La capacità delle imprese di tutto il Nord Italia di presidiare i mercati esteri e di attrarre capitali stranieri dipende anche dalla crescita dell’hub della brughiera. Investimenti in sostenibilità energetica, nuovi collegamenti (soprattutto ferroviari) per aumentare il bacino di utenza, ampliamento dell’area cargo in grande spolvero, incremento del già ampio ventaglio di compagnie in assenza di un unico vettore di riferimento. Ecco le strategie di sviluppo dell’aeroporto spiegate dall’Ad di Sea, Armando Brunini

Qual è il ruolo di Malpensa in uno scenario economico internazionale caratterizzato dalla riorganizzazione delle catene globali del valore? “La nostra mission non cambia ed è quella di connettere una delle aree più dinamiche del Paese e d’Europa, come il Nord Italia, con il resto del mondo. Abbiamo una vocazione intercontinentale che gli scenari globali pre e post pandemici non scalfiscono. Rendere libere le persone nei loro movimenti e competitivo il territorio sono obiettivi che continueremo a inseguire con determinazione”. Armando Brunini, Amministratore Delegato di Sea non vuole, però, giocare questa sfida in solitario, anche perché nulla può essere dato per scontato: “Non è detto che nei prossimi anni, nella fase di ripresa post-Covid, la geografia del trasporto aereo rimanga la stessa. Questo ci pone di fronte a una partita che dobbiamo giocare insieme al territorio, partendo da un nuovo patto che abbia come base una maggiore sostenibilità delle nostre attività”.

Qual è lo schema giusto per vincere il match?
Più rotte e meno tempo. Aumentare i collegamenti e ridurre le tempistiche degli spostamenti di persone e merci è il gioco competitivo in cui vogliamo come Malpensa fare la nostra parte per rendere il territorio più attrattivo per gli investimenti esteri. Ristabilire nuove rotte e attrarre nuove compagnie è il lavoro che dobbiamo portare avanti nei prossimi anni.

Come sta impattando la pandemia sulle attività di Malpensa?
I problemi del trasporto aereo li conosciamo bene e Malpensa non fa eccezione. Registriamo però anche dati confortanti: Malpensa, ad esempio, nei primi mesi di quest’anno ha perso meno rispetto ai primi 20 aeroporti europei. La pandemia sta sparigliando le carte e come in ogni nuova fase si profilano ovviamente dei rischi, ma si creano anche delle opportunità per acquisire nuove posizioni di mercato.

Come sta accadendo all’area cargo?
Nel primo trimestre del 2021 il nostro cargo è cresciuto del 30%, rafforzando la posizione di Malpensa come primo scalo in Italia per traffico merci, la cui quota di mercato è schizzata dal 50% al 70% sul totale dei movimenti del Paese. Nel panorama europeo siamo al nono posto dopo i quattro grandi aeroporti europei (Francoforte, Parigi, Amsterdam e Londra) e dopo gli scali specializzati dove sono collocati gli hub dei corrieri espresso o di vettori all cargo (Lipsia, Liegi, Lussemburgo e Colonia). Un volume di traffico che ha impatti sull’indotto dell’economia locale che ruota intorno a Malpensa maggiore rispetto a quello che sono in grado di generare i voli passeggeri. Nonostante questa forte crescita c’è però ancora un potenziale inespresso, per questo il nostro Masterplan prevede come unica espansione sul territorio quella propedeutica al cargo.

Quali le prospettive e le strategie sul fronte passeggeri? 
Noi siamo tra i pochi aeroporti intercontinentali dove non ha sede un vettore hub carrier. Non abbiamo compagnie di riferimento come la gran parte degli scali internazionali il cui sviluppo ruota intorno a una o due macro-compagnie che garantiscono i collegamenti punto-punto sulle lunghe tratte con le compagnie low cost che drenano il traffico. Malpensa ha un altro modello di riferimento ormai da anni, quello di un ampio portafoglio di vettori, trasversali anche per caratteristiche e modelli di business. Andiamo dalle low cost che garantiscono i collegamenti con tutte le principali città europee, a quelle che puntano sulle mete tropicali a quelle che si dedicano alle lunghe tratte intercontinentali. Siamo trasversali e questo in un certo senso ci permette di differenziare investimenti e rischi, anche in un periodo come questo. Nel 2019 prima della crisi pandemica contavamo 100 compagnie che operavano su Malpensa. Il nostro modello è questo e tale rimarrà anche nei prossimi anni.

Prima faceva riferimento ad un patto con il territorio basato su un ancora maggiore impegno di Sea per la sostenibilità. Come un aeroporto può essere sostenibile?
Innanzitutto, una premessa: l’impegno per la sostenibilità di Sea e di Malpensa non comincia oggi. È una strategia, quella di puntare ad una crescita sostenibile, che portiamo avanti ormai da anni. Siamo un’impresa energivora e su questo abbiamo una responsabilità diretta. Da qui il progetto strategico di migliorare la nostra produzione di energia, diminuendo emissioni e impatti sull’ambiente. Dotare tutti i nostri mezzi a terra di sistemi di mobilità elettrica è solo un esempio che va in questa direzione. Ma anche l’accesso a Malpensa deve diventare più sostenibile investendo su nuovi e più moderni collegamenti.

Quello dell’accessibilità all’aeroporto rimane un nervo scoperto del vostro sviluppo?
Su questo fronte bisogna fare scelte chiare che diminuiscano il traffico e il congestionamento delle arterie che ci collegano con tutto il territorio circostante, diminuendo così anche le emissioni di CO2. Allo stesso tempo bisogna investire su quelle infrastrutture ferroviarie in grado di spostare il traffico dai mezzi privati a quelli pubblici su rotaia e agevolare il traffico intermodale ferro-aereo, così come stiamo cercando di fare sul progetto a Busto Arsizio con le Ferrovie Nord Milano. 

Qualche altro esempio concreto?
Lo sviluppo della rete ferroviaria di connessione come la realizzazione della Malpensa-Gallarate e il potenziamento della Rho-Gallarate. Così come il completamento della Pedemontana Lombarda per connettere Malpensa con l’Est della Lombardia e del Nord Italia, bypassando il tratto urbano della A4. La crescita di Malpensa dipende anche dall’allargamento del bacino di utenza grazie a connessioni più veloci con territori più lontani. In questo senso il ritorno dell’alta velocità a Malpensa è passaggio allo stesso tempo fondamentale e obbligatorio che dobbiamo ottenere nel prossimo futuro.  
 

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