Continua il viaggio di Varesefocus per capire cosa accadrà nei prossimi mesi tra i settori economici maggiormente radicati sul territorio. Niente previsioni numeriche più o meno attendibili. Bensì un’analisi dettagliata dei driver che guideranno lo sviluppo delle imprese. Focus su gomma-plastica, aerospazio e terziario avanzato

Alle soglie dell’autunno continua il viaggio di Varesefocus tra i settori del territorio per capire cosa stia succedendo, nei fatti, alle imprese. Con una pandemia ancora in corso è difficile, e forse anche un poco superfluo, fare proiezioni solo numeriche sulla chiusura d’anno. A meno che, come sostengono alcuni, si accetti di avere la stessa attendibilità di una previsione meteorologica estiva relativa al prossimo Natale. Il perimetro di ciò che sta accadendo (ed accadrà) è stato delineato con efficacia e rara dote di sintesi da Christine Lagarde che durante la riunione con il Consiglio Ue di fine settembre ha tracciato il profilo di “una ripresa che resta incerta, incompleta e non equilibrata…” Incerta nell’intensità, incompleta nella vastità dei soggetti coinvolti e non equilibrata nella sua tenuta. Per comprendere cosa stia succedendo è, quindi, assai più interessante osservare non tanto il dato macro, ma i comportamenti ed i cambiamenti che si stanno facendo strada nei vari comparti. È da lì che si possono meglio intuire le prospettive di medio periodo.

Nella prima tappa di questo viaggio (art. Cosa accadrà nei prossimi mesi? su Varesefocus n. 5/2020) avevamo ragionato su ciò che accade nella moda, nell’automotive, nella meccanica, nei trasporti e nella logistica, con qualche breve accenno alle situazioni più fortunate di chi faceva eccezione: farmaceutico, alimentare e alcune tipologie di servizi. Ripartiamo dunque da dove ci eravamo interrotti per esaminare cosa succede in alcuni settori particolarmente rappresentativi sul territorio.

PLASTICA E GOMMA

La peculiarità del settore plastica e gomma sta nella sua eterogeneità di prodotto. Si tratta di un settore essenzialmente trasformatore, il cui elemento unificante è il materiale e la tecnologia con cui lo si lavora. Dal trattamento della gomma e della plastica possono essere creati innumerevoli prodotti, diversi per tipologia e per “grado di accesso diretto al mercato”. Nel caso del nostro territorio si va dagli occhiali iniettati in plastica e le lastre di acetato, che seguono gli andamenti del settore moda; ai particolari  tecnici per auto, moto ed altri mezzi di trasporto che seguono le dinamiche del settore automotive; a componenti degli elettrodomestici  che seguono quella dei beni di consumo durevole;  ai giocattoli sino ad arrivare, agli imballaggi che seguono le migliori dinamiche delle consegne (alimentari, cosmetiche, farmaceutiche, moda) e, più a monte, alle lastre, fogli, tubi e profilati distribuiti su innumerevoli canali di successivo utilizzo.La grande forza di cambiamento che sta investendo il settore si chiama Green Economy e si sta incardinando in specifiche direttive contenute nel Green New Deal emanato dall’Europa. Una strategia di crescita che ha l’obiettivo di azzerare le emissioni entro il 2050, spingere all’uso efficiente delle risorse, ridurre l’inquinamento e ripristinare la biodiversità. Non si tratta di dichiarazioni astratte, ma di un’onda lunga di trasformazione che già sta diventando realtà. Nel Piano d’Azione sull’Economia Circolare dell’11 marzo, a pandemia già attiva, la plastica, insieme a tessile, edilizia ed ai prodotti elettronici è stata identificata come un settore ad alta intensità di risorse ed è quindi nel mirino del cambiamento. Due le possibili opzioni strategiche per ridisegnare il proprio futuro: l’innovazione ed il riuso. E ne esistono già alcuni esempi, anche a partire dal territorio. L’innovazione prende le forme della produzione di plastica “sostenibile” che associa, ad esempio, elementi di origine vegetale ad elementi rigidi del packaging alimentare, ambito d’uso che necessita di peculiari certificazioni di sostenibilità e di sicurezza del prodotto. In termini di riuso esistono esempi di recupero degli scarti di lavorazione polverizzati che diventano nuova materia prima grazie ad un processo di riciclo chimico. Così come il plasmix, insieme di plastiche eterogenee che può essere trasformato in granulo da utilizzare nella produzione di componenti per automotive sostituendo polimeri vergini. E si potrebbe continuare a lungo con altri esempi.  

Previsione: più che il Covid potrà il Green New Deal. Il settore si trova davanti ad un cambiamento epocale dettato dalla crescente sensibilità ai temi della sostenibilità ambientale. Il Covid ha segnato una parentesi su una via che iniziava già ad essere tracciata in termini di disincentivi. Innovazione, certificazioni green, economia circolare, riciclo: le parole chiave per la “Recovery Plastic Economy”.

