Il-manifesto-della-manifattura-circolare

Sono racchiuse in 10 raccomandazioni le nuove traiettorie delineate dal Report del World Manufacturing Forum 2021 per rilanciare percorsi di crescita sostenibile. Transizione ambientale e implementazione tecnologica sono le due strade da percorrere. L’industria si trova al centro e rappresenta il motore della ripresa economica. Servono politiche globali da seguire e obiettivi di lungo periodo da raggiungere. Il modello produttivo lineare si sta avviando al capolinea. Il futuro sta nei nuovi modelli organizzativi in via di formazione

Ormai non c’è alcuna ombra di dubbio. Il futuro della manifattura è sostenibile e digitale. Le imprese, sempre di più, devono puntare tutto su questi percorsi di crescita e cogliere il valore sociale ed economico della circolarità. È necessario implementare anche le applicazioni tecnologiche. È il Report del World Manufacturing Forum 2021 - l’evento internazionale dedicato all’industria – a tracciare le traiettorie future per lo sviluppo produttivo attraverso 10 raccomandazioni. “Dal Report emerge che la transizione alla produzione circolare è una priorità per molti governi a livello globale - afferma Marco Taisch, Scientific chairman del Wmf -. Le strategie regionali e nazionali variano per ambizione e approccio, oltre che per fattori abilitanti. Per le aziende, i fattori abilitanti includono la domanda di prodotti green, tecnologie digitali e competenze circolari. Per i consumatori, invece, i fattori abilitanti includono la consapevolezza ambientale, l’aumento della fiducia e della trasparenza, la convenienza, l’accessibilità dei prodotti e l’alfabetizzazione digitale”. L’obiettivo del Summit, che tutti gli anni riunisce a Cernobbio alcuni tra i più importanti esponenti politici, economici e finanziari che ruotano intorno alla realtà manifatturiera, è quello di contribuire alla costruzione di un dialogo globale in merito alle strategie da attuare per raggiungere la neutralità climatica. Non basta, però, il solo impegno delle imprese. Serve una linea da seguire che parta proprio dalle istituzioni. 

“L’industria è al centro di questo processo – sostiene Francesco Buzzella, neo-Presidente di Confindustria Lombardia -. Il mondo si sta muovendo verso la decarbonizzazione ma le varie aree economiche lo stanno facendo in tempi e modi molto diversi”. L’Europa, pur rappresentando meno del 10% delle emissioni globali, si pone obiettivi sfidanti che, allo stesso tempo, però, possono avere ripercussioni pesanti sui cittadini e sulle aziende se non ancorate alla realtà. “Il rischio - chiarisce Buzzella - è quello di penalizzare la competitività della manifattura europea nei confronti di realtà come Usa e Cina”. Serve adottare nuovi modelli di business, norme, leggi adeguate e incentivi finanziari. I vantaggi sono profondi: maggiori opportunità economiche, riduzione degli sprechi, creazione di nuovi e migliori posti di lavoro. Poi ci sono le tecnologie digitali. Se ne parla tanto. Durante il World Manufacturing Forum sono state definite “i fattori abilitanti dell’economia circolare”: Internet of Things, Blockchain, stampa 3D e intelligenza artificiale migliorano il coordinamento e il collegamento di materiale e i flussi di informazioni tramite soluzioni tecniche come sensori e piattaforme automatizzate. L’IoT rileva e previene i problemi prima che si verifichino. Riesce a controllare i prodotti da remoto. La Blockchian è la tecnologia fondamentale per costruire in modo trasparente catene di approvvigionamento digitali. Spinge le aziende a modificare il proprio comportamento in termini di come si procurano le risorse. La stampa 3D sconvolge la produzione tradizionale: consente ai consumatori di stampare prodotti in locale o su richiesta, scaricando il design e informazioni dai mercati online. E poi c’è l’intelligenza artificiale: permette di gestire le risorse in modo efficiente, conforme e sostenibile. Gli strumenti e le buone intenzioni per virare verso questa direzione ci sono.

Giovanni Brugnoli: “Vogliamo investire nel futuro. Dobbiamo partire dalle scuole. Dobbiamo portare studenti e insegnanti all’interno delle nostre fabbriche per mostrare quanto velocemente è cambiato il nostro mondo”

Il problema è che ogni Paese intraprende in modo diverso la responsabilità sociale e si muove di conseguenza. In questo modo si rischia di non riuscire a dare vita ad un’azione internazionale unica, sull’applicazione coerente di linee guida e politiche e sulle sinergie tra le azioni dei diversi stakeholder. Serve agire subito. Insieme. La corsa solitaria alla transizione ecologica non esiste. Semmai occorre puntare sulle eccellenze per fare da effetto traino. La Lombardia, in questo scenario, ha un ruolo chiave a livello continentale, non solo nazionale: “Grazie al successo della campagna vaccinale che ha raggiunto una percentuale pari all’89% ci troviamo in una fase positiva di ripresa”, incoraggia Attilio Fontana, Presidente della Regione. La produzione manifatturiera registra un aumento quasi del 10% e l’export del 6,6%: “Le risorse che l’Unione Europea metterà a disposizione dell’Italia, sono un tesoro prezioso da non disperdere per favorire la crescita del Paese e il superamento degli storici deficit, a partire dalla scarsa occupazione, soprattutto giovanile”.

