I presidenti delle Comunità Montane del Piambello e delle Valli del Verbano: “I problemi sollevati dalla pandemia possono aiutarci a rilanciare il turismo e a tenerlo sul territorio a patto di saper sfruttare le bellezze naturali”

La pandemia? Può tramutarsi in un’opportunità anche per i piccoli comuni delle Comunità Montane se saranno bravi a cogliere i suggerimenti positivi. Quest’anno meno gente andrà al mare, tanti arriveranno dalle città per passare l’estate sulle nostre Prealpi, apriranno le seconde case, cresceranno le richieste d’affitto. Ci sono già i segnali del ritorno del turismo sui sentieri dei monti a cavallo tra Italia e Svizzera. E qualche nuovo problema da affrontare. Come la necessità di potenziare la manutenzione, la segnaletica, la cartografia, la cura dei boschi.

Sono ottimisti, nonostante tutto, i due presidenti delle Comunità Montane dell’alto Varesotto. Paolo Sartorio di Cunardo, professione tecnico comunale, guida da 10 mesi la Comunità Montana del Piambello, 20 Comuni, 70mila abitanti, 142 chilometri quadrati di territorio da gestire, di cui 130 di boschi: “Una piccola foresta amazzonica lombarda”, la definisce. Simone Castoldi di Rancio Valcuvia, nella vita di tutti i giorni vende motociclette a Cuvio. Da meno di un anno è al timone della Comunità Valli del Verbano, 32 comuni, 80mila abitanti, 180 chilometri quadrati. L’altro polmone verde  del Varesotto. Finito il lockdown Sartorio non rinuncia a togliersi qualche sassolino dalle scarpe: “Siamo la longa manus della Regione sul territorio ma non abbiamo riconoscimento nazionale – sospira –. Ciò significa non avere la certezza dei bilanci per mantenere i dipendenti a tempo indeterminato e fornire i servizi ai Comuni.

Stiamo in piedi con i ristorni dei frontalieri, Berna li ha versati a giugno del 2019 e Roma ce li ha messi sul conto poche settimane fa. In fondo, me lo lasci dire, noi saremmo più importanti dei sindaci di molte città. Se parla un assessore di un grande centro sono pronte le paginate sui giornali, di noi invece non si occupa nessuno. Svolgiamo un lavoro misconosciuto ma essenziale come la prevenzione del rischio idrogeologico, l’assicurazione della rete ciclo- turistica, la tutela delle infrastrutture di montagna. Il problema è limitare la crescita della vegetazione. Qui è un paradiso terrestre. A Cunardo la mattina vedo i cerbiatti correre sulla strada provinciale e i cinghiali di notte si spingono fin dentro ai paesi”.

Paolo Sartorio, Presidente Comunità Montana del Piambello: “C’è da potenziare il segnale, le piante lo oscurano. Le frazioni isolate devono essere servite dalla tecnologia, occorrono investimenti sulla fibra ottica, sulla digitalizzazione”

Che cosa cambierà nella vita di tutti i giorni ora che si deve convivere con il virus? “Cambierà in meglio – risponde Sartorio – la gente vuole tornare a vivere una dimensione più umana, ritorna in campagna e per noi aumentano le attività forestali, la manutenzione del territorio, i tagli della vegetazione a bordo strada. Non solo. Qualche settimana fa mi ha telefonato un signore dicendo: ‘Non riesco ad avere la connessione perché le piante del bosco oscurano il ripetitore Eolo, mio figlio deve fare l’esame di maturità e ha bisogno di internet per le ricerche’. Ecco. C’è da potenziare il segnale, le piante lo oscurano. Le frazioni isolate devono essere servite dalla tecnologia, occorrono investimenti sulla fibra ottica, sulla digitalizzazione”. Covid o non Covid c’è sempre troppa burocrazia. Il lungo stop ha bloccato i cantieri, l’asfaltatura delle strade, la costruzione dei parcheggi, la ristrutturazione d’immobili fatiscenti, la realizzazione di fogne, acquedotti e strade. Tutto fermo fino al 4 maggio. Compresa la progettazione affidata ad ingegneri, architetti e geometri. Niente nuovi incarichi, ferme le gare d’appalto. Ovunque lo smart working sembra avere preso il posto del lavoro tradizionale, anche negli uffici pubblici. C’è chi dice che il personale renda di più se non è disturbato.

In futuro tutti lavoreranno da casa? Il Presidente delle Valli del Verbano frena: “Io non credo, dopo il ‘liberi tutti’ le cose stanno tornando come prima – constata Simone Castoldi –. Siamo un popolo che dimentica facilmente. I problemi sollevati dalla pandemia possono aiutarci a rilanciare il turismo e a tenerlo sul territorio a patto di saper sfruttare le bellezze naturali. Abbiamo 30 chilometri di piste ciclabili e 270 chilometri di sentieri e percorsi per mountain bike, la strà di caver con i suoi panorami, i Mulini di Piero, Agra, tanti scorci stupendi. Servono soldi. Ci sono i bandi regionali ed europei per finanziare le opere e bisogna capire le intenzioni dello Stato”.

Ma come si valorizzano le aree interne? “Garantendo la sicurezza forestale, la sentieristica nelle valli, i pascoli, i boschi, la messa in sicurezza dei fiumi e del terreno, la videosorveglianza stradale con la lettura delle targhe. Eolo sta potenziando i ripetitori per coprire più Comuni, la fibra ottica è diffusa. Serve forse una comunicazione più efficace. Dobbiamo vendere meglio la valle, mi passi questo termine di marketing, puntare sui giovani con applicazioni specifiche, filmati con i droni, giornali, libri e guide turistiche, informatiche e cartacee. Dobbiamo far riscoprire il gusto del lago e dei monti, delle cose semplici come una cenetta romantica al ristorante, il settore che ha avuto un vero crollo economico”.

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