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Un sistema di rating per misurare la qualità e la fungibilità di un deposito. Un tool “user-friendly” per consentire di esaminare facilmente e velocemente il livello di sostenibilità del proprio modello logistico-distributivo. Un catalogo, a disposizione delle imprese, contenente best practice e soluzioni in grado di offrire una panoramica su come migliorare il proprio approccio “green”. Queste alcune delle progettualità portate avanti dal Green Transition Hub della LIUC, focalizzato sulla transizione ecologica del comparto logistico

Un magazzino per essere sostenibile deve possedere più di 20 specifiche caratteristiche. È preferibile che un’impresa scelga di comprare o allestire uno spazio adibito a stoccaggio che si trovi nelle vicinanze degli ingressi autostradali, per ridurre l’inquinamento atmosferico e acustico o per evitare il passaggio dei mezzi di trasporto nei centri abitati. Sarebbe opportuno prediligere un suolo occupato da siti dismessi, evitando di intaccare ulteriormente aree verdi, spesso, di origine agricola. Dotare il parco logistico di colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici è una scelta ormai obbligata. Lo stesso vale per l’adozione di materiali di costruzione sostenibili, per l’istallazione di pannelli fotovoltaici e per l’utilizzo di illuminazioni a Led o luci a sensori. Queste sono solo alcune delle peculiarità che contraddistinguono un magazzino che possa essere definito “verde”. 

A diffondere queste e altre best practice sulla transizione ecologica del comparto logistico è il Green Transition Hub (Gth) della LIUC – Università Cattaneo di Castellanza. L’impegno messo in campo e le attività concrete portate avanti su questo fronte sono molteplici. “Operiamo come centro di aggregazione di competenze e conoscenze relative ai temi della transizione green – raccontano Martina Farioli e Martina Baglio, rispettivamente Ricercatrice e Assegnista di Ricerca della Scuola di Ingegneria Industriale dell’ateneo –. Abbiamo lavorato ad alcune progettualità con l’obiettivo di individuare le tematiche di frontiera, ovvero temi inesplorati e nuovi, di interesse per le imprese e per il territorio, per poi condividere con la comunità i risultati di ricerca applicata”.

Un primo progetto a cui hanno lavorato le ricercatrici della LIUC si chiama VA.LO.RE (Valuation Logistics Real Estate). Si tratta, a tutti gli effetti, di un sistema di rating. “Questo indice è stato sviluppato in collaborazione con gli esperti dell’Advisory Board dell’Osservatorio sull’Immobiliare logistico (OSIL), per misurare la qualità e la fungibilità di un magazzino – spiegano Farioli e Baglio –. Attraverso questo strumento è possibile valutare l’indice di qualità rispetto a quattro dimensioni: la location, l’esterno, l’edificio e l’interno”. In questo modo è facilmente intuibile quanto il proprio magazzino sia adatto a svolgere una determinata funzione. Sia che si tratti di attività di logistica, di distribuzione o di trasporto. Un indice che, ad oggi, sottolineano Farioli e Baggio, “è già stato applicato su oltre 250 magazzini in Italia, per un totale di più di 5 milioni di metri quadrati”.

“Altra progettualità su cui ha lavorato l’Hub dell’ateneo riguarda la possibilità di aiutare e orientare le imprese e la comunità nei processi di adozione delle pratiche di green logistics e fare chiarezza sulle attuali opportunità e prospettive a loro disposizione. Da qui la creazione del Green Logistics Radar”

Un’altra azione operativa dell’Hub è stata rinominata Gleec (Green Logistics Emissions & Externalities Calculator): “Nasce con l’obiettivo di sviluppare un tool ‘user-friendly’ – specificano le ricercatrici dell’ateneo di Castellanza – che consenta di esaminare facilmente e velocemente il livello di sostenibilità del proprio modello logistico-distributivo, basandosi su standard internazionali come il framework GLEC (Global Emission Logistics Council), ovvero l’unica metodologia riconosciuta a livello globale per il calcolo e la registrazione dell’impatto lungo la propria supply chain”. Uno strumento di simulazione che, a partire da alcuni dati, come per esempio fattori di emissione, tipologia di trasporti utilizzati, quantità di materiali trasportati, distanze percorse e numero di viaggi effettuati, permette sia di analizzare le emanazioni prodotte dai propri processi attuali, sia di valutare il risparmio di costo potenziale derivante dall’adozione di nuove soluzioni sostenibili. 

Altra progettualità in capo all’Hub Gth riguarda la possibilità di aiutare e orientare le imprese e la comunità nei processi di adozione di pratiche di green logistics e fare chiarezza sulle attuali opportunità e prospettive disponibili. Da qui la creazione del Green Logistics Radar. “Questo sistema mette a disposizione delle aziende un catalogo permanente e in costante aggiornamento di pratiche e di soluzioni per migliorare la sostenibilità nella logistica – precisano le ricercatrici della LIUC –. Questo strumento vuole fornire una panoramica oggettiva, rigorosa e di facile accesso a tutti coloro che sono interessati al tema della sostenibilità nei processi logistici. Chiarendo cosa sia possibile fare per rendere la logistica più ‘verde’”.

Grazie all’impegno dell’Hub dell’Università castellanzese le imprese logistiche, oggi, possono usufruire di strumenti concreti, ma anche sfruttare e cogliere opportunità future su cui puntare per raggiungere un buon grado di maturità sostenibile. “I prossimi passi – concludono le ricercatrici Farioli e Baglio – riguarderanno lo studio e l’analisi dei consumatori per capire in che modo si muovono nel mercato”. 

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