20-anni-di-Malpensa

Varesefocus ha scritto e indagato di pochi altri temi come quello dell’aeroporto della brughiera. In ognuna delle sue numerose sfaccettature. Ma il dato più importante oggi è che l’infrastruttura ha mantenuto la propria promessa: quella di diventare la più importante impresa produttrice di lavoro del territorio. 

Lo si può definire come luogo, infrastruttura, impresa, industria del lavoro. Qualcuno l’ha anche chiamato provocatoriamente cattedrale nel deserto, salvo poi essere smentito dalla realtà dei fatti e dai numeri, oggi in grande crescita. Chiamatelo insomma come volete. Sta di fatto che su pochi altri argomenti Varesefocus in questi suoi primi 20 anni di vita ha indagato e scritto più che dell’aeroporto Malpensa. Sotto ogni sua più svariata sfaccettatura. Fin dal primo numero abbiamo cercato di dare una risposta alla domanda fatidica: come Malpensa 2000 cambierà le sorti del territorio? Ora il verdetto è chiaro: Malpensa, tra le sue varie peculiarità, ha sicuramente quella di essere il primo bacino occupazionale della provincia di Varese. La prima azienda per capacità di creare lavoro. 

I numeri sono contenuti nello stesso bilancio sociale di Sea, la società che gestisce l’aeroporto della brughiera. Tabelle e numeri creano un quadro che sembra ritrarre un sasso lanciato in uno stagno e che, per cerchi concentrici, espande dal centro i suoi effetti con onde crescenti di imprese e addetti. C’è infatti un primo effetto diretto che è dato dalle attività economiche che operano all’interno dell’aeroporto e che forniscono i servizi ai passeggeri e la movimentazione di bagagli e merci. Vettori aerei, bar, ristoranti, spedizionieri, tanto per fare qualche esempio. Parliamo di circa 540 imprese che da sole danno lavoro a più di 19mila persone, per un valore della produzione di 5 miliardi di euro. Ma l’impatto positivo sull’economia locale non si ferma a queste attività core legate all’aeroporto. C’è anche un effetto indiretto dato dalle imprese fornitrici di quelle che operano all’interno del sedime aeroportuale: altri 11.700 posti di lavoro per un’ulteriore produzione di ricchezza di altri 1,7 miliardi di euro. E poi ancora, c’è l’effetto indotto, scatenato grazie al lavoro e alla produzione che vengono creati dalla domanda generata dai salari e dagli stipendi delle migliaia di persone che lavorano nell’aeroporto. Un effetto traino sull’economia reale locale misurabile in altri 8.900 posti di lavoro e una produzione di altri 2,3 miliardi di euro. Non è finita qui. L’ultimo cerchio nello stagno occupazionale è composto dagli addetti e dal valore aggiunto che Malpensa riesce a favorire sul territorio grazie all’impatto che un aeroporto internazionale riesce ad avere su tre fronti: il traino sull’export delle imprese manifatturiere grazie ai collegamenti aerei sui mercati esteri, il turismo favorito dall’arrivo e dalla permanenza dei viaggiatori, l’attrazione degli investimenti: basti pensare a quante imprese abbiano deciso negli ultimi anni di stabilire sul territorio delle sedi, proprio per la vicinanza a Malpensa. Tutti questi tre casi generano un effetto, detto catalitico, stimato secondo Sea intorno ai 255.500 posti di lavoro che generano una produzione di 26,1 miliardi di euro.

Tra effetto diretto, indiretto, indotto e catalitico Malpensa genera sul territorio un’occupazione di 295.200 posti di lavoro per un valore della produzione di 35,1 miliardi di euro

Il calcolo è, dunque, presto fatto. Basta una semplice somma. Tra effetto diretto, indiretto, indotto e catalitico Malpensa genera sul territorio un’occupazione di 295.200 posti di lavoro per un valore della produzione di 35,1 miliardi di euro. Tanto per dare un termine di paragone l’ultima Manovra finanziaria del Governo ha avuto un valore di circa 37 miliardi. “Il territorio serve all’aeroporto e l’aeroporto serve al territorio”, chiosa i numeri in una frase Andrea Tucci, Responsabile Aviation di Sea. Ragionando solo sull’effetto diretto, spiega a Varesefocus il manager, “Malpensa è in grado di soddisfare l’80% della necessaria richiesta di lavoratori con persone residenti all’interno dei Comuni del Cuv (Consorzio Urbanistico Volontario ndr). Per il restante 20% dobbiamo rivolgerci ad una fascia di territorio ancora più ampia”. La conclusione è chiara: “Malpensa oggi crea sul territorio circostante un effetto di piena occupazione”. Come una sorta, dunque, “di fattore sociale fondamentale in un momento economico che rimane, a livello generale, ancora difficile”. Malpensa è, in sostanza, un cuscinetto economico dal grande valore. Un ammortizzatore sociale nei fatti.

D’altronde i numeri sono in grande crescita. “Con tassi a doppia cifra - spiega Andrea Tucci - che negli ultimi tre anni sono stati al di sopra della media del settore”. Il momento più difficile di questi ultimi 20 anni, quello del de-hubbing di Alitalia avvenuto nel 2007, raccontato in lungo e in largo anche da Varesefocus, è ormai alle spalle. I livelli passeggeri prima della scelta di Alitalia di abbandonare Malpensa come hub sono stati ormai raggiunti e superati. Il +11,5%, messo a segno nel 2018 rispetto al 2017, ha portato Malpensa a quota 24,6 milioni di passeggeri trasportati, un record storico, superiore ai 23,7 milioni del 2007. “Nel 2019 – annuncia il Responsabile Aviation di Sea – supereremo la soglia dei 25 milioni, il che inserirà di diritto Malpensa nella Champions League degli aeroporti europei. Un risultato importantissimo e non scontato, tanto più che siamo tra i pochi aeroporti ad agguantarlo senza poter far leva su un hub carrier di riferimento”. Non c’è una Air France come per Parigi, o una Lufthansa come per Francoforte, o un’Iberia come per Madrid. Malpensa si sta sviluppando perché diverse compagnie aeree credono in essa. “Malpensa - spiega Tucci - a livello mondiale è il sesto aeroporto per numero di Paesi collegati”.

Un elemento in più che permette al manager di Sea di affermate che “Malpensa non solo cresce, ma cresce bene ed anche in maniera ordinata”. Ossia con un impatto sul territorio minore rispetto a quello che sarebbe stato lecito aspettarsi fino a qualche anno fa. Questo perché, spiega Tucci, “ci stiamo sviluppando facendo leva sull’evoluzione dell’industria di aeromobili, sempre più grandi ed efficienti, il che ci permette oggi di avere un numero di passeggeri superiore a quello del 2007, ma con il 30% in meno di movimenti aerei rispetto ad allora. Dunque, con meno rumore e meno inquinamento”. 

Ma sulle capacità di crescita future di Malpensa la domanda che ricorre ciclicamente è sempre la stessa, da 20 anni: servirà prima o poi la terza pista? L’evoluzione dell’aviazione, è la risposta di Andrea Tucci, ha spostato più in là nel tempo la decisione: “Sea sta sfruttando e sfrutterà tutte le possibili opzioni per aumentare l’efficienza della struttura attuale. Miglioreremo il sistema di rotte, investiremo in una migliore movimentazione degli aeromobili. Spazi per aumentare le performance ne abbiamo”. Poi si vedrà. 

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