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La fotografia dell’impresa al femminile in provincia di Varese. Le donne affrontano la sfida, cercando di superare gap di genere e pandemia. “Ma occorre una nuova cultura che stimoli le nuove generazioni” secondo Ilaria Broggian, Presidente del Comitato Imprenditoria Femminile della Camera di Commercio di Varese

In una recente intervista a La Repubblica, la nota imprenditrice della moda Elisabetta Franchi ha dichiarato: “Le donne? Spesso si limitano da sole”. Un punto di vista sulla capacità di impresa al femminile che periodicamente torna alla ribalta nella riflessione. Ma è realmente così? E, soprattutto, al di là dei titoli giornalistici, è possibile davvero generalizzare sulla questione femminile? Una risposta univoca evidentemente non c’è, ma uno sguardo ai dati e alle iniziative per favorire l’imprenditorialità femminile partendo dal territorio, è sicuramente possibile. E confortante.

“Prima dei numeri però occorre una premessa di ordine generale: il dibattito sulla imprenditoria femminile deve essere al centro di una riflessione che dia origine ad una nuova cultura che sia di stimolo soprattutto per le nuove generazioni.” A sottolinearlo Ilaria Broggian, imprenditrice gallaratese della Lurich Srl, Past Vicepresidente dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, e oggi Presidente del Comitato Imprenditoria Femminile di Varese, una struttura recentemente creata dalla Camera di Commercio proprio con questo obiettivo. “L’impresa è donna? Sarebbe un bell’augurio. Di sicuro l’impresa è giovane! È, infatti, l’intraprendenza delle donne under 35 a caratterizzare l’andamento della natalità d’impresa in Italia. I numeri nazionali della prima parte del 2021, sulla base delle iscrizioni alle Camere di Commercio, avevano visto crescere dell’8,5% le imprese fondate da donne entro questa fascia d’età. A Varese, poi, gli ultimi dati ci dicono che le imprese al femminile rappresentano il 20,9% del totale. Va da sé che è importante valorizzare questa capacità di fare impresa, alimentandola nelle ragazze fin da piccole perché possano crescere e formarsi con la consapevolezza di potercela fare, superando i gap di genere ma senza fingere che il fare impresa per una donna non sia spesso più difficile che per un uomo”.

Ma cosa racconta esattamente la fotografia della imprenditoria femminile in provincia di Varese del 2021 scattata dai dati elaborati dalla Camera di Commercio? Innanzitutto, si parla di imprese piccole, per il 59% individuali, mentre le società di persona si fermano al 14% a fronte del 20% di quelle maschili e le società di capitali al 25% contro il 30%. Come sottolineato da Broggian, si tratta di realtà guidate da giovani: l’11% contro l’8,2% di quelle maschili. In numeri assoluti, sono 12.373 le imprese femminili sul territorio, che con il loro 20,9% sul totale, superano la media lombarda (19,6%) pur restando al di sotto di quella nazionale (22,7%). Gli addetti occupati sono circa 36.750, cioè il 14,9% sul totale provinciale. È interessante, in particolare, notare come l’incidenza abbia raggiunto il massimo livello proprio quest’anno, riallineandosi a livelli prepandemia. Per quanto riguarda la tipologia di settore scelto dalle imprenditrici, quasi un’impresa su quattro opera nel commercio, una su dieci nel manifatturiero. Fa riflettere la crescita in comparti più innovativi, come la produzione di software o la consulenza informatica, e in attività, non tipicamente femminili secondo l’immaginario comune, come il magazzinaggio.

