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I cluster sono qualcosa di più di un tipico distretto industriale. All’elemento della concentrazione delle imprese di un settore in una determinata area si aggiungono il sistema della conoscenza (Università e centri di ricerca) e l’impegno delle istituzioni (private e no). Per questo si parla di un modello organizzativo a “tripla elica”, fatto di progetti collettivi. Un esempio concreto, attivo da 14 anni, è quello del Lombardia Aerospace Cluster

Dalla teoria alla pratica. Il concetto di cluster, e prima ancora quello di distretto, è stato lungamente studiato dagli economisti che hanno visto in questa forma di “annidamento di imprese specializzate in un territorio” un plus da valorizzare per lo sviluppo di alcune zone e settori. Si tratta di un incrocio virtuoso tra specializzazioni produttive che si stratificano nel tempo e si contaminano tra loro e la cultura industriale che contemporaneamente si forma e si arricchisce in una determinata area. È un’alchimia che si sviluppa a volte casualmente. Pensiamo alla nascita nell’immediato dopoguerra dei distretti industriali in Italia. Il distretto si proponeva come modello innovativo di sviluppo, alternativo alle grandi concentrazioni in un’unica fabbrica, poiché valorizzava un sistema di “dense relazioni comunitarie in cui sono immersi i sistemi produttivi locali che portano naturalmente alla circolazione delle informazioni e delle conoscenze delle tecniche e delle relazioni fiduciarie”. 

Sono tre gli ingredienti chiave che permettevano questa fabbrica diffusa, molto vicina al modello italiano: connessione, conoscenza specifica e fiducia. Il distretto tradizionale nel tempo si è, a sua volta, evoluto. Oggi si parla sempre più spesso di cluster. Un concetto che amplia i confini del distretto, strettamente produttivo, includendo anche il sistema della conoscenza (Università e centri di ricerca) e le istituzioni, private e no. Tre mondi che attraverso il cluster si mettono in sinergia (Triple Helix Cluster). Sul loro funzionamento si sono concentrati numerosi studi a livello internazionale e, nell’arco degli ultimi 15 anni, il concetto di cluster è divenuto un vero e proprio “format” per organizzare modelli di sviluppo territoriale ed impostare adeguate politiche industriali di supporto. Ma cos’è veramente un cluster e come questo possa funzionare rimane ancora un’alchimia. È quindi interessante comprendere come si governa un cluster, partendo, ad esempio, dall’esperienza maturata dal Lombardia Aerospace Cluster (LAC). L’elemento essenziale affinché un cluster funzioni è il reciproco affidamento. La fiducia tra i vari soggetti (imprese, Università, istituzioni) è fondamentale per creare relazioni. Perché il cluster non è una forma organizzata di supply chain, ma qualcosa di più e di diverso. Un buon cluster riesce a far emergere la volontà collaborativa dei soggetti e aiuta le imprese a superare il rapporto 1 a 1, tra cliente e fornitore. 

Il cluster inizia laddove finisce la capacità di incidere del singolo. Il suo obiettivo è di aggiungere opportunità, aiutare a sviluppare il capitale di conoscenze specifiche sul territorio, migliorando il contesto in cui opera l’impresa, potenziando e rendendo più facili i sistemi di relazioni al di fuori del mercato e fungendo da interfaccia con le istituzioni

