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La posizione geografica al centro dei principali corridoi logistici europei è un dato di fatto. Così come la presenza sul territorio di un importante polo intermodale, del più grande hub aereo italiano per il cargo e i crescenti investimenti dei principali operatori internazionali. Ciò che manca è la creazione di una strategia complessiva a livello di sistema integrato. Ecco come costruirla secondo Roberto Paciaroni, Presidente “Servizi infrastrutturali e Trasporti” di Confindustria Varese

‘‘La complementarità tra trasporto aereo e intermodale è una carta vincente che come territorio dobbiamo saper giocare a livello europeo”. Il Presidente del Gruppo merceologico “Servizi infrastrutturali e Trasporti” di Confindustria Varese e Direttore dell’hub logistico tra Busto Arsizio e Gallarate di Hupac Spa, Roberto Paciaroni, si riconosce appieno nella visione del Piano Strategico #Varese2050: “La creazione di Mill è il tassello mancante nella costruzione di un sistema integrato dei trasporti in grado di trasformarsi in un cluster di imprese capace di trainare lo sviluppo locale”.

  Quanto e perché è importante il settore della logistica per la provincia di Varese?
Il settore della logistica è strategico per la competitività di qualsiasi territorio. È un mondo spesso sottovalutato e poco percepito dall’opinione pubblica. In questo senso potremmo definirlo il dietro le quinte del sistema economico. Poco visibile ma estremamente importante perché rappresenta l’indispensabile anello di congiunzione tra la produzione di un bene e il suo utilizzo. Senza un efficiente sistema logistico non può esserci un competitivo sistema manifatturiero. Varese e le sue imprese, in questo, non fanno eccezione, ma possono vantare un elemento in più: la posizione geografica ci pone al centro delle direttrici logistiche riconosciute a livello europeo tra le più importanti. Quella Nord-Sud (dal porto di Rotterdam a quello Genova) ed Est-Ovest (da Lisbona fino all’Estremo Oriente). Per questo il nostro territorio rappresenta un bacino importante e un ambiente ideale dove investire a vantaggio del presidio dei mercati internazionali di tutto il made in Italy, non solo del made in Varese. 

Quali sono le potenzialità di crescita del trasporto intermodale sul territorio?
Uno dei principali volani di sviluppo potrebbe essere quello che nel tempo si è affermato come un problema strutturale: mi riferisco alla carenza ormai drammatica di autisti per il trasporto su gomma. C’è una domanda altissima da parte delle imprese del settore trasporti che sta portando ad un gap incredibile in confronto all’offerta di personale da parte del mercato del lavoro. Mancano all’appello migliaia di autisti. Anche l’inserimento di stranieri non basta a colmare il buco che si è creato. Ciò, per assurdo, è un’opportunità, soprattutto per le lunghe tratte, di dar vita ad un sistema più sostenibile basato sul passaggio dalla gomma ai binari. In questo scenario gli interventi previsti sulla rete ferroviaria da Luino fino a Gallarate e del settimo e ottavo binario sempre della stazione di Gallarate per i treni lunghi fino a 750 metri, così come i cantieri di adeguamento previsti anche tra Arona, Stresa e Ternate, possono rappresentare un altro fondamentale volano al settore intermodale. 

Perché un operatore internazionale del peso di Hupac si è insediato nel tempo con investimenti importanti proprio sul territorio della provincia di Varese? 
La vicinanza con Milano e il confine svizzero; l’alta vocazione industriale del territorio con l’inevitabile elevata domanda di trasporti; il facile accesso all’autostrada; l’estrema vicinanza con un aeroporto internazionale come Malpensa: questi i fattori che confermano la bontà di una scelta fatta ormai 30 anni fa.

Quali le possibili sinergie tra il trasporto intermodale e Malpensa? 
Attualmente non ci sono cooperazioni dirette. Ma la compresenza sul territorio di un polo intermodale di rilievo e il più importante hub del cargo aereo del Paese offre una complementarità in grado di dare risposte a qualsiasi tipo di utenza. Al trasporto aereo si rivolge chi ha bisogno di movimentare merci di valore e legate al lusso o per le quali le tempistiche veloci di consegna sono un valore in sé. A quello intermodale (treno-gomma) si possono rivolgere tutte le altre imprese, con la possibilità di raggiungere direttamente da Varese qualsiasi direttrice europea. Siamo un sistema completo e dobbiamo farlo pesare a livello continentale, sfruttando quegli spazi di crescita che ci stanno offrendo le scelte di altri competitor. Penso alla Germania e ai suoi operatori, maggiormente concentrati sullo sviluppo delle tratte Est-Ovest. Questo offre alla nostra logistica, compresa quella di Sacconago, ampi margini di sviluppo sull’altro asse: quello Nord-Sud. Serve però coesione e sinergia. 

Quali sono le infrastrutture oggi mancanti per una maggiore attrattività del territorio?
Per una volta mi piacerebbe non fare l’elenco dei cantieri da ormai troppi anni aperti e mai chiusi e di quelli da ancor più tempo allo studio. Ciò che serve più di ogni altra cosa è un cambio culturale a livello politico. Le nostre infrastrutture hanno bisogno di stabilità. Non tanto di governo, in termini di durata degli Esecutivi, quanto piuttosto di programmazione. Una vera politica infrastrutturale la si costruisce con una visione di lungo periodo. E ciò nel nostro Paese è da sempre impossibile perché ogni cambio di maggioranza o ministri ha sempre comportato una modifica delle scelte passate. Si rimette sempre in discussione tutto, senza una logica di continuità. In uno scenario simile fare investimenti industriali nella logistica è un terno al lotto. È per questo che il modello infrastrutturale italiano è ispirato a modelli del passato. Senza programmazione non può esserci modernità. L’ultima capacità di visione in termini di infrastrutture è ferma ai Mondiali di calcio degli anni ‘90. 

Come trasformare gli importanti investimenti fatti sul territorio in questi anni da varie realtà del settore (Hupac, Sea e Malpensa, Dhl, Amazon solo per fare degli esempi) in un sistema integrato, in un cluster in grado di fare da volano per lo sviluppo di tutto il Varesotto? Cosa manca per questo salto di qualità? 
Manca l’elemento fondante di una nuova strategia da portare avanti a livello di sistema integrato e coeso. Un centro in grado di fare da punto di incontro tra il sistema della formazione e le imprese, tra progetti del mondo privato e programmazione politica. Un luogo in grado di saper cogliere e interpretare il grande fermento che sta caratterizzando il settore in questi anni. Penso ai numerosi investimenti di molti operatori internazionali, ai diversi corsi Its che stanno nascendo per intercettare le richieste professionali delle imprese, penso alla necessità di sviluppo di una logistica sempre più sostenibile. In questo l’idea del Piano Strategico #Varese2050 di Confindustria Varese di creare al fianco della LIUC – Università Cattaneo la cittadella del sapere e del saper fare Mill – Manufacturing, Innovation, Learning, Logistics coglie appieno le ambizioni e le potenzialità del nostro comparto. Il termine “Logistics” nel nome non è un aspetto secondario e pone la logistica al centro del futuro del territorio.  

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