La costituzione di una startup negli Usa è una pura formalità e i costi sono ridottissimi, anche perché non c’è un capitale minimo, e quindi il conferimento è una libera scelta che dipende dal tipo di attività che si vuol fare; serve  per pagare le spese iniziali.
 

Dall’atto di costituzione, alle prime assunzioni, passando per l’emissione delle azioni, il ruolo degli avvocati e quello degli investitori. Continua il viaggio di Varesefocus tra le neo-imprese della California

Anche se non c’è un obbligo specifico, tale costituzione è di solito effettuata dall’avvocato che la startup sceglie. La funzione dell’avvocato negli Usa è molto diversa da quella a cui siamo abituati e la sua presenza è richiesta espressamente dai finanziatori. Di più, anche se nessuno lo direbbe esplicitamente, esistono cordate di avvocati e finanziatori legati non solo da un rapporto di fiducia ma probabilmente anche da interessi. Al punto che si potrà lavorare con un certo finanziatore se ci si è affidati a un avvocato del suo “giro” altrimenti no. L’avvocato poi ha di solito anche il compito di ben introdurre la startup ai suoi contatti (mentors, grandi aziende, banche, ecc.) e per una startup che vuole avere successo avere i contatti giusti è fondamentale.
La costituzione della startup richiede solo pochi minuti e in questa sede essa viene incorporata in uno Stato degli Usa. Di norma si sceglie il Delaware perché è quello con la legislazione più vecchia e soprattutto più completa.
Se poi la startup apre un ufficio, ad esempio in San Francisco, oltre a pagare le tasse federali pagherà anche quelle previste dallo stato della California e dalla città di San Francisco.
Dopo l’incorporazione della startup, l’avvocato cede le quote agli startupper i quali provvederanno, durante la prima assemblea, a nominare il board della società e soprattutto il CEO.
Di norma si sceglie di emettere il numero minimo consentito di azioni, cioè 10.000.000 $. Queste sono le common share (azioni ordinarie) che spettano agli Shareholders (i soci) che devono detenere il controllo della startup. E' possibile emettere nuove common share, in qualunque momento, fino a 50 milioni ma questo viene fatto solo al momento opportuno. Si possono poi emettere preferred share (azioni privilegiate) fino ad un massimo di 10 milioni: queste sono di norma riservate agli Stakeholders, cioè a chi viene coinvolto nelle sorti della società senza esserne socio.
Una volta firmate tutte le carte (20 minuti non di più), la tappa successiva è la banca dove aprire un conto con relativo internet banking e carta di debito (non è possibile ottenere una carta di credito perché la società non ha ovviamente una credit history): altri 30 minuti al massimo e il gioco è fatto.
Solitamente a questo punto gli startupper, tramite il proprio conto online, fanno il bonifico del capitale che hanno sottoscritto per i 10 milioni di azioni della società.
Si avvia il primo sviluppo della business idea, di norma assistito da un mentor e il finanziamento di questa fase proviene direttamente dagli startupper, nei rari casi in cui ne hanno  disponibilità, e dal cosiddetto “family and friends” che è sempre basato esclusivamente sulla fiducia nei fondatori della startup e nelle loro motivazioni ed entusiasmo.
A questo punto il primo impegno degli startupper è l’individuazione di personale qualificato che si affianchi ai fondatori (che quasi sempre già si sono attribuiti le funzioni di CEO,VP S&M e CTO) per formare il team di sviluppo del progetto che concretizzerà la business idea. È questo il momento più delicato per la startup; dalla scelta dei collaboratori più stretti dipenderà in gran parte il successo dell’iniziativa.
 

La costituzione di una startup negli Usa è una pura formalità, i costi sono ridottissimi e la “pratica” richiede solo pochi minuti

Va tenuto presente che il costo aziendale medio annuo di uno sviluppatore, ma in generale di ogni membro del team, è di 200.000 $ ed anche il livello immediatamente inferiore arriva a 150.000 $. È molto difficile trovare personale che possa operare efficacemente in una startup con uno stipendio inferiore a 100.000 $. E questo solo per il costo diretto, ma poi bisogna mettere in conto le stock option. Lo stipendio non è sufficiente ad attrarre, motivare e trattenere il dipendente, è necessario legarlo alle sorti dell'azienda.
Per meglio capire lo spirito di chi cerca lavoro nelle startup vale la pena ricordare una cosa simpatica: una delle domande che viene fatta ai futuri collaboratori durante i colloqui è: "Have you fucking money?", cioè “hai soldi da buttare?” ovvero “vivi di rendita?”. Se la risposta è si, vuol dire che non si convincerà mai la persona a lavorare in base allo stipendio e ai benefit, ma solo con la qualità dell'avventura che gli si prospetta. Se invece è evidente il bisogno di guadagnare per vivere, allora il reclutamento prende un’altra strada: ma sempre sono loro che scelgono l’azienda, non l’imprenditore che li assume. O per lo meno si è sullo stesso piano.
Infine va tenuto presente che in Silicon Valley ci sono qualche centinaio di migliaia di posti di lavori vacanti (il cosiddetto “skill shortage”) e questo rende ancor più difficile il reclutamento dei talenti necessari alle startup.
La concreta possibilità di disporre del personale “giusto” per le startup in Silicon Valley è contemporaneamente facilitato e complicato dal fatto che la migrazione da un’azienda all’altra è molto frequente, anche perché chi resta nella stessa azienda per più di 3 anni non è ben considerato e viene visto con un po’ di diffidenza. Il fenomeno in sé è però molto positivo perché porta a una disseminazione di esperienze e competenze “trasversalmente” fra le aziende ed è significativamente  definito “cross fertilization”. Niente a che fare comunque con spionaggio industriale o cose del genere. Peraltro la protezione della proprietà intellettuale (la “Intellectual Property”) è estremamente rigorosa e funziona molto bene.
Da tutte queste considerazioni appare chiaro perché in Silicon Valley la qualità del team è considerata l’80% del valore della startup.



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