Vantaggi competitivi, logistica più efficiente, sistemi di produzione autonomi, capacità predittiva di risolvere i problemi. Ma anche rischi etici, soprattutto quelli legati alla privacy e ad un accesso equo alla nuova ricchezza: i dati. Il Report 2020 del World Manufacturing Forum ci mette in guardia. Perché l’innovazione sia sinonimo di progresso economico e sociale serve l’impegno di tutti: imprese, governi e singoli individui

‘‘Il successo nella creazione dell’intelligenza artificiale potrebbe essere il più grande evento nella storia dell’umanità. Sfortunatamente, potrebbe anche essere l’ultimo, a meno che non impariamo come evitare i rischi”. La frase del famoso astrofisico Stephen Hawking è un monito che i ricercatori del World Manufacturing Forum hanno voluto inserire sin dalle prime pagine del Report 2020 del think tank che ogni anno si riunisce a Cernobbio. Per questa edizione il tema affrontato è “Il manifatturiero nell’era dell’intelligenza artificiale”. Una pubblicazione di 100 pagine che non solo analizza lo stato di avanzamento e di implementazione delle tecnologie digitali legate all’intelligenza artificiale nel sistema produttivo mondiale, ma che a questa trasformazione lega anche dei rischi potenziali da cui difendersi. Il risultato finale è un manifesto in 10 punti, un decalogo di raccomandazioni per un uso etico e produttivo dell’intelligenza artificiale nei vari sistemi-Paese e nella loro industria.

“L’intelligenza artificiale non è solo una tecnologia, ma fa sempre più parte della nostra vita quotidiana. La manifattura è un motore positivo per il benessere della società, perciò nell’edizione 2020 del Wm Report ci siamo chiesti come l’intelligenza artificiale possa migliorare quel ruolo. La risposta, in questa fase storica, è che la comprensione del potenziale dell’Intelligenza Artificiale, le sue implicazioni per le organizzazioni e le sue applicazioni, sta diventando sempre più rilevante per molti cittadini, governi e aziende, anche in ottica di competitività”, spiega Marco Taisch, Scientific Chairman della World Manufacturing Foundation.  

Tanto per intendersi il World Manufacturing Forum di Cernobbio sta all’industria, come il World Economic Forum di Davos sta all’economia mondiale. Un pensatoio che traccia le linee di sviluppo di tutta la manifattura internazionale e ne promuove il ruolo di creazione di ricchezza diffusa e crescita sociale. Anche attraverso l’implementazione dell’intelligenza artificiale nelle fabbriche, ma non solo. La sfida è generale e coinvolge l’impresa, così come i governi, i sistemi scolastici e universitari, ogni singola persona. Il fenomeno è pervasivo a partire dai numeri. Secondo il WMF Report 2020 i ricavi globali derivanti dall’applicazione dell’intelligenza artificiale nelle imprese passeranno dagli 1,6 miliardi di dollari del 2018 ai 31,2 miliardi stimati per il 2025. L’utilizzo degli algoritmi nei processi di apprendimento delle macchine, la maggiore implementazione di sensori e reti di Internet of Things, i progressi sul lato hardware e software, i sistemi di controllo su processi e prodotti, il cloud: l’intelligenza artificiale sta acquisendo sempre più importanza all’interno dell’economia globale, tanto che gli esperti di Cernobbio calcolano che gli investimenti delle imprese sono destinati ad aumentare dai 2,9 miliardi del 2018 ai 13,2 miliardi del 2025. A investire di più sarà proprio la manifattura che, solo nel 2021, spenderà in tecnologie legate all’intelligenza artificiale 9,5 miliardi di dollari. La fetta più grande, dunque, seconda solo a quella del settore bancario, finanziario e assicurativo che per il prossimo anno ha già messo a budget 12 miliardi di euro. Segue il commercio con 9,3 miliardi, il settore pubblico con 8,9 miliardi e il sistema sanitario con 5,3 miliardi.

Secondo il Wmf Report 2020 i ricavi globali derivanti dall’applicazione dell’intelligenza artificiale nelle imprese passeranno dagli 1,6 miliardi di dollari del 2018 ai 31,2 miliardi stimati per il 2025

Le principali ragioni che portano un’impresa a investire nell’intelligenza artificiale sono legate all’ottenimento o al sostegno di vantaggi competitivi. Una molla che spinge verso questa direzione l’84% delle realtà aziendali, secondo le cifre snocciolate dal World Manufacturing Forum. Ma non solo: altre motivazioni sono la necessità di riposizionare l’azienda su nuovi business (75%), la necessità di contrastare aziende concorrenti che vogliono entrare nel proprio settore (75%), il tentativo di non farsi superare sul fronte tecnologico dai propri concorrenti (69%), ridurre la pressione sul lato dei costi (63%). 

