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La parola d’ordine è efficienza. Ecco cosa serve al sistema infrastrutturale lombardo per dar vita a una rete di connessioni a minor impatto e in grado di far rimanere le imprese agganciate alle catene globali del valore. Occorre investire. Pedemontana, Varese-Como-Lecco, alta velocità tra Brescia e Verona. Ma non è solo questione di cantieri. Digitalizzazione, automazione, intermodalità, sono altri fattori abilitanti di modernità. Le policy suggerite da uno studio dell’Università Bocconi promosso da Confindustria Lombardia

C’è una domanda che da tempo aleggia nell’aria: finita la pandemia quali saranno le prospettive dell’economia italiana? Provando a restringere l’orizzonte spaziale di questa domanda alla sola Lombardia, uno studio curato da Oliviero Baccelli, Alberto Bramanti e Raffaele Galdi del Centro di ricerca Green dell’Università Bocconi di Milano, fornisce uno schema di lettura che si concentra sulle catene globali del valore e sulle connessioni con le infrastrutture di trasporto e logistica, oggi sempre più strategiche per la competitività e l’attrattività dei territori. Se si circoscrive quella domanda al solo settore manifatturiero, la ricerca indica una serie di interventi sulle infrastrutture che possono favorire le imprese nello sviluppo dei megatrend, a partire dalla mobilità e dalla logistica, per connetterle, attraverso la partecipazione alle filiere globali, con il resto del mondo. Se il sistema produttivo italiano è da considerare fortemente connesso alle catene globali del valore a cui sono riconducibili oltre la metà delle esportazioni, il manifatturiero lombardo è a sua volta ben posizionato con un’importante presenza di Pmi e un trend in netta crescita (+12%) negli ultimi dieci anni rispetto alla media nazionale. Quello lombardo è un sistema in cui i settori dell’high e del medium-tech producono il 44% del valore aggiunto e i grandi esportatori, cioè con quote superiori ai 50 milioni di euro, sono solo lo 0,63% delle oltre 60mila aziende esportatrici. Per avere un termine di confronto rispetto alla partecipazione dell’Italia alle catene globali del valore, il Belpaese si posiziona alle spalle di Germania, Francia e Paesi Bassi e precede invece Giappone, Stati Uniti e Cina. 

Per stare sui mercati internazionali occorre sviluppare “moderne e resilienti reti infrastrutturali per i trasporti e la logistica” con investimenti mirati, tenendo conto che le imprese italiane di autotrasporto hanno costi poco competitivi e un ruolo marginale in un mercato dominato da imprese straniere. I ricercatori hanno analizzato il sistema di trasporti lombardo che presenta alcuni punti di forza, a partire dagli aeroporti che gestiscono il 65% del traffico aereo cargo italiano, di cui il 50% generato a Malpensa. Nel 2019 lo scalo della Brughiera ha movimentato 558 mila tonnellate di merci per un valore di 45 miliardi di euro. Numeri che lo candidano tra gli hub di riferimento a livello continentale. Il trasporto merci su rotaia, secondo la ricerca, ha notevoli margini di efficientamento e riduzione dei costi per l’interscambio delle merci. I grandi gate lombardi, dall’intermodalità ferroviaria al trasporto aereo, possono fare economie di scala e mettersi al servizio delle filiere complesse di tutto il sistema produttivo nazionale. “La Lombardia – scrivono i ricercatori – si contraddistingue come regione gateway, ossia principale punto di ingresso di beni, servizi e capitali stranieri in Italia (per via della presenza di multinazionali e dei principali nodi infrastrutturali), ma anche come punto di uscita”.

Il sistema di trasporti lombardo presenta alcuni punti di forza, a partire dagli aeroporti che gestiscono il 65% del traffico aereo cargo italiano, di cui il 50% generato a Malpensa. Nel 2019 lo scalo della Brughiera ha movimentato 558 mila tonnellate di merci per un valore di 45 miliardi di euro

