Quando si pensa alla nascita di una startup viene subito in mente un giovane laureato venticinquenne o un brillante ingegnere che lascia a quarant’anni l’azienda in cui lavora. Entrambi sono convinti  di aver avuto “l’idea del secolo”, magari maturata preparando la tesi nel primo caso o facendo una propria ricerca parallela nel secondo. L’importante è tenerla in gran segreto perché solo in questo modo si realizzerà il sogno di diventare un nuovo Paperone.
 

Le nuove idee d’impresa per gli startupper americani non sono segreti da difendere, ma progetti da condividere e di cui parlare con più persone possibili, investitori in testa.
Al posto del business plan, il traction: i finanziatori monitorizzano il prodotto per 3 o 6 mesi e vedono se ha una percentuale minima di utilizzatori costanti

In verità non è più così. Gli startupper statunitensi sono per lo più molto giovani, ragazzi che hanno presto abbandonato la scuola per tentare l’avventura in Silicon Valley. Alcuni hanno una loro “business idea”, ma hanno ben presto capito che non è bene tenerla nascosta, anzi bisogna parlarne con il maggior numero di persone possibile per capire se effettivamente incontra un interesse diffuso. Sanno che la prima cosa che gli investitori chiederanno non sarà quale tecnologia utilizzeranno, quale geniale processo produttivo hanno in mente, quale fenomenale strategia di vendita hanno escogitato, ma vorranno solo una risposta a questa domanda: “Quale è il problema reale che si risolve?” Hanno poi imparato che se qualcuno cerca di copiare la loro idea questo paradossalmente è solo un fatto positivo: significa che l’idea è valida e tocca a loro sfruttare il vantaggio temporale che sicuramente hanno nei confronti di chi eventualmente cerca di imitarla. Scoprono anche che i finanziatori sono spesso perplessi se la loro idea è troppo originale: “Possibile – si chiedono – che nessuno ci abbia già pensato, se l’idea è davvero geniale?”.
Ma c’è anche un modo assolutamente nuovo per individuare la business idea. Molti vanno in Silicon Valley senza una idea, bensì per trovare lì l’ispirazione.
Assieme alla business idea lo startupper deve anche definire il relativo business model sapendo che esso deve rispondere essenzialmente alla domanda: “How my customers can make or save money?”

A questo punto, sempre nell’immaginario collettivo, si pensa allo startupper impegnato a realizzare il business plan, cioè quel complesso, articolato e costoso documento che spiega l’idea di impresa, con un piano di lavoro di circa 5 anni, descrivendo il mercato, la tecnologia, il/i prodotti, la strategia aziendale e il personale “chiave”; soprattutto dando la previsione finanziaria dei primi 5 anni. Questa deve presentare un ritorno dell’investimento pari ad almeno 10 volte l’investimento stesso, altrimenti nessun finanziatore la prenderebbe in considerazione.
Anche se molte startup seguono ancora la strada del business plan, pur sapendo che ogni finanziatore ne ha sempre alcune centinaia nel cassetto e ne sceglie solo qualcuno all’anno, negli ultimi tempi si assiste ad un fenomeno nuovo: molti startupper non fanno il business plan. Innanzitutto perché non lo sanno fare, ma anche perché per farlo ci vogliono alcuni mesi e tanti soldi. Si preferisce il cosiddetto traction: se il prodotto legato alla business idea lo consente, ad esempio si tratta di una app, lo startupper la mette online e trova ogni pretesto per farlo provare a più gente possibile al fine di misurare l’interesse e raccogliere suggerimenti. Proprio dal numero di utenti che sono disponibili ad usarlo nel tempo e dai loro giudizi, lo startupper può capire la validità del suo prodotto e, a questo punto, condividere le informazioni ottenute con eventuali finanziatori: questi quindi si trovano di fronte a dati sicuramente più oggettivi rispetto alle tradizionali analisi di mercato che, come minimo, sono “datate”.

Il traction deve durare nel tempo: i finanziatori monitorizzano il prodotto per 3 o 6 mesi e vedono se ha una percentuale minima di utilizzatori costanti. Le percentuali ideali sono il 30% di utilizzatori mensili rispetto ai download del mese precedente. Questo può essere un buon inizio di collaborazione con i finanziatori.

Il passaggio immediatamente successivo è la costituzione della società o, come spesso si dice in Silicon Valley, la propria Inc (la nostra Spa nel contesto anglosassone, mentre la Ltd è la corrispondente della Srl).
 

Al posto del business plan, il traction: i finanziatori monitorizzano il prodotto per 3 o 6 mesi e vedono se ha una percentuale minima di utilizzatori costanti

Inoltre bisogna decidere se la propria startup debba avere o no un unico socio, che quindi nominerà autonomamente la composizione del Board of Directors, il nostro consiglio di amministrazione, presieduto dal Chairman e in cui ci saranno anche i Chief Executive (CEO, amministratore delegato, CFO, responsabile finanziario ed eventualmente anche il CTO, responsabile tecnico, il COO, responsabile delle operazioni, e il Secretary).
Va detto che gli investitori non vedono di buon occhio le società con socio unico, peraltro spesso voluta strenuamente dal fondatore, per l’evidente rischio che le loro sorti dipendano da una sola persona.

Sono sicuramente più ben disposti verso aziende con più soci purché la distribuzione delle azioni non possa in alcun caso generare una situazione di stallo (come ad esempio quando 2 soci hanno ciascuno il 50%, oppure quando quattro soci hanno il 25% ciascuno). Le aziende con più soci normalmente distribuiscono fra di loro le funzioni dei Chief.
Si calcola che tra founder e co-founder sono stati circa due milioni i ragazzi andati nella Bay Area negli ultimi 4 anni, ma solo 10.000 di questi hanno avuto il loro investor.
Infine bisogna scegliere il CPA (Certified Public Account), che sarà il garante a 360° dell’azienda e sarà il responsabile delle operazioni fiscali e contabili. E’ un passaggio non facile perché la futura azienda deve conquistare la fiducia di un CPA affermato e riconosciuto e capita spesso che questo declini l’incarico.
A questo punto tutto è pronto per la costituzione vera e propria della società. Contrariamente a quanto succede da noi questa fase è estremamente semplice, veloce e non costosa.



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