AEROSPAZIO

Il settore aerospazio, in quanto strategico, è stato uno dei pochi che ha potuto continuare a lavorare durante la fase più acuta dell’emergenza sanitaria. È un settore peculiare, caratterizzato da ordinativi con tempi lunghi, che sono normalmente inseriti in programmi pluriennali.  Non sono quindi 2 mesi di produzione a singhiozzo a poter avere un effetto dirompente, quanto piuttosto il repentino cambiamento nelle prospettive di mobilità delle persone e delle merci. Il blocco forzato dei voli causato dalla pandemia. I disincentivi agli spostamenti, low cost e non. La crescita di un’economia di prossimità. Lo smart working, che sostituisce le riunioni in presenza. La maggior cautela e pigrizia negli spostamenti. L’abbandono della sindrome del “mondo corto” in cui grandi distanze si potevano percorrere velocemente ed a basso costo. Sono tutti altrettanti fattori che pesano sulle prospettive produttive dell’aeronautica per il comparto civile. IATA ha stimato che dovremo attendere almeno sino al 2024 per tornare ai dati di traffico aereo pre-Covid. Nel frattempo, è abbastanza facile prevedere che le difficoltà delle compagnie aeree, sempre IATA stima una perdita aggregata per il 2020 pari a 84,3 miliardi di dollari, rallenteranno se non addirittura bloccheranno gli investimenti per il rinnovo delle flotte di volo. Da qui i timori per il mercato dell’aeronautica civile nel medio periodo. È pure vero che i programmi aeronautici hanno tempi lunghi di sviluppo e che i tempi di realizzazione di un aereo o di un elicottero superano i mesi di permanenza del picco del Covid, ma è altrettanto vero che la fase di stallo si ripercuoterà in minori acquisizioni a breve e rallentamenti dei programmi in essere nel medio periodo. Nulla che non si possa recuperare, tuttavia sarà fondamentale un’azione bilanciata di politica industriale per mettere in sicurezza il patrimonio di tecnologie collegato alla filiera aeronautica, che nel nostro territorio è così fortemente radicata.

Previsione: per supplire al calo del comparto aeronautico civile occorrerà uno sforzo nazionale con un’azione a tenaglia che, se da un lato prevede misure a favore della liquidità per mettere in sicurezza il sistema delle piccole e medie imprese della filiera, dall’altro lato possa individuare nuovi programmi di sviluppo aeronautico che permettano di dare una prospettiva più lunga a tutto il settore. Migliori le prospettive per quanto riguarda la parte spazio, dove grazie alla space economy si stanno generando opportunità legate alla creazione di servizi per istituzioni e per cittadini, sviluppati su dati raccolti oltre l’atmosfera. A ciò si aggiunge, in prospettiva il maggior fermento legato alla recente firma dell’accordo Usa-Italia di collaborazione sull’esplorazione dello spazio, con gli occhi puntati sul ritorno sulla Luna. Infine, si aggiungono le opportunità di cross-fertilization legate all’utilizzo di tecnologie dell’ambito aeronautico, quali ad esempio le applicazioni di cyber security, sperimentazioni di artificial intelligence, volo senza pilota, droni ed urban air mobility.

TERZIARIO AVANZATO

Il terziario avanzato merita una considerazione a sé. Così come il settore plastica raccoglie eterogeneità di prodotti, il terziario raccoglie eterogeneità di servizi. Nel periodo Covid si è generata una divaricazione negli andamenti economici: da un lato coloro che sviluppano servizi connessi alla presenza delle persone (ad esempio la formazione) nei luoghi di lavoro hanno, naturalmente, sofferto il blocco delle attività dei propri clienti ed hanno registrato sospensive o trascinamento nei contratti già in essere. Dall’altro lato si è assistito a un “boom” di servizi richiesti per supplire l’improvvisa impossibilità di muoversi. Ne hanno beneficiato tutti coloro che sviluppano sistemi per permettere lo smart working e la scuola a distanza. Nell’arco di poche ore si sono trovati a dover connettere una larga parte della popolazione tra i 6 ed i 65 anni del nostro Paese. E non solo. Una altrettanto forte impennata della domanda di servizi ha coinvolto coloro che si occupano di e-commerce o di servizi legati alla distribuzione online. Qui l’aggregante non è stato il cambio delle attività quotidiane di lavoro o formazione, quanto la repentina variazione nelle modalità di consumo. Pensiamo alla spesa online, ma anche alle consegne di qualsiasi bene non reperibile nell’arco del comune o delle immediate vicinanze di casa. Il Covid ha costretto ciascuno di noi a digitalizzare, almeno in parte, il proprio modo di acquisto contribuendo così ad aprire una valvola di sfogo per sentirsi vivi.

Previsioni: riprenderanno con modalità nuova e ancora per i prossimi mesi con minor intensità i servizi legati alla presenza della persona. Rallenteranno dopo il picco legato all’emergenza i servizi legati alla fruizione online di smart working, fosse anche solo per effetto di una progressiva saturazione dell’attivazione di nuove postazioni. Avranno bisogno di consolidarsi i servizi di e-commerce, provati da molti nell’emergenza, ma che richiedono uno sviluppo organizzativo ragionato e strategico. Crescerà la domanda di servizi consulenziali strategici legati alle attività di ridisegno dell’organizzazione aziendale per permettere il “new normal” e riconsiderare i rapporti di filiera in modo da poter affrontare diversamente eventuali future situazioni di emergenza. Unico vincolo a questa, necessaria, rivisitazione sarà la situazione di scarsa liquidità delle imprese nei prossimi mesi che potrebbe frenare la revisione in chiave strategica dei processi di cambiamento di business model e dei rapporti di filiera. Questo sarebbe un grave limite perché è proprio ora il momento, per tutti, di “buttare il cuore oltre l’ostacolo”.

Seconda e ultima puntata.

Leggi anche:



Articolo precedente Articolo successivo
Edit