A livello di geografia provinciale, le imprese femminili si concentrano nei comuni di maggiore dimensione: Varese, Busto Arsizio, Gallarate, Saronno e Cassano Magnago. Tenendo invece presente la quota di imprese sul totale del singolo comune, i territori con più alta presenza femminile sono quelli a maggiore vocazione turistica e di attività dei servizi: Cittiglio, Lavena Ponte Tresa, Luino, Viggiù e Germignaga. Interessante, in particolare, da un punto di vista economico ma anche sociologico, l’osservazione delle tendenze recenti relative alle nuove iscrizioni di imprese. Nel 2020, infatti, si era notato come l’effetto negativo del Coronavirus fosse più impattante per le donne: le iscrizioni di nuove imprese erano diminuite del 21% rispetto all’anno precedente contro il 15% di quelle maschili. Una situazione probabilmente spiegabile con il fatto che, da una parte, le donne sarebbero più presenti nei settori maggiormente colpiti, come i servizi, dall’altro avrebbero risentito del maggior carico familiare legato alla emergenza.

Nel 2021 le imprese femminili del Varesotto sono cresciute del 2,4%, un ritmo maggiore rispetto all’aumento dell’1,7% di quelle maschili. La battuta d’arresto della pandemia non ha fermato la voglia di mettersi in gioco

Ma nel 2021 la situazione è cambiata: le iscrizioni in generale sono ripartite, come se le idee lasciate nel cassetto durante l’emergenza avessero poi preso forma e vita. Nel 2021, quindi, nel complesso, le nuove iscrizioni hanno registrato un +24% e le cessazioni sono diminuite. Le imprese femminili sono dunque cresciute del 2,4% superando l’1,7% dell’aumento di quelle maschili. In pratica, la battuta d’arresto nell’anno della pandemia non ha fermato la voglia di mettersi in gioco affrontando nuove sfide. “I dati varesini parlano chiaro: le imprese femminili sono pronte a sostenere la ripresa. Dal canto loro, le istituzioni sono pronte a fare la loro parte: nello stesso pnrr il ruolo delle donne è considerato prioritario per lo sviluppo” commenta Broggian. “Il Fondo Impresa Donna, in particolare, è un sostegno finanziario istituito con un finanziamento iniziale di 40 milioni di euro, ai quali si aggiungeranno i 400 milioni del piano, destinati all’imprenditoria femminile. Tre gli obiettivi: fare impresa, sviluppare competenze, promuovere innovazione. Tutto questo fa ben sperare, ma non deve far dimenticare i gap di genere, che hanno radici profonde legate al retaggio sociale, alla tradizione familiare o alla formazione scolastica”.

Il Comitato Imprenditoria Femminile di Varese - sviluppato sulla base di un protocollo tra il Ministero dello Sviluppo Economico, Presidenza del Consiglio e sistema camerale - formato per il mandato 2021-2024 da 17 componenti, tra consigliere camerali e rappresentanti delle associazioni di categoria, nasce proprio per superare i limiti di genere e incoraggiare e sostenere la presenza delle donne nelle attività di impresa ed economiche, in generale. “L’obiettivo è favorire la circolazione delle idee, promuovere azioni positive, fare in modo che si concretizzino progetti e servizi in favore delle donne con un approccio trasversale: la piena identità di una persona è prima ancora che economica, sociale e familiare”, spiega la Presidente. “Favorire le condizioni di lavoro, significa quindi prima di tutto favorire quelle di vita. Per questo bisogna guardare alla questione da diversi punti di vista, come abbiamo messo in evidenza in un recente convegno sul tema a Varese.

I temi messi in campo sono tanti. Penso all’orientamento e poi alla formazione delle giovanissime, al ruolo delle competenze STEM, al favorire la flessibilità, alla promozione del welfare, all’avvicinamento ai bandi, alla agevolazione dell’accesso al credito per le imprese femminili, alla responsabilizzazione verso quei temi d’impresa oggi fondamentali e molto in linea con la sensibilità femminile, come l’economia circolare. Promuovere il benessere femminile promuove l’imprenditoria così come l’imprenditoria promuove il benessere. Come Comitato vogliamo portare il nostro contributo alla crescita del ruolo delle donne per un miglior sistema sociale ed economico non solo della provincia, ma nel Paese. Senza una nuova cultura però non si va da nessuna parte: per questo anche la comunicazione, anche la presenza sui social, così come il racconto delle imprenditrici nelle scuole risulta fondamentale”. 

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