Con una pandemia ancora in corso nel mondo rimane difficile fare proiezioni sull’andamento degli indici economici. Meglio concentrarsi su analisi qualitative dei modelli di comportamento, di consumo, di risparmio, di stili di vita in profonda trasformazione. È qui che si intravedono in filigrana i rischi di declino e gli spazi di opportunità per i settori più radicati sul territorio varesino

"Un mondo in bilico”. “Una recessione profonda che amplia le divergenze”. Questi sono rispettivamente i brevi ed incisivi commenti del Fondo Monetario Internazionale (giugno) e della Commissione europea (luglio) alla pubblicazione dei dati di scenario. In poche sintetiche parole è contenuta tutta la difficoltà di fare previsioni, numeriche, in un quadro economico continuamente variabile e tenuto in sospeso dall’evoluzione sanitaria. La credibilità di qualsiasi proiezione statistica oggi su come andranno le cose da qui a fine anno sta, però, in due piccole parole: “ceteris paribus”. Ossia: se tutto andrà avanti così, a parità di condizioni che però nessuno al momento, in una situazione pandemica, senza ancora un vaccino e con i timori di una seconda possibile ondata di Covid, è in grado di garantire. Quindi prima ancora che a scenari realizzati con complicati modelli econometrici, è ora il momento di concentrarsi su “previsioni” basate sul cambio dei modelli di comportamento, di consumo, di risparmio, di stili di vita. Perché è lì che si possono meglio comprendere le basi del declino o, viceversa, si possono sviluppare idee di opportunità. Da dove ripartire quindi e cosa (non quanto) attenderci per il futuro? Lasciamo dunque da parte le proiezioni numeriche ed introduciamo alcune “proiezioni” qualitative incrociando macrotendenze e specializzazioni settoriali a partire da quanto sta succedendo in alcuni (gli altri verranno analizzati in una seconda puntata sul numero di ottobre) comparti presenti nel territorio della provincia di Varese.  Seguendo una logica di mercato di consumo o di investimento finale.

MODA

Iniziamo da uno dei settori più esposti agli effetti del Covid, secondo solo al turismo ed i servizi di trasporto: il settore della moda, tessile abbigliamento ed accessori (occhiali compresi). Si tratta di un comparto che nel mese di aprile in Italia ha subito un crollo della produzione dell’81% su base annua e che si è confrontato con un crollo del consumo di pari entità. Gli esperti del settore rimarcano che si è persa una intera collezione primavera-estate, rimasta invenduta quest’anno e che potrebbe bloccare il riassortimento del 2021. A questo si aggiunge che in molti casi non si sono potuti realizzare i campionari per la collezione invernale che andava preparata nei mesi del lockdown. Insomma, i soli effetti di trascinamento tecnico portano l’orizzonte di una ripresa a pieno titolo in là di quasi un anno. Nel frattempo, bisogna assicurare la business continuity attraverso la crescita dell’e-commerce e la riconversione (leggi camici e mascherine nell’emergenza) in attesa che il consumatore torni a “fare il suo mestiere”, ossia ritorni a consumare. Anche se, va detto, non tutto sarà come prima. Previsione: ritardo di 9-12 mesi nel pieno riavvio produttivo. Abbassamento dei volumi anche a regime. Spostamento verso canale online. Ridisegno della filiera. Crescita della domanda di “tessile sanitario”. Valorizzazione del modello slow fashion verso il fast fashion. Valorizzazione del tessile ecocompatibile da economia circolare.

AUTOMOTIVE

Lasciando il mondo del tessile e passando ai beni di consumo discrezionali si segnala la grande difficoltà del comparto automotive che da solo conta 175.000 addetti ed un fatturato di 53 miliardi a livello italiano. Si tratta di una filiera complessa e molto articolata considerato che le parti montate su un’auto possono arrivare ad essere anche ventimila.  Una filiera che conta tanti componentisti anche in provincia di Varese, che impiegano almeno 7.000 addetti, tenendo conto anche delle produzioni per moto. Parliamo di fornitori di particolari tecnici in gomma plastica, ma anche pezzi già assemblati come parti di sistemi frenanti, assali, allestimenti di interni, antifurti (di cui siamo storico distretto) e sistemi ultramoderni di assistenza alla guida, con lo sviluppo di tecnologie digitali in cui Varese è all’avanguardia. Un indotto che già prima della pandemia stava facendo i conti con la grande rivoluzione verso l’elettrico e che ora è costretto ad incrociare uno stock elevatissimo di invenduto ed un differimento di programmi di investimento. Previsione: la domanda di auto si avvia troppo lentamente al miglioramento dopo un crollo del 46% delle immatricolazioni italiane del primo semestre. Si dovrà comunque fare i conti con la transizione verso i segmenti ibrido elettrico e con un diverso uso dell’auto (share) a partire dalle nuove generazioni ed un aumentato tasso di risparmio del consumatore che rallenterà il ricambio dell’auto. Opportuno accompagnare il settore con misure di incentivi alla rottamazione.