La sostenibilità d’impresa è una grande opportunità per generare impatto positivo sull’ambiente. Per troppi anni il sistema produttivo lineare ha provocato gravi danni al pianeta accumulando rifiuti consumati incessantemente dalla società. Questi effetti negativi avranno conseguenze durature nel tempo che non riguarderanno solo l’attuale generazione, ma anche e soprattutto quella futura. Una soluzione, secondo i ricercatori del Wmf, c’è. E la chiave di lettura va ricercata nell’industria. La produzione è il motore del benessere collettivo. A livello teorico sembra tutto semplice. Nella pratica è un po’ diverso. È chiaro che non esiste transizione circolare senza trasformazione digitale. A questo si aggiunge anche un forte cambio di mentalità: solo se le aziende, i consumatori, i governi e la società lavorano insieme e cambiano approccio si potrà raggiungere questo obiettivo. Se da una parte le imprese e i consumatori si impegnano, dall’altra la politica deve creare i giusti presupposti agli investimenti. 

“La pandemia ha provocato due effetti: da un lato ha accelerato sia la trasformazione digitale sia quella sostenibile; dall’altro ha messo in luce quanto le imprese siano resilienti” sostiene Giovanni Brugnoli, Vicepresidente per il Capitale Umano di Confindustria. La tecnologia è il driver per continuare a lavorare, a studiare e a generare ricchezza. “Le imprese digitalmente mature hanno migliorato competenze, processi e metodo”. Parallelamente si giocano altre due sfide: la prima è quella di riorganizzare, velocemente, le catene globali del valore che si sono spezzate a causa del lockdown. “Questo può ridare forza al mercato”, sostiene Brugnoli. La seconda richiede maggiori investimenti nei giovani e nell’educazione. “Vogliamo investire nel futuro. Dobbiamo partire dalle scuole. Dobbiamo portare studenti e insegnanti all’interno delle nostre fabbriche per mostragli quanto velocemente è cambiato il nostro mondo”.

I numeri del WMF

Il World Manufacturing Forum, anche quest’anno, incassa un successo. A snocciolare i dati dell’edizione 2021 è Alberto Ribolla, Presidente della World Manufacturing Foundation: “L’evento si è tenuto in forma ibrida e ha registrato oltre 3000 partecipanti tra i presenti a Villa Erba e i collegati alle varie dirette streaming”. Una cinque giorni che ha riunito ospiti provenienti da più di 40 diversi Paesi. Durante il summit si sono alternati 165 interventi, divisi in 4 sessioni plenarie. In totale gli eventi organizzati sono stati 17. Nove, invece, i white paper presentati (tra questi anche i due elaborati dal tavolo di lavoro guidato da Giorgia Munari, Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Univa e dai ricercatori della LIUC – Università Cattaneo, Fernando Alberti e Federica Belfanti). 
E poi la stesura del Report 2021, composto da oltre 80 pagine, all’interno delle quali si trovano case studies, best practises, indagini e analisi economiche utili allo sviluppo futuro della manifattura. 

 

 

 

 

 

 

Alberto Ribolla (a destra) con Marco Taisch

 

Il decalogo del WMF 2021

Le 10 raccomandazioni emerse dal Report del World Manufacturing Forum 2021 tracciano le traiettorie future per lo sviluppo dell’industria a livello internazionale

1. Promuovere una mentalità aziendale sostenibile che abbracci le opportunità dell’economia circolare e il ruolo abilitante delle tecnologie digitali.
2. Guidare la circolarità attraverso la responsabilità del consumatore, proattività e processo decisionale consapevole.
3. Consentire la cooperazione tra gli stakeholder rilevanti nella costruzione di catene del valore circolari.
4. Promuovere modelli di business e proposte circolari.
5. Attuare politiche globali che riconoscano il digitale e le tecnologie come principali abilitatori per la produzione circolare.
6. Promuovere misure economiche che guidino la transizione ecologica e l’adozione di tecnologie abilitanti.
7. Formare la forza lavoro.
8. Far leva sui dati a sostegno della transizione circolare nel settore manifatturiero.
9. Potenziare le pmi nella transizione alla produzione circolare.
10. Affrontare il possibile impatto ambientale delle tecnologie digitali. 

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