A-Varese-l’industria-del-giocattolo-è-inclusiva

Permettere a persone con disabilità fisica o psichica di imparare un lavoro attraverso esperienze stabili all’interno delle aziende: questo l’obiettivo del Progetto “Isola formativa” di Regione Lombardia, il cui primo caso concreto è stato avviato alla Frabar Srl di Brunello

Si chiama “Isola formativa”, ma il fine di questo progetto è tutt’altro che quello di “isolare” anzi, al contrario, mira ad integrare, a rompere l’isolamento che spesso caratterizza l’esistenza di chi deve convivere con una disabilità, fisica o psichica.
Il progetto, promosso dalla Regione Lombardia, vanta un primato tutto varesino: non solo c’è stato un grosso contributo della Provincia di Varese nell’elaborazione e nella messa a punto delle linee guida, ma è varesina la prima esperienza concreta dell’Isola formativa nella nostra regione.

Per capire di cosa si tratta abbiamo visitato la Frabar Srl di Brunello, storica azienda nata nell’immediato dopo guerra dall’iniziativa di Francesco Bardelli, dove insieme a uno dei titolari, Damiano Bardelli, c’è Aldo Montalbetti, presidente della cooperativa sociale Arcisate Solidale. Una quindicina di dipendenti, guidata oggi dai figli del fondatore, la Frabar è specializzata nella stampa, produzione e assemblaggio di giocattoli in plastica che esporta in tutta Europa.
“Da tempo collaboriamo con cooperative sociali per esternalizzare lavori di assemblaggio e confezionamento di nostri prodotti – spiega Damiano Bardelli – e in particolare il rapporto con Arcisate Solidale prosegue con stima reciproca da almeno 15 anni. Quando si è prospettata la possibilità di partecipare al progetto dell’Isola formativa abbiamo aderito in virtù di questo rapporto di fiducia e grazie all’esperienza che la cooperativa ha messo sul tavolo in tema di conoscenze normative”.

“Il progetto delle Isole formative nasce per dare la possibilità di effettuare percorsi stabili di formazione professionale a persone con disabilità sia fisiche che psichiche ma che sono in grado di lavorare – spiega Montalbetti –. Regione Lombardia interviene a sostegno delle imprese, utilizzando il Fondo regionale creato con i versamenti delle aziende che hanno l’obbligo delle assunzioni obbligatorie previsto dalla legge 68 ma scelgono di ottemperare pagando invece che assumendo. Un fondo consistente, circa 40-60 milioni di euro ogni anno, che ora andranno a finanziare progetti per l’inserimento lavorativo di persone disabili”. La Regione sostiene questi progetti – che devono avere una durata lunga, non inferiore ai 5 anni – contribuendo all’adeguamento strutturale, ai servizi al lavoro (ricerca e reclutamento dei tirocinanti, compresa la parte burocratico-amministrativa), ai servizi dell’equipe sociale per il tutoraggio e infine con un’indennità di partecipazione per i tirocinanti stessi. Il sostegno regionale dura circa due anni, poi il vantaggio aziendale si concretizza nel contributo lavorativo dato dai tirocinanti, che nel frattempo hanno affinato le loro capacità, e nell’assolvimento dell’obbligo previsto dalle legge 68.

Aldo Montalbetti, presidente della cooperativa sociale Arcisate Solidale: “Collaboriamo con diverse aziende ma la Frabar ci è sembrata ideale per avviare questo progetto perché è un’impresa a gestione familiare con una spiccata sensibilità al sociale”

“E' sicuramente un progetto interessante – dice Montalbetti – perché è un’esperienza lunga dal momento che ogni progetto deve durare almeno cinque anni, e modulabile con un numero minimo di cinque persone, più un tutore che segue i ragazzi e media il rapporto con l’azienda che li ospita. Per i giovani inoltre è molto diverso lavorare all’interno dell’ambiente protetto della cooperativa o in una realtà aziendale, non solo perché qui sono davvero inseriti nella produzione, pur con tutte le tutele del caso, ma perché acquisiscono una professionalità che un domani potranno spendere sul mercato del lavoro, e perché si aprono a nuove responsabilità e a nuove relazioni con gli altri lavoratori”. 

Proprio come sta avvenendo alla Frabar, dove a poco più di un mese dal loro ingresso in azienda i sei ragazzi della cooperativa iniziano ad integrarsi con gli altri operatori che, adeguatamente preparati, li hanno accolti senza problemi: “I dipendenti sono stati avvisati e l’accoglienza è stata buona – spiega Bardelli –. Abbiamo spiegato loro il progetto e tutto è stato organizzato per conciliare l’attività formativa con il normale ciclo di produzione. Per ora i ragazzi sono addetti a lavori di assemblaggio e confezionamento in uno spazio appositamente realizzato a tale scopo all’interno del reparto, ma gradualmente ruoteranno e a turno, secondo le possibilità individuali, saranno integrati anche in alcune mansioni del ciclo produttivo”.
“Collaboriamo con diverse aziende – dice Aldo Montalbetti – ma la Frabar ci è sembrata ideale per avviare questo progetto non solo per il rapporto fiduciario con i titolari ma perché si tratta di un’azienda a gestione familiare con una spiccata sensibilità al sociale”.

Una sensibilità che, trattandosi di un contesto aziendale, deve necessariamente coniugarsi con la produttività: qui si impara a lavorare davvero e dopo la prima fase di formazione ed inserimento, i ragazzi in tirocinio dovranno anche dimostrare di stare al passo con i tempi della produzione. Ad affiancarli, in questa esperienza pilota, c’è Luca Francocci, che nel ruolo di tutor mette anche la sua esperienza di imprenditore. “Ritengo che per un’azienda sia importante aprirsi ad iniziative sociali – conclude Damiano Bardelli – innanzitutto perché è giusto fare qualcosa per questi ragazzi, ma anche per soddisfazione personale. Inoltre, e per un’impresa anche questo è importante, c’è una crescente attenzione della grande distribuzione al valore sociale e ambientale dell’impresa, che riflette una nuova sensibilità del mercato”.  

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