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‘‘Se cambia l’economia reale, deve cambiare anche la finanza”: è con queste parole che Anna Gervasoni, professore ordinario di Economia e Gestione delle imprese della LIUC – Università Cattaneo, si è espressa durante uno dei panel del World Manufacturing Forum dal titolo “Financial tools for a new economic management”. Il mercato è in continua evoluzione. Cambiano le esigenze delle imprese, così come la loro struttura patrimoniale. “Se guardiamo agli ultimi 30 anni, vediamo che negli attivi delle aziende sono sempre più presenti i beni immateriali e le partecipazioni finanziarie. Questo riflette un modello di crescita che vede l’innovazione sempre più centrale e anche la crescita per acquisizioni come modalità di sviluppo. Di conseguenza, le modalità di finanziamento devono cambiare, adattarsi alle nuove sfide che l’economia reale pone”. La finanza, così come la manifattura, sta vivendo un momento di profondo cambiamento. L’innovazione, l’internazionalizzazione e la sostenibilità sono le tre grandi partite da giocare. 

Quali sono i principali cambiamenti che stanno coinvolgendo il mondo finanziario e quello manifatturiero?
Il manifatturiero ha tre fronti su cui competere: l’innovazione, l’internazionalizzazione e la sostenibilità. Sono imperativi per muoversi nel nuovo mondo economico-finanziario. Per raggiungere questi obiettivi bisogna investire e, quindi, servono capitali per lo sviluppo. Lo dice anche uno studio realizzato dalla LIUC che mostra come il private capital supporta le aziende, nelle quali investe, a realizzare con successo questi tre obiettivi. Lo stesso vale per la finanza: sta investendo molto in innovazioni tecnologiche. Le fintech stanno diventando protagoniste e gli operatori tradizionali, in primis le banche, stanno implementando in prodotti e processi le nuove tecnologie. Ci sono importanti convergenze che ridisegnano il rapporto banca-impresa.

Quali sono le esigenze delle aziende?
Tante e diverse: le imprese cercano finanza. Ma le esigenze sono differenti se parliamo di startup o di imprese consolidate, oppure se parliamo di quelle in fase di sviluppo o che necessitano di una riconversione più o meno profonda. Quello che serve alle imprese in questo momento sono risposte tempestive. Il mercato è molto articolato e bisogna fare un accurato lavoro per favorire l’incontro tra domanda e offerta di capitali. Anche i consulenti devono aggiornarsi per poter fare il loro lavoro al meglio. Le associazioni di categoria hanno un ruolo centrale nel fare rete e nel creare momenti di incontro su queste tematiche. Per fare un esempio, Aifi, l’associazione italiana dei fondi di private capital, ha creato il portale K4G dedicato agli imprenditori, proprio con questo scopo.

Il mercato finanziario è in continua evoluzione. Quali mezzi servono alle imprese per essere competitive?
Ogni impresa ha necessità o bisogni differenti. Il mercato finanziario è articolato e bisogna sapersi orientare. Non è affatto un concetto banale questo. Spesso non esiste una risposta univoca. Una cosa è certa, però: la finanza alternativa offre soluzioni ampie e diversificate che si affiancano a quella tradizionale erogata dagli istituti bancari.

Quanto conta la tecnologia nella finanza? 
La tecnologia sta cambiando tutto. Anche il mercato finanziario con nuovi strumenti e nuove modalità. Il mondo delle cosiddette fintech sta aprendo orizzonti nuovi anche nei settori tradizionali e offrirà posti di lavoro ai nostri giovani. La LIUC ha avviato un orientamento fintech all’interno delle sue lauree magistrali per dare un contributo in termini di formazione dei futuri manager finanziari.

Quali i campi di applicazione?
L’implementazione delle tecnologie nei processi e nei prodotti finanziari cambia e innova il rapporto tra banca e impresa, ma non solo. Pensiamo alla sicurezza o alle criptovalute. È un mondo nuovo ed in continua evoluzione.

La finanza deve essere sostenibile. In che modo?
L’unico modo per raggiungere gli obiettivi sinteticamente definiti con la sigla Esg (Environmental, Social and Governance) è dare capitali alle imprese che hanno il maggior potenziale di implementazione degli stessi e porlo come condizione di finanziamento. In questo modo si danno le risorse necessarie per investire nel cambiamento, ma anche un indirizzo verso la transizione energetica, la valorizzazione del capitale umano e la buona governance. In una parola: la sostenibilità, ben declinata dai 17 goals dell’Agenda 2030 posti dalle Nazioni Unite. 

Perché alle imprese conviene essere sostenibili?
Moltissimi studi dimostrano che chi intraprende la strada della sostenibilità ha risultati migliori anche in termini di performance economica. In futuro, sempre maggior peso avranno i mercati e i consumatori che sceglieranno prodotti e servizi con queste caratteristiche e quindi decreteranno chi vincerà la sfida competitiva.

L’Italia rispetto agli altri Paesi a che punto si trova?
I presupposti ci sono tutti e l’indirizzo del nostro attuale Governo va nella direzione corretta. Vedremo come implementare il tutto, cosa non banale. Ma è l’unica vera grande occasione che abbiamo per rimodernare il sistema Paese. 

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