MECCANICA

Passando dal consumo ai beni di investimento e strumentali, tra gli effetti riguardanti il comparto macchinari che catturano circa il 20% dell’export della provincia, si deve rilevare uno stop delle esportazioni del -10% nel primo trimestre che equivale a circa 54 milioni in meno rispetto al 2019. Va meglio in provincia di Varese, anche rispetto al resto d’Italia, la componentistica meccanica che costituisce una delle maggiori specializzazioni dell’industria locale (del 24% la quota di export) e, unica tra i vari comparti metalmeccanici, a mantenere almeno nel primo trimestre un export positivo (+2%). Tuttavia, per questi settori hanno pesato particolarmente sia il blocco della capacità produttiva nei mesi di aprile e maggio, sia la limitazione nei movimenti che hanno impedito l’acquisizione di nuovi ordini ed anche l’assistenza post-vendita, fondamentale per la fidelizzazione del cliente. Previsione: domanda di macchinari ed attrezzature e componenti sconterà ancora nei prossimi mesi il rallentamento nel ciclo degli investimenti mondiali bloccati dalla pandemia.  Si temono gli effetti di una crisi che se non si saprà bloccare con interventi tempestivi di rilancio degli investimenti, di ammodernamento/digitalizzazione e di avvio di cantieri, creerà forti problemi di sovracapacità produttiva in Italia e nel mondo. 

TRASPORTI, LOGISTICA

E FILIERA CONNESSA? Mai nella storia dell’uomo come in questi anni ci si era spostati con tale frequenza sulle lunghe distanze. Il lockdown ha fatto cadere questa percezione di vivere in un “mondo corto”. Non sarà semplice tornare velocemente indietro. Il trasporto aereo rappresenta circa il 2,4% del Pil mondiale con 1.800 miliardi di dollari ed oltre 10 milioni di occupati diretti, in Italia la filiera del trasporto aereo rappresenta circa l’1,8% della produzione e dell’occupazione nazionale. Nella sola provincia di Varese, la LIUC – Università Cattaneo ha stimato che Malpensa tra impatto diretto, indiretto e indotto dia lavoro a 40mila persone per un valore economico generato di 10 miliardi all’anno. Si valuta che per effetto del Covid nel solo mese di marzo si siano persi 106 milioni di passeggeri. Nello scalo varesino nello stesso periodo i viaggiatori sono calati dell’88,2% rispetto a marzo 2019. Naturalmente ne ha risentito tutta la filiera: dai gestori aeroportuali, alle compagnie aeree, con un carico particolare sui vettori locali e gli effetti di medio-lungo periodo si stanno trasmettendo a monte anche alla produzione di aeromobili per il comparto civile e a valle al settore turistico. Gli effetti sono di catena lunga e toccano la logistica sino ad arrivare alla plastica (per esempio i sistemi di imballaggio). Previsione: il settore dovrà confrontarsi con il cambiamento delle abitudini di volo (minor frequenza ed intensità) e solamente con il ritorno alla fiducia dei consumatori si potrà di nuovo viaggiare con le prenotazioni a lungo termine, fondamentali per il business model del settore trasporti.  I prossimi mesi quindi saranno cruciali per il comparto, che ha costi di struttura particolarmente elevati ed in parte incomprimibili. Bene sarebbe per il territorio iniziare a progettare interventi che vedano una valorizzazione dell’aeroporto e dell’area ad esso connessa (come per esempio l’istituzione di un’area speciale o zona logistica semplificata) per garantirne un possibile sviluppo. È questo il momento di tenere le posizioni e reinvestire in mesi che vedranno un forte riassetto competitivo su scala globale ed europea.

CHI FA ECCEZIONE

Infine, tra i settori che hanno tenuto in questo periodo, le migliori prospettive riguardano i comparti che maggiormente sono stati attivati nell’emergenza, in primis il settore farmaceutico e scienze della vita, che svolgono un ruolo fondamentale per fronteggiare e bloccare la crisi sanitaria. Tengono naturalmente i consumi alimentari anche se in lieve rallentamento rispetto al periodo del lockdown dove esercitavano un’azione compensativa. Sempre forte la dinamica delle telecomunicazioni e della richiesta di connettività, che si deve confrontare con nuove intensità di utilizzo e di conseguenza adeguare i propri modelli di gestione e business. Insomma, le previsioni sono funzione diretta di quanto ci metteremo a tornare ad una normalità sostenibile e di quanto la stessa sarà differente dall’assetto precedente. Sicuramente ci aspetteranno mesi non facili in cui le fragilità di sistema accumulate in passato peseranno. Quanto prima si sarà capaci di intervenire per rialzare la fiducia del Paese, rioccupare in sicurezza le persone sottratte alla normalità lavorativa e riattivare una domanda “ad effetto immediato”, meno ci faremo del male. Gli interventi dovranno essere “pochi,” “concentrati” e “subito”.  

Prima puntata.

Leggi anche:

 

Fonti per approfondire: FMI outlook, European Commission Economic Forecast, CSC Confindustria, Univa-Studi, Studi settore C.D.P. - Luiss – EY, CeRST-LIUC , Prometeia.



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