Una strada per rinascere

Riqualificare via Molinetto a Varese per garantire continuità ai servizi socio-riabilitativi nelle comunità terapeutiche di Cascina Redaelli e per sviluppare pienamente la vocazione formativa e ambientale di Cascina Tagliata

Cinquecento metri di strada, un costo pari a 200mila euro e una metafora fin troppo evidente: al termine di via Molinetto a Varese si trovano Cascina Tagliata e Cascina Redaelli, quest’ultima sede di 3 comunità terapeutiche del Centro Gulliver (Cooperativa sociale che a Varese è sinonimo di cura per chi soffre di dipendenze e fragilità psichiatrica) per circa 50 ospiti. Si tratta di persone che stanno seguendo un percorso di recupero dalle dipendenze, un cammino difficile, che vuole condurre al reinserimento nella vita quotidiana, al recupero della fiducia e della dignità e a un contratto di lavoro. Via Molinetto è come questo stesso percorso: difficile, ma orientata al futuro. Un percorso capace di connettere due mondi: quello “protetto” della struttura e quello complesso, fatto di relazioni e sfide, dove le persone devono rientrare dopo un periodo che può durare anche 2 o 3 anni. Ma la connessione riguarda anche il futuro di Cascina Tagliata, antica struttura contadina dove nacque Vittorio Pastori, il “Vittorione” grande apostolo dell’Uganda. Nel progetto di recupero della cascina, avviato nel 2010, c’è sempre stato il destino di diventare un centro formativo ed educativo, grazie alla fattoria didattica e al centro di accoglienza per gruppi che si sono sviluppati proprio lì. E questa è ancora la strada da percorrere affinché ciò si realizzi pienamente.

La strada e la sua storia

Oggi Centro Gulliver si appresta a mettere mano alle proprie risorse per sistemare via Molinetto, nella speranza che altri vogliano sposare questa causa e contribuire a un costo reso alto dai vincoli legati al fatto di trovarsi all’interno di un Parco, quello del Campo dei Fiori. I tempi sono ormai maturi: il progetto è attualmente al vaglio del Comune e del Parco e, una volta ottenuto il via libera, i lavori potranno partire. Va detto anche che la questione di via Molinetto è annosa e nasce dalla decisione del Gulliver di investire su questo fazzoletto di verde e biodiversità. “Il percorso di recupero che i nostri ospiti intraprendono – spiega Giorgio Stabilini, componente del Cda del Centro Gulliver e referente per questo progetto – scopre in questo luogo un posto ideale in cui poter ritrovare fiducia e sicurezza, in un contesto protetto che offre la possibilità di stare a stretto contatto con la natura e di mettersi alla prova a piccoli passi”. Negli anni non sono mancati interventi di manutenzione e investimenti, anche da parte del Comune, ma si tratta di un’area dove l’equilibrio tra uomo e natura si gioca a carte scoperte: cinghiali, cervi e caprioli che smuovono il terreno, la pioggia che dilava, porta terra e detriti, forma buche, piega al suo corso le ripe e le deforma. Ora non si può più attendere: lo chiede la sicurezza dei dipendenti e dei collaboratori del Gulliver, una trentina in tutto, che salgono e scendono da via Molinetto ogni giorno per raggiungere l’oasi della Cascina Redaelli, lo chiede l’incolumità degli ospiti e delle ambulanze che intervengono in media 3 volte a settimana. E non ultimo, lo chiede il futuro di Cascina Tagliata e la sua possibilità di sviluppare pienamente la sua vocazione di centro didattico e di valorizzazione della storia di questo luogo, che milioni di anni fa fu prima mare e poi ghiaccio e che oggi è un prezioso scrigno di biodiversità da proteggere e conoscere.