Si ha un buon cluster quando i vari soggetti si comportano in maniera collaborativa, come insegna la migliore teoria dei giochi: il massimo per tutti si realizza quando non prevale la competizione, ma la collaborazione. Fondamentale quindi che ci sia una regia che può essere formale con l’istituzione, nei casi più strutturati, di una vera a propria Cluster Organization, come nel caso del LAC o anche informale, con l’istituzione di Communities guidate. La capacità di rendersi credibili ed affidabili da parte dei soggetti che gestiscono questi sistemi di relazione è essenziale, perché solo così possono essere riconosciuti come soggetti super partes. Una volta costruito il clima di fiducia, si può iniziare ad operare nella realizzazione dei progetti collettivi che sono l’anima di un’azione da cluster. Il cluster, infatti, inizia laddove finisce la capacità di incidere del singolo. Il cluster deve aggiungere opportunità, aiutare a sviluppare il capitale di conoscenze specifiche sul territorio, migliorando il contesto in cui i singoli soggetti operano. Potenziando e rendendo più facili i sistemi di relazioni al di fuori del mercato e fungendo da interfaccia con le istituzioni.
Il cluster deve comportarsi da “producers” che contribuisce a raccogliere ed organizzare i bisogni, tradurli in progetti a partecipazione collettiva e costruire lo scenario in cui questi progetti possano essere realizzati con la compartecipazione di tutti. Questa, in sintesi, la visione strategica con cui si è affrontato lo sviluppo del Lombardia Aerospace Cluster ormai 14 anni fa, quando non esisteva ancora un modello organizzativo di riferimento. Ma alle visioni deve corrispondere una concretezza di azioni, affinché il cluster sia percepito come qualcosa di utile. È stato così che si è adottato un approccio organico creando per ogni ambito di azione dell’impresa (tecnologia, capitale umano, organizzazione e mercati) dei gruppi di lavoro partecipati dai soci.  

Tecnologia

Ogni area è stata toccata, a partire da quella tecnologica-produttiva, che costituisce il vero Dna di un cluster, il capitale di conoscenza che lo distingue. In questo ambito il Lombardia Aerospace Cluster ha creato un Nucleo Tecnico Scientifico che vede la partecipazione di più di 30 specialisti della ricerca in ambito industriale, universitario e dei centri di ricerca. Si tratta di un forum in cui ci si può confrontare sulle tendenze tecnologiche, sulla direzione dei programmi di ricerca per il settore, sulle esperienze di ciascuno e su progettualità specifiche. Si è creato un campo neutro in cui collaborare su basi scientifiche che, nell’ultimo anno, ha portato all’elaborazione di un progetto di sviluppo delle tecnologie e dei prodotti per seguire gli sviluppi dell’Advanced Air Mobility. Un progetto futuribile verso il quale, se si vuole avere un ruolo domani, bisogna iniziare a porre le basi oggi e lo si è fatto allargando il tavolo di progettazione ai soggetti regolatori come Enac, Enav e gli aeroporti, in modo da disegnare insieme una road map di realizzazione. Si è trattato di un esperimento in cui il Cluster ha svolto un ruolo propulsore, con l’obiettivo di orientare l’intera filiera verso tecnologie del futuro e, nel contempo, di affrontare il tema dell’infrastrutturazione per la mobilità di nuova generazione con il decisore pubblico. Un esperimento condotto con l’obiettivo delle Olimpiadi invernali di Milano Cortina 2026, allacciando collaborazioni con altri cluster (mobilità, energy, smart cities) secondo la logica della related variety. Altre partnership poi si stanno aprendo anche nell’area delle applicazioni di Additive Manufacturing: il LAC è, infatti, entrato anche a far parte di una filiera multisettoriale di Regione Lombardia, essendo il settore aerospace un ottimo caso di sperimentazione di queste tecnologie in situazioni estreme. 

Risorse umane

Agire secondo una logica di cluster significa non solo guardare alle frontiere tecnologiche, ma anche preparare le persone ad affrontarle e rafforzare le capacità specialistiche già presenti sul territorio. È questo l’obiettivo strategico con cui ha lavorato il gruppo dedicato del LAC alla formazione con progetti mirati a radicare competenze, ad orientare i programmi, a sostenere la formazione e a inserire giovani laureati favorendo lo sviluppo di tesi e tirocini sui temi di interesse delle Pmi. In questo ambito si è sviluppata una convenzione con le Università socie del cluster, gettando un ponte diretto tra bisogni in produzione e sviluppi tecnologici avanzati e in fase di studio.

