sostegno di una visione del settore manifatturiero pienamente inserito nelle global value chain. E questo passa anche attraverso la realizzazione delle infrastrutture stradali e ferroviarie già programmate per completare la rete a supporto della massima efficienza dei gate internazionali e delle catene di fornitura locali e l’estensione dei servizi offerti dalle infrastrutture esistenti. 

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