Le due Cascine: una strada per preservare attività e futuro

Siamo sulla strada che, lasciato il quartiere di Sant’Ambrogio, sale verso Bregazzana, tagliando a sinistra alla prima traversa che si incontra. È qui che si imbocca via Molinetto, una strada vicinale di uso pubblico che si addentra per 500 metri fino ad arrivare nel cuore di un patrimonio di 37 ettari che le sorelle Redaelli donarono ai Salesiani e che dal 1986 è diventato di proprietà del centro di solidarietà varesino. La prima ad essere ristrutturata fu proprio Cascina Redaelli, dove il Gulliver ha aperto 3 delle sue comunità di recupero, destinate a tossicodipendenti e alcolisti, nelle diverse fasi del loro percorso di riabilitazione e reinserimento. È qui, in quella che ha l’aspetto di un’oasi, che le persone che scelgono di disintossicarsi fanno il loro percorso. Nelle 3 strutture di Cascina Redaelli trovano ospitalità circa 50 persone con una storia di dipendenza da sostanze, persone con co-morbilità psichiatrica, soggetti poli-dipendenti e alcoldipendenti. “Si tratta di persone – racconta Stabilini – che hanno alle spalle situazioni di grande fragilità, che hanno distrutto le loro relazioni familiari e che non credono nelle loro possibilità. Qui, in un luogo ricco di bellezza naturale e privo di contatti con ciò da cui stanno cercando di allontanarsi, cerchiamo di aiutarli a ricostruire la loro vita”. Il percorso non riguarda solo l’abbandono dell’uso di sostanze, ma ha a che fare con la restituzione della fiducia e della dignità e con la delicatezza della ripresa della vita quotidiana, con il rischio di ricadute che possono vanificare i risultati e riportare indietro.

“Per questi motivi si tratta di percorsi lunghi, che richiedono anche 2 o 3 anni per completare un iter fatto di passaggi graduali,
che prevede un reinserimento lavorativo che parte dalle cose più semplici: la puntualità al lavoro, il sapersi presentare, il rispetto
delle regole, ancora prima dell’acquisizione di competenze specifiche”. Un percorso che gli ospiti possono fare, ormai da una decina di anni, grazie agli Orti di Bregazzana e al progetto Homo Faber, che rappresentano la parte produttiva e visibile del percorso di cura e riabilitazione. Coltivare la terra, prendersi cura degli animali, conoscere l’apicoltura: sono tutte possibilità off erte agli ospiti per rientrare con dignità nelle loro vite. Nello stesso angolo di verde e natura, sorge Cascina Tagliata, ristrutturata nel 2010 per diventare, in breve, un polo didattico riconosciuto da Regione Lombardia, con 22 posti letto pensati per garantire anche percorsi di tipo residenziale. “Per le attività della Cascina – spiega ancora Stabilini – è in corso un’interlocuzione con l’assessore alla Cultura del Comune di Varese, con l’Università dell’Insubria e anche con il Cai di Varese per renderla un luogo di studio”. Anche in questo caso le idee di rilancio ruotano tutte attorno all’accessibilità del luogo.

Sempre da qui parte una sentieristica che conduce a diversi punti di interesse del Parco del Campo dei Fiori: la strada, quindi, da ultima, diventerà anche un bene per la comunità, permettendo ai cittadini di inoltrarsi più agevolmente nel Parco e di scoprirne le bellezze e le preziosità. Una tra tutte, un’area a prato magro, che si contraddistingue per essere uno degli ambienti più ricchi di specie, rappresentando un ecosistema tanto ricco quanto estremamente delicato. La varietà di fiori, tra cui piccole orchidee selvatiche e di insetti, rende questi fazzoletti di terra assai rari e ne fanno un habitat di grande valore ecologico e naturalistico, proprio per la loro biodiversità botanica e faunistica. Qui si può sostare anche allo stagno della Tagliata, uno specchio d’acqua poco profondo, avvolto dalla vegetazione, che può quasi passare inosservato all’occhio umano, ma che è di vitale importanza per animali come rane e tritoni: sotto l’apparente immobilità della superficie dell’acqua si cela un mondo subacqueo estremamente ricco e assai delicato.

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