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La potenza sviluppata dall’atleta, la frequenza delle pedalate, l’ossigenazione muscolare. L’analisi dei dati è ormai il cuore della medicina sportiva e degli allenamenti nei centri di ricerca più avanzati come quello Mapei di Olgiate Olona. Ma a vincere sul campo, alla fine, è sempre l’uomo

In principio ci fu il cardiofrequenzimetro. Da allora, quasi tutto è cambiato nel mondo dello sport, dove la tecnologia digitale ha conquistato un ruolo sempre più importante. Certo un atleta non è tale senza allenamento, costanza, fisico, tecnica e testa. Ma queste peculiarità ora sono supportate e migliorate dall’utilizzo di strumentazioni digitali. È presto per parlare di scienza, ma la strada segnata è quella. La tecnologia applicata allo sport, infatti, aiuta a svelare molti “segreti” sul comportamento psicofisico, anche se la componente umana resta il fulcro, la parte predominante in ogni disciplina sportiva. E al Centro ricerche Mapei sport di Olgiate Olona lo sanno bene.

“L’evoluzione degli strumenti e l’applicazione della tecnologia digitale hanno dato un grande aiuto agli atleti, indipendentemente dalla disciplina - spiega Andrea Morelli, responsabile del settore ciclismo e del laboratorio di analisi del movimento al Centro Mapei sport - ma anche agli allenatori, ai preparatori e alla scienza dello sport. Oggi, a differenza del passato, abbiamo la possibilità di elaborare e poi studiare tantissimi dati sulla condizione atletica, sul comportamento muscolare, sulla respirazione, ma anche sul recupero, sul riposo notturno, sulla capacità cognitiva e di concentrazione di un atleta. E perfino sul mezzo, come ad esempio la bicicletta”.

Se solo pochi anni fa il top della tecnologia applicata allo sport era appunto il cardiofrequenzimetro, ovvero lo strumento che permette di conoscere il comportamento del cuore sotto sforzo, ora si può arrivare a misurare anche la potenza che sviluppa un atleta mentre compie il gesto sportivo, la frequenza di pedalata se si tratta di un ciclista, le distanze percorse, la velocità, la posizione gps, i dislivelli coperti, ma anche l’ossigenazione muscolare. Ciò significa avere in tempo reale o al termine di ogni sessione di allenamento una serie di parametri da analizzare e che possono essere incrociati con i dati relativi alle condizioni esterne, ovvero sulle condizioni meteo, sull’umidità dell’aria e perfino su quanto incide il vento. “Poter contare su tutto questo materiale per un preparatore, ma anche per l’atleta stesso, significa poter programmare e stilare tabelle di allenamento specifiche e finalizzate alle peculiarità fisiche e mentali dello sportivo. Ma è utile anche all’atleta stesso, il quale, può ‘leggere’ in maniera più precisa le sensazioni che sente del proprio fisico”.

Insomma, la tecnologia migliora l’allenamento, aiuta le performance, ma previene anche patologie e infortuni. “Sapere come si comporta un determinato muscolo, quindi vedere come reagisce allo sforzo, aiuta a capire, ad esempio, se il trauma è superato, se l’atleta è pronto al rientro, oppure se necessita di altro tempo per recuperare. Non solo. Poter analizzare anche ciò che riguarda la parte cognitiva e la capacità di concentrazione è fondamentale. Allenare e migliorare, ad esempio, l’attenzione e la reattività può evitare molti incidenti sportivi quali cadute, infortuni”. La tecnologia digitale ormai gioca un ruolo importante. In bicicletta, ma anche su una pista di atletica, un campo di calcio, di basket o pallavolo. Ma per vincere non conta solo il numero dei sensori e i dati, ma anche l’uomo e le sue doti atletiche. 

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