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Che si tratti di Pmi o grandi gruppi, realtà con pochi dipendenti o centinaia di collaboratori, le aziende varesine, nel corso del tempo, hanno saputo intessere, in ogni settore, rapporti commerciali proficui e duraturi, spingendosi ben oltre i confini europei. Il successo del made in Italy nel mondo è fatto anche di storie, progetti e aspirazioni come quelle della Fadis Spa di Solbiate Arno, della B.D.G. EL. Srl di Bardello e della Dimontonate Floccati Spa di Mornago

Quanto sono internazionalizzate le imprese varesine? Quante hanno rapporti con Paesi oltre il confine nazionale? Quali progettualità hanno trovato terreno fertile all’estero? A raccontarlo sono le testimonianze di tre realtà della provincia di Varese: Fadis Spa, B.D.G. EL. Srl e Dimontonate Floccati Spa. La prima esperienza parte da Solbiate Arno per arrivare in 70 Paesi in tutto il mondo, primi tra tutti Cina, Bangladesh, Turchia, Pakistan, Stati Uniti, India, Vietnam e Sud America. Senza dimenticare Germania, Francia e Inghilterra. Le roccatrici di precisione per la lavorazione di tutte le tipologie di filati, tra cui cashmere, seta, cotone e lana, per tutti i settori, dall’abbigliamento alla moda, fino al medicale, partono dalla Fadis, impresa nata nel 1960 e che impiega circa 70 dipendenti, per raggiungere destinazioni lontane svariate centinaia di chilometri. A spiegare la vocazione per l’estero dell’azienda di famiglia è l’Amministratore Delegato Debora Carabelli: “L’internazionalizzazione è nel nostro dna. Lo è fin dal principio della nostra storia, quando mio nonno Giuseppe, fondatore di Fadis, si rese conto che il nostro prodotto doveva essere venduto all’estero per sopravvivere. L’idea con cui era nata l’impresa era fornire le macchine per la lavorazione dei filati al vecchio calzificio Carabelli che, all’epoca, si trovava ad appena pochi metri di distanza dalla nostra sede. Già nel ‘61, tuttavia, mio nonno iniziò a partecipare a fiere internazionali, capendo che era al mondo che dovevamo puntare”. Si tratta, a detta di Debora Carabelli, di un vero e proprio approccio culturale: “Bisogna essere curiosi, aver voglia di viaggiare, conoscere bene le lingue ed essere disposti a comprendere la cultura del Paese in cui si va”. Fadis, il cui fatturato annuo deriva per il 90-92% proprio dall’export, vende in tutto il mondo macchinari e pezzi di ricambio, offrendo un servizio puntuale di assistenza. “Progettiamo, produciamo, vendiamo e istalliamo tutto noi, da Solbiate Arno – precisa l’Ad –. Nel tempo abbiamo instaurato alleanze con agenti, nei vari Paesi in cui operiamo, per garantire il servizio di assistenza post-vendita. In Cina abbiamo un ufficio di import-export, in India uno di rappresentanza e in Turchia svariati accordi con istallatori locali”.

Carlo Del Grande, Direttore Generale di B.D.G. EL. Srl di Bardello, impresa meccatronica che si occupa della fabbricazione di apparecchiature nel settore dell’elettrodomestico, racconta un’altra storia di internazionalizzazione. “Per noi essere internazionali significa portare avanti azioni di marketing, vendita, ricerca e sviluppo in collaborazione con i nostri clienti che hanno sedi sparse per il mondo. Quello che può accadere oggi nello sviluppo di un progetto è avere, ad esempio, un progettista in Brasile, un laboratorio in Polonia, sviluppatori in Italia e altri in India. È sempre più frequente lavorare con team internazionali. Siamo la tipica Pmi con 32 dipendenti e un fatturato di circa 9 milioni annui, ma siamo consci di quanto sia fondamentale, per il nostro business, avere a che fare e confrontarci con l’estero”. La più grande sfida nell’affrontare le piazze straniere? “Per un’azienda di piccole dimensioni come la nostra, è sicuramente riuscire a mantenere la competitività – precisa Del Grande –. Il problema reale non è tanto penetrare il mercato, quanto mantenere rapporti duraturi e profittevoli”. Ed è anche per questo motivo che B.D.G. EL. nel corso del 2022 si è trovata a sostituire alcuni dei fornitori oltre confine: “Lo abbiamo fatto in favore di altri più competitivi, in termini di qualità e contenuto innovativo dei prodotti”, spiega di nuovo il Direttore Generale. Lavorando principalmente con 9 Paesi, tra cui Polonia, Turchia, Ungheria, Bangladesh e India, la sfida che si prospetta per l’azienda di Bardello è trovare un aiuto nelle attività di internazionalizzazione. “Ci piacerebbe essere guidati e accompagnati nel nostro percorso di espansione all’estero poiché il nostro è un comparto di nicchia”, chiosa Del Grande.

Dal settore meccanico a quello della gomma-plastica, l’ultima impresa a raccontarsi è la Dimontonate Floccati Spa di Mornago, nata nel 1973 come produttrice di materiali floccati per il settore del luxury packaging e oggi impegnata a servire con i suoi prodotti 20 Paesi, tra cui Stati Uniti, Messico, Cina, Corea, Giappone Polonia e Croazia. “Nel 2005 abbiamo inserito nel nostro catalogo materiali floccati per guarnizioni di finestrini per automobili: è stato questo prodotto che ha dato respiro all’internazionalizzazione della società”. A parlare è il Presidente e Ceo aziendale Federico Rosa, che racconta come, partendo dall’Italia, la Dimontonate Floccati sia riuscita a raggiungere prima i mercati europei e poi quelli del Nord America. “Nel 2014 abbiamo aperto la prima unità produttiva negli Stati Uniti e, in parallelo, ci siamo spinti fino in Cina con una società distributrice. Sono seguite le piazze giapponesi, coreane e indiane”. 
Con lo scopo di continuare ad espandersi principalmente in Asia, la piccola multinazionale varesina che in Italia dà lavoro a 60 persone e nel mondo a 150, è cresciuta negli ultimi 10 anni quintuplicando il numero di addetti globali e quadruplicando il fatturato come gruppo. Risultati raggiunti partendo da un assunto semplice: “Il prodotto aveva possibilità migliori, in termini numerici, fuori dall’Europa”. Una volta compreso questo, il resto è venuto da sé. “Abbiamo capito che era necessario spingerci oltre i confini nazionali e per farlo dovevamo essere affiancati da persone in loco che ci insegnassero come fare business in quello specifico luogo. La prima fase dal nostro approccio con l’estero è stata, dunque, trovare un business developer per le analisi di mercato”, specifica Rosa. Prossimo step: esportare all’estero l’impegno sulle tematiche sostenibili. “In Europa la sostenibilità sta assumendo un peso sempre maggiore, mentre nel resto del mondo se ne parla ancora poco. Vorremmo differenziarci dai nostri competitor, puntando proprio su questo aspetto”, chiosa Federico Rosa.  

 

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