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Industria aerospaziale, delle materie plastiche, degli elettrodomestici e tessile: sono queste le 4 realtà che rappresentano le “punte di diamante” delle specializzazioni manifatturiere del Varesotto. È quanto emerge dal Piano Strategico per la competitività del territorio lanciato da Confindustria Varese e che vuole porre proprio i cluster industriali al centro delle politiche di sviluppo. Puntando sui settori tradizionalmente radicati all’ombra delle Prealpi, ma anche su quelli emergenti come logistica e information technology 

Territorio a forte vocazione produttiva, motore dell’economia del nostro Paese sin dalla rivoluzione industriale e cuore del manifatturiero in Italia e in Europa, per numero di imprese attive e densità imprenditoriale, la provincia di Varese genera, oggi, un valore aggiunto prodotto dall’industria pari a 6,7 miliardi di euro, circa il 2,5% del totale nazionale, un livello simile a quello dell’intera regione Puglia e superiore a quello di regioni come Abruzzo e Trentino-Alto Adige. Una provincia che nel tempo ha saputo consolidare e irrobustire una pluralità di specializzazioni industriali, dal tessile alla meccanica, dall’aeronautica al chimico-farmaceutico, dalla plastica e gomma alla carta ed editoria fino al legno, facendone al contempo emergere altre, allargando a servizi ad alto valore aggiunto, quali la logistica e i trasporti. 

Per l’analisi delle specializzazioni del territorio, il Piano Strategico #Varese2050 per la competitività, lanciato da Confindustria Varese, in collaborazione con il think tank Strategique, ha adottato un approccio di lettura dell’economia locale basato sul concetto di cluster, che supera e modernizza l’ormai anacronistica nozione di distretto industriale all’italiana, allargando la prospettiva in logica di specializzazione multisettoriale. Guardando alla mappatura dei cluster locali, sono quattro le specializzazioni che emergono come le più distintive del territorio varesino, le “punte di diamante” della provincia, rispetto al resto del tessuto industriale italiano: il cluster aerospaziale, quello delle materie plastiche, gli elettrodomestici e ovviamente il cluster della produzione tessile.

A livello nazionale, sono infatti questi i cluster con i più alti livelli di location quotient, indicatore utilizzato in ogni mappatura di cluster nel mondo per misurare la concentrazione locale di addetti di un determinato cluster rispetto alla stessa concentrazione a livello nazionale. Una forte e distintiva specializzazione si riscontra nella produzione metalmeccanica, con i cluster dei macchinari pesanti, della metallurgia sia a monte che a valle e della lavorazione dei metalli, che oggi, complessivamente, concentrano il maggior numero di addetti sul territorio (più di 23.800) e nel cluster dei trasporti e della logistica (circa 13.600 addetti). Da segnalare anche una forte area di specializzazione nata intorno al cluster chimico (circa 2.500 addetti), con produzioni sia a monte che a valle della filiera, a quello farmaceutico e dei dispositivi medici (circa 5.000 addetti) e a quello informatico con produzioni di strumenti analitici, materiale elettrico/elettronico ed impiantistica (circa 6.000 addetti).

Nell’arco degli ultimi 10 anni si osserva, inoltre, l’emergere del cluster delle apparecchiature e dei servizi di comunicazione il quale, nonostante un livello occupazionale ancora contenuto, ha saputo ritagliarsi uno spazio competitivo sempre più rilevante sul territorio ed il cluster della gomma. Una specializzazione, quest’ultima, già di antica tradizione nella provincia, ma che negli ultimi anni ha visto aumentare notevolmente la propria concentrazione e il proprio peso in termini sia di addetti sia di ricavi. Si rilevano, invece, particolarmente in sofferenza i due cluster dell’abbigliamento e della metallurgia, i quali perdono, entrambi, più di 8 punti percentuali di location quotient negli ultimi 10 anni. 

L’analisi delle performance dei cluster di territorio, misurata attraverso l’andamento medio annuo degli addetti locali, dimostra come la situazione della provincia appaia in evidente sofferenza. Tra tutte le principali specializzazioni, sono infatti solo due i cluster che dimostrano una, seppur contenuta, crescita occupazionale: quello dei macchinari pesanti e delle tecnologie di produzione (+0,5%) e quello del turismo e dell’ospitalità (+0,4%). Tra gli altri, i cluster con le performance in maggior declino risultano quello del tessile-abbigliamento che, all’interno di un contesto nazionale in diffusa contrazione, scende del 4,6% nella parte di produzione tessile e quello dell’illuminazione e del materiale elettrico, che cala del 2,4% nel numero degli addetti locali. Tutti gli altri dimostrano performance occupazionali solo in lieve declino. È questo, ad esempio, il caso del cluster aerospaziale, che registra un -0,6% e di quello dei servizi alle imprese, con un -0,2%. 