Se ad oggi i principali ambiti di applicazione dell’intelligenza artificiale in azienda riguardano la gestione degli ordini e la pianificazione della produzione, l’automazione nelle fabbriche, il monitoraggio della qualità e la gestione dei difetti, la prevenzione e il controllo dei rischi per una produzione sicura, nonché la gestione delle consegne, nel prossimo futuro i maggiori spazi di crescita e implementazione riguarderanno altri aspetti dell’attività aziendale. Come ad esempio: l’accorciamento dei tempi nel ciclo di progettazione del prodotto, le attività di marketing, la personalizzazione dell’esperienza del cliente, i servizi di logistica, la gestione delle risorse e delle attrezzature. L’intelligenza artificiale si evolve, così come il suo utilizzo. Su tutti, è la previsione del WMF Report, saranno 3 i filoni ai quali le imprese dovranno fare più attenzione: lo sviluppo di reti di fornitura digitale, l’impiego delle nuove tecnologie in fabbrica e l’evoluzione delle macchine utensili

Ma se i vantaggi competitivi sono ben chiari alle imprese, altrettanto nitidi devono essere nella mente di tutti, imprenditori e chi ha responsabilità di governo in primis, quali siano i rischi che si celano dietro allo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Una macchina il cui petrolio è essenzialmente il dato in quanto tale. Propellente da cui scaturisce la fiamma dell’interpretazione e della gestione, certo, ma anche quella della giusta conservazione. Che rischia di bruciare tutti. Sia chi il dato lo ha in mano e sia chi lo cede con troppa superficialità. Cambiano i rapporti, anche di fiducia, tra cliente e fornitore, tra elettore e politico, tra consumatore e venditore, tra social network e utente, tra datore di lavoro e collaboratore. Gli ambiti sono i più disparati. Ed il primo diritto da rispettare è quello della privacy: “È indispensabile - si legge nel report - disporre di linee guida su come i dati vengono raccolti e utilizzati nei diversi contesti. Ad esempio, gli operai in officina dovrebbero capire chiaramente come vengono utilizzati i dati derivanti dal loro lavoro sulle macchine. Allo stesso modo, i dati relativi all’acquisto e all’uso dei prodotti da parte dei clienti dovrebbero essere usati in modo ragionevole e non essere condivisi senza il loro consenso”. Il rischio è duplice: “Le aziende dovrebbero attribuire estrema importanza alla privacy e all’uso etico dei dati, in quanto il mancato rispetto di questa precauzione è già costato ad alcune realtà sia ingenti somme finanziarie, sia danni alla propria reputazione”. 

Il fardello rischia di essere molto pesante, soprattutto per le Pmi. Ma non si tratta solo di singole aziende. Il World Manufacturing Forum evidenzia in più di un passaggio che quella dell’intelligenza artificiale è anche una sfida sociale. Se il dato è ricchezza, così come ogni risorsa, va distribuita con equità. Senza discriminazioni: “Esiste il rischio - mette in guarda il WMF Report - che i sistemi di intelligenza artificiale possano amplificare i pregiudizi esistenti nella società, specialmente quando i dati immessi nel sistema non sono abbastanza inclusivi (cioè quando alcuni gruppi etnici sono storicamente sottorappresentati nel pool di dati). A questo proposito, i sistemi di intelligenza artificiale dovrebbero essere ‘addestrati’ a non discriminare in base al colore o all’origine etnica”. Il rischio, tanto per tornare a Stephen Hawking, è di innovare senza creare progresso. La chiosa del rapporto non lascia spazio a dubbi: “Ognuno di noi è responsabile nel garantire che l’innovazione dell’intelligenza artificiale non solo avvantaggi la comunità manifatturiera, ma alla fine contribuisca anche a un maggiore bene per la società”. Cambiano le sfide e le tecnologie, ma rimane sempre l’etica della responsabilità sociale d’impresa, quale unico strumento di creazione di benessere. 

Il decalogo del World Manufacturing Forum 2020

Le 10 raccomandazioni emerse dal Report 2020 del World Manufacturing Forum per trasformare l’implementazione dell’intelligenza artificiale nelle imprese in volano di sviluppo per l’industria mondiale e l’intera società:  
1. Alimentare dibattito pubblico per aumentare la comprensione e costruire la fiducia nei sistemi di IA;
2. Gestire le aspettative dei produttori sulla capacità dell’IA;
3. Implementare riflessioni etiche nell’intero ciclo di vita dell’IA;
4. Garantire la qualità, privacy e disponibilità dei dati;
5. Mettere gli esseri umani al centro degli ambienti di lavoro IA;
6. Assicurare l’allineamento strategico dell’IA in tutta l’organizzazione;
7. Sostenere le PMI manifatturiere nel loro percorso verso l’IA;
8. Promuovere l’IA per supportare reti di fornitura resilienti;
9. Educare e formare la forza lavoro attuale e futura per lavorare con l’IA;
10. Implementare standard, politiche e regolamenti per guidare un’adozione sostenibile dell’IA.

L’ABC: che cos’è l’intelligenza artificiale

L’intelligenza artificiale, nella sua definizione più semplice, è la capacità di un programma per computer o di una macchina di pensare e apprendere. Il fatto però che non esista una definizione precisa, completa e universalmente accettata “ha probabilmente aiutato il settore a crescere e ad avanzare a un ritmo sempre più rapido”, spiegano gli esperti del World Manufacturing Forum. Un’altra versione, più tecnica, di spiegazione è quella offerta da Wikipedia che cita l’ingegnere italiano Marco Somalvico, vincitore nel 1998 del Joseph Engelberger Robotics Award: “L’intelligenza artificiale è una disciplina appartenente all’informatica che studia i fondamenti teorici, le metodologie e le tecniche che consentono la progettazione di sistemi hardware e sistemi di programmi software capaci di fornire all’elaboratore elettronico prestazioni che, a un osservatore comune, sembrerebbero essere di pertinenza esclusiva dell’intelligenza umana”.

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