L’elemento essenziale affinché un cluster funzioni è il reciproco affidamento. La fiducia tra i vari soggetti (imprese, Università, istituzioni) è fondamentale per creare relazioni. Perché il cluster non è una forma organizzata di supply chain, ma qualcosa di più e di diverso

Organizzazione e qualifiche

La preparazione delle persone trova applicazione solo in organizzazioni efficienti. In questo ambito nel LAC sono stati sviluppati numerosi progetti nel tempo con il gruppo dedicato alla supply chain, per far crescere organizzativamente l’intera catena di approvvigionamento. Grazie all’aiuto dei Prime contractor hanno preso il via progetti sul tema della contrattualistica internazionale di settore, della Lean, delle Certificazioni, che sono elemento indispensabile per operare in un settore a così elevata tecnologia. Ed è recente anche l’adesione ad una filiera regional specializzata. 

Valorizzazione della supply chain

È poi fondamentale dare visibilità, all’interno e al di fuori del cluster, alle imprese che compongono la filiera, perché ciascuno possa trarre un beneficio di immagine rafforzata ed utilizzare i canali di promozione che il cluster può mettere in campo per attivare azioni di matchmaking. Consapevoli di questa opportunità, si è sviluppata una piattaforma AMI (Aerospace Matchmaking Interceptor) che viene usata per promuovere le imprese, per ricercare partner quando dall’esterno giungono richieste di alcuni profili e competenze. Non è raro, infatti, che al Lombardia Aerospace Cluster, come soggetto ormai conosciuto anche in ambito internazionale, in quanto appartenente alle principali reti dei cluster di settore, vengano chieste azioni di e-scouting sia di prodotti sia di tecnologie. Recentemente questa attività è stata sviluppata, ad esempio, stringendo una collaborazione con l’Ufficio ICE di Houston, capitale americana dello spazio o rispondendo ad alcuni produttori internazionali di velivoli o a richieste dell’Aeronautica Militare. Un processo di valorizzazione delle Pmi che il cluster può svolgere diffondendo le opportunità raccolte anche in ambito internazionale. 

Mercati internazionali

Accanto alle azioni per favorire lo sviluppo tecnologico sono altrettanto apprezzate, soprattutto dalle Pmi, le azioni che offrono un più diretto e immediato sbocco sui mercati. In questo ambito è importante partecipare in maniera collettiva ai principali Saloni internazionali, quelli in cui sono presenti tutti gli operatori del settore e gli altri cluster. Sono in genere manifestazioni di notevole impegno economico a cui la singola Pmi difficilmente potrebbe partecipare singolarmente con un’adeguata visibilità. Sono queste occasioni in cui il Cluster lombardo dell’aerospazio riesce a promuovere l’intero sistema territoriale e allacciare relazioni con altri soggetti. 

Business development

Sempre in ambito mercati, utilizzando il cluster come elemento pivot, si possono sviluppare eventi di matchmaking e piccole missioni tecnologiche esplorative Cluster To Cluster. Si tratta di un format molto interessante attraverso il quale il LAC ha creato alleanze con cluster vicini e con tecnologie integrabili (ad esempio la Svizzera, il Baden Württemberg, il Rhône-Alpes e la Polonia). In questo caso il focus è la creazione di legami orizzontali tra le Pmi della filiera.

Alleanze istituzionali

Questi sono stati sinora gli ambiti di intervento che un cluster, come quello aerospaziale lombardo, ha potuto realizzare. Naturalmente la ricetta non è unica, ma visti i risultati raggiunti in questi 14 anni di attività si tratta sicuramente di un percorso valido. L’importante è, però, cogliere le sfide che vengono avanti per il futuro e soprattutto riuscire a stringere delle forti e convinte alleanze con le istituzioni pubbliche che questi cluster ospitano sul loro territorio, così come viene fatto all’estero. Convinti che dalle politiche pubbliche di accompagnamento di queste azioni, dipenda la difesa della competitività dei tessuti di specializzazione dei nostri territori.

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