Emerge, dunque, una situazione di potenziale rischio per il futuro. La provincia perde, infatti, di competitività negli ultimi 10 anni e lo fa soprattutto sui suoi cluster storicamente forti e più distintivi. Una provincia che soffre un decennio di sostanziale immobilismo in cui Varese ha perso quella capacità che in letteratura si chiama related variety, ossia la capacità di un territorio di promuovere lo sviluppo di nuove specializzazioni correlate a quelle esistenti facendo tesoro di spillover (salto di specie) e condivisione di conoscenze. Una peculiarità che nel secolo scorso aveva contribuito all’emergere delle più importanti specializzazioni del territorio varesino. Queste evidenze hanno suggerito che una linea strategica del Piano Strategico #Varese2050 dovesse essere dedicata a “mettere i cluster al centro delle strategie di sviluppo del territorio, rinforzando le specializzazioni esistenti, costruendo sulle specializzazioni emergenti e promuovendo ‘related variety’ tra cluster”. 

L’esperienza internazionale insegna che non solo i territori più competitivi al mondo hanno saputo mettere i cluster al centro delle proprie strategie economiche e politiche industriali, ma lo hanno fatto in primis andando a lavorare sui cluster già forti sul territorio, andando a rinforzarli ulteriormente e lavorando in profondità sugli stessi. In questo caso, come mostrano le analisi di Strategique, la massima specializzazione del territorio la si raggiunge sul cluster aerospaziale, storicamente forte in provincia e già strutturato per il tramite della cluster organization espressa da Confindustria Varese. Sarà quindi necessario rinforzarlo attraverso lo sviluppo di nuove tecnologie, in particolare nell’ambito della Urban Air Mobility, maggiore collaborazione e integrazione della supply chain e il consolidamento di una lobby dedicata. Una buona politica di sviluppo basata sui cluster deve certamente imperniarsi sulla valorizzazione dei cluster più forti, ma, al contempo, rinforzare gli altri cluster esistenti e storicamente connotanti il territorio, andando a rinnovarne competenze, tecnologie, ambiti di applicazione e modelli di business, guardando al futuro e promuovendo lo sviluppo di contaminazione e ibridazioni tra cluster. 

Nella strategia di valorizzazione delle specializzazioni di territorio, non si deve poi dimenticare che la competitività si può costruire anche sulla presenza di multinazionali, che possono essere il pivot per lo sviluppo di nuovi cluster nel territorio. La provincia di Varese è, infatti, ricca anche di una pluralità di grandi multinazionali e di medio-grandi imprese con brand internazionalmente noti, che, assieme alle specializzazioni emergenti in proto-cluster, richiedono il lancio di cluster initiative dedicate, ovvero di progettualità condivisa. Ciò significa non solo favorire lo sviluppo di spin-off e reti di fornitura, promuovendo il networking, ma anche nutrire l’ecosistema attorno ai cluster emergenti, infondendo best practice, suggerendo modelli di business innovativi per il territorio e attirando investimenti esteri, in coordinamento con gli attori istituzionali. 

Tratti comuni di tutta la linea strategica dedicata al rinforzo delle specializzazioni del territorio attraverso i cluster sono: da un lato, la necessità di lavorare sulla disponibilità a tendere di lavoratori, talenti e individui per le imprese e i cluster del territorio, facendo ad esempio leva sul Progetto “People”, lanciato di recente da Confindustria Varese proprio per far fronte ad un contesto demografico in contrazione; dall’altro, la promozione estensiva di pratiche e soluzioni green, ecosostenibili e circolari, così da impostare da subito una green cluster policy.

Si tratta certamente di una linea strategica le cui azioni dovranno svilupparsi in collaborazione ed in sinergia con alcuni dei principali stakeholder locali e italiani, quali, tra gli altri, i Cluster Tecnologici Nazionali, il sistema Confindustriale, le scuole e le Università, i centri di ricerca e i testing lab, la Regione e la Camera di Commercio e i media, per dar corpo ad un rilancio collaborativo della competitività del territorio.  

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