Tenendo conto di queste premesse, analizzando i dati e prendendo spunto dalle interviste alle imprese, la ricerca individua cinque policy a sostegno della competitività della manifattura lombarda. Per adattarsi a un contesto economico in continuo cambiamento una delle priorità è rendere efficiente la rete infrastrutturale. In molti casi si tratta di opere stradali e ferroviarie già programmate e mai completate. In appendice la ricerca le riporta in modo analitico, secondo le indicazioni date da Confindustria Lombardia e Assolombarda, associazioni che hanno promosso la ricerca. Tra le infrastrutture a supporto dell’efficienza dei gate internazionali ci sono: il completamento della Pedemontana lombarda, con la realizzazione del secondo lotto della tangenziale di Como, e il completamento del collegamento Vigevano-Malpensa-Tangenziale Ovest Milano. Per quanto riguarda invece la rete ferroviaria, è stata indicata la realizzazione della tratta Brescia-Verona ad alta velocità e ad alta capacità, il potenziamento della linea ferroviaria Milano-Monza-Como-Chiasso in collegamento alla rete svizzera Alptransit. Tra le opere a supporto dell’efficienza delle catene di fornitura locali ci sono la realizzazione dell’autostrada regionale Varese-Como-Lecco, il raccordo autostradale tra l’autostrada A4 e la Valle Trompia, l’autostrada regionale Bergamo-Treviglio e l’interconnessione Pedemontana-Brebemi.

Le policy individuate dalla ricerca includono inoltre lo sviluppo dei processi di digitalizzazione e automazione nella logistica per modernizzare i trasporti e sostenere l’integrazione dei processi produttivi delle imprese manifatturiere con quelli distributivi. La valorizzazione della sostenibilità ambientale e sociale che nel trasporto delle merci permette alle imprese manifatturiere di contenere l’aumento dei costi del trasporto stradale, valorizzando al contempo la multimodalità. Il consolidamento dell’internazionalizzazione aprendo nuove opportunità di mercato per le piccole e medie imprese. Infine, vecchio tasto dolente del sistema, favorire il cambiamento della cultura amministrativa da parte delle pubbliche amministrazioni per realizzare una reale semplificazione burocratica per il rilancio degli investimenti nelle infrastrutture per la logistica.  

L’esempio Svizzero sul trasporto merci

Secondo la ricerca condotta dal Centro Green dell’Università Bocconi, le policy più incisive a livello lombardo nel settore del trasporto merci su direttrici internazionali dipendono dalle politiche intraprese dalla Svizzera. Si tratta di un insieme di policy avviate 25 anni fa e considerate ormai strutturali che fanno riferimento alla politica di trasferimento del traffico merci dalla strada alla rotaia. Sono strumenti che incidono su tutti i traffici transfrontalieri lungo l’asse del corridoio Reno-Alpi e che hanno avuto nel 2019 l’Italia come origine e destinazione per oltre un milione di spedizioni. Le policy adottate dalla Confederazione elvetica hanno permesso di ridurre il numero dei mezzi pesanti in transito sulle direttrici internazionali attraverso i valichi alpini svizzeri da 1,4 milioni a 941.000 fra il 2000 e il 2018 con l’obiettivo di arrivare a quota 650.000. Per comprendere meglio la portata della decisione presa dalla Svizzera è sufficiente fare un confronto con quanto accade al valico del Brennero dove il numero di mezzi pesanti in transito è passato da 1,56 a 2,42 milioni fra il 2000 e il 2018. Il programma in vigore in Svizzera prevede un rimborso per i costi aggiuntivi generati dall’utilizzo di servizi di trasporto combinato accompagnato (autostrada viaggiante) e non (traffico combinato non accompagnato). Il budget definitivo per il 2018 per questo programma di incentivi ministeriali è stato pari a 142 milioni di franchi svizzeri, circa 120 milioni di euro, in calo di 22 milioni rispetto al 2016, con la logica di ridurre in modo graduale la contribuzione pubblica all’aumentare dell’efficienza delle linee ferroviarie. La sovvenzione media per invio transalpino nel trasporto combinato strada/rotaia non accompagnato nel 2018 è stata pari a circa 116 franchi, erano 128 nel 2016. Le imprese di trasporto combinato beneficiarie dei sussidi della Confederazione Elvetica nel 2019 erano 21 e ricevono contributi per lo sviluppo di 69 relazioni quasi tutte (65) con origine e destinazione Italia, in particolare Lombardia (41), Piemonte (20) ed Emilia-Romagna (3), quasi esclusivamente su distanze oltre i 600km. 

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