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In un contesto sociopolitico in costante mutamento, dovuto al perdurare del conflitto russo-ucraino e non solo, le imprese varesine hanno mantenuto i loro livelli di competitività sulle piazze estere? 
L’Indagine Internazionalizzazione 2023, condotta dalle 9 Associazioni Territoriali di Confindustria Lombardia, ha scattato una fotografia di quanto sta accadendo nelle realtà industriali manifatturiere della provincia all’ombra delle Prealpi

Negli ultimi anni, il mondo ha assistito a tre grandi shock: la pandemia da Covid-19, la guerra russo-ucraina e le tensioni tra Cina e Stati Uniti. Questi eventi hanno accelerato la transizione verso un nuovo ordine globale, sfidando molte delle nostre precedenti assunzioni sul mondo globalizzato: l’inflazione moderata, i tassi di interesse vicini allo zero e le forniture stabili di gas russo all’Europa sono solo alcune delle certezze che sono state messe in discussione. Sono cambiate anche alcune posizioni geopolitiche, come l’atteggiamento pacifista di Germania e Giappone (con un radicale aumento delle somme stanziate del bilancio pubblico per le spese militari) e la neutralità storica di Finlandia e Svezia. In un quadro così complesso, in cui la geopolitica torna a guidare e impattare sulle relazioni internazionali e commerciali, l’Indagine Internazionalizzazione di Confindustria Lombardia cerca di comprendere gli effetti di tali fenomeni sui trend di competitività delle imprese lombarde.
Parliamo dell’Indagine Internazionalizzazione, condotta dalle 9 Associazioni Territoriali di Confindustria Lombardia, che rileva con cadenza biennale e a livello regionale le modalità di presenza all’estero, le aree geografiche di interesse e i principali ostacoli delle imprese manifatturiere del territorio. Nell’edizione 2023, che ha raccolto informazioni da parte di oltre 1.000 aziende, si approfondiscono gli impatti della pandemia da Covid-19 e gli effetti delle tensioni geopolitiche rispetto alla competitività e al posizionamento delle imprese a livello internazionale. 
Un’indagine che il Centro Studi di Confindustria Varese ha declinato dal regionale al locale, con uno specifico focus contenente le elaborazioni a livello di industria varesina. Ciò attraverso l’analisi di un campione di 146 imprese del Varesotto, l’85,6% Pmi, mentre il 14,4% grandi imprese. In questo spaccato varesino, 115 realtà sono risultate internazionalizzate, ossia con rapporti con l’estero di diverso genere (circa il 79% del campione). Ma qual è la “radiografia” delle dinamiche di internazionalizzazione della provincia all’ombra delle Prealpi? Qual è la loro resilienza di fronte alle sfide del nuovo ordine globale?

Prevalgono le esportazioni, con canali prevalentemente diretti

Le esportazioni, in linea con i dati lombardi, rappresentano la modalità più diffusa di presenza all’estero per le imprese di Varese, adottata dal 93% dei rispondenti all’indagine. Gli scambi commerciali attraverso l’import, sia di materiali e componenti, sia di impianti e tecnologie, rappresentano la seconda tipologia e interessano rispettivamente il 51% e l’8% delle realtà. La presenza commerciale diretta o produttiva con altre sedi sono meno diffuse, ma coinvolgono comunque un buon numero di imprese. Emerge un quadro in linea coi dati dell’edizione 2021 dell’Indagine: un indicatore della resilienza delle imprese varesine e lombarde, le cui dinamiche di internazionalizzazione non sono state alterate in maniera significativa né dalla pandemia né dal conflitto russo-ucraino. Inoltre, è interessante sottolineare come la presenza delle aziende di Varese sui mercati internazionali non sia caratterizzata da un alto grado di dipendenza dalla committenza estera: il 68% delle imprese esportatrici si interfaccia direttamente ed esclusivamente con il cliente finale, riducendo così i rischi legati alla rottura delle catene globali del valore.

Si diffonde l’utilizzo di piattaforme digitali nelle strategie di internazionalizzazione

 Il 43% delle imprese varesine esportatrici ha attivato almeno un canale di digital export; tra queste, il 76% ha un proprio sito web in multilingua, che risulta quindi essere la modalità preferita, mentre il 13% ha sviluppato una propria piattaforma e-commerce, il 18% si appoggia a piattaforme di terzi (equamente distribuite tra generaliste e specializzate) e il 7% ha attivato un e-commerce sui social network. La situazione è dinamica: si possono ipotizzare in prospettiva ulteriori spazi di diffusione delle modalità digitali di vendita sia per le filiere B2B sia B2C, alla luce anche della maggiore flessibilità operativa che gli strumenti digitali permettono di raggiungere.

Fatturato realizzato all’estero in crescita, con nuovi Paesi in vista

Nel 2022 la quota di fatturato realizzata all’estero dalle imprese di Varese sale al 44,4%, dal 43,1% nel 2021; inoltre, le realtà intervistate segnalano mediamente un trend in crescita anche per il 2023, prevedendo una quota pari al 45,4% nonostante i vari shock globali in corso, rimanendo nel solco dei dati regionali. Il numero medio di Paesi serviti da un’azienda è pari quasi a 17, di cui circa 7 si trovano al di fuori dell’Unione Europea. I mercati europei rimangono i principali come destinazione delle vendite estere (in vetta Germania, Francia e Spagna) e si conferma l’importanza del mercato statunitense. A livello prospect, ossia osservando i Paesi verso i quali le imprese sono più interessate ad espandersi da qui al 2025, è evidente la propensione ad esplorare mercati geograficamente distanti, come Brasile, Emirati Arabi Uniti, Cina e Canada. 

Resilienza della competitività, con attenzione ai trend geopolitici

Emerge anche un miglioramento consistente della competitività delle imprese varesine internazionalizzate sui mercati esteri nel 2022: nel confronto con il periodo pre-pandemia, ben il 30% ha conquistato quote di mercato rispetto ai competitor all’estero e il 54% le ha mantenute invariate. In linea con i dati regionali, le aziende del Varesotto hanno, quindi, mostrato resilienza competitiva: solo l’8% ha dichiarato di aver perso temporaneamente quote di mercato e il 3% definitivamente. Per quanto riguarda invece i fornitori esteri, emerge che ben il 23% del campione ha sostituito uno e più fornitori nel 2022, mentre il 12% non l’ha ancora fatto ma considera di farlo per l’anno prossimo: nel complesso, più del 35% delle imprese ha modificato o sta per modificare le proprie catene di fornitura estera. Per quanto riguarda le principali tendenze che influenzeranno le scelte di internazionalizzazione nel medio-lungo termine, le aspettative delle aziende all’ombra delle Prealpi sono in linea con quelle della media regionale: scenari geopolitici, evoluzione tecnologica e sostenibilità sono percepiti come fattori chiave nella definizione delle future strategie di internazionalizzazione della provincia. Le imprese del territorio sono quindi consapevoli dei trend che stanno cambiando gradualmente le dinamiche del commercio globale e stanno agendo per poter mantenere ed incrementare la propria competitività: non solo giocando su strategie di prezzo, ma lavorando anche sulla qualità dei prodotti e sull’innovazione, oppure cambiando fornitori esteri Ue ed extra-Ue (in alcuni casi anche “accorciando” le filiere di fornitura). L’internazionalizzazione è sì una sfida, ma anche un’opportunità. Le imprese lombarde, e in particolare quelle varesine, stanno dimostrando di essere all’altezza della situazione, adattandosi a un mondo in rapido cambiamento e cercando soluzioni sempre più innovative.  

 

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