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Compie 60 anni Tiba Tricot, realtà produttrice di tessuti indemagliabili per conto terzi. Oggi l’impresa di Castellanza è un punto di riferimento per i brand di svariati comparti, dallo sport, all’automotive, passando dalla moda e l’arredo-casa. Il fondatore era “un visionario, avanti di due pagine, sulla storia dell’innovazione”, racconta con orgoglio il figlio Gianni Brugnoli, Vicepresidente di Confindustria, alla guida dell’azienda 

Ha appena spento 60 candeline, detiene un portafoglio ordini internazionale e registra un fatturato di quasi 8 milioni di euro grazie alla forza lavoro di 33 collaboratori. È la Tiba Tricot Srl: l’azienda con sede a Castellanza, specializzata nella creazione di tessuti indemagliabili, 3D e a maglia circolare. Una produzione che per circa il 20% si traduce in un export diretto. Senza contare tutta quella parte di commesse destinate, anch’esse, ma indirettamente, ad un’esportazione attraverso un semilavorato del tutto made in Italy in grado di rispondere alle esigenze di svariati brand di diversi comparti: dal tessile sportivo, a quello destinato all’automotive, fino alla moda e all’arredo-casa. Con mercato, il mondo. 

Più precisamente, i tessuti prodotti all’interno delle mura della Tiba, si possono trovare in tutte le sedute dei car seat per bambini dei più famosi marchi italiani, così come in qualsiasi giacca da motociclismo di brand noti a livello internazionale, quali Dainese e Alpinestars. Ma anche in prodotti come le scarpe da ginnastica o da lavoro. O ancora, nei capi di intimo di Lise Charmel, nei materassi e nei divani dei top produttori della Brianza. Senza dimenticare l’impiego delle fodere della Tiba, anche all’interno dei caschi dei campioni di Moto GP e Formula 1, come Max Emilian Verstappen oppure nelle maglie di importanti team ciclistici impegnati in circuiti prestigiosi come il Tour de France o il Giro d’Italia. Si tratta di collaborazioni con marchi di abbigliamento tecnico sportivo come Santini, Scott, Castelli, Valcismon e Bioracer. Esempi concreti, questi, che rendono l’idea non solo dell’ampiezza del ventaglio di collaborazioni della Tiba Tricot, ma anche del loro spessore. “Siamo all’interno di quei prodotti che rappresentano il bello e il ben fatto dei marchi più importanti del nostro Paese – tiene a evidenziare il Presidente dell’azienda, Gianni Brugnoli –. Questo significa che siamo una parte dell’esportazione del made in Italy, ma in pochi lo sanno perché siamo nascosti, ad esempio, sotto al sedile di una Ferrari”. 

Ma come ha fatto Tiba ad arrivare fino all’interno dei capi o addirittura delle auto dei più importanti piloti al mondo? Perseguendo le strade della qualità e dell’innovazione. Senza tralasciare la costante analisi dei cambiamenti del mercato. Ma soprattutto concentrando l’attenzione sulle persone e sull’ambiente. Questi gli elementi che hanno contraddistinto l’azienda fin dalla sua nascita, quando il fondatore, Antonio Brugnoli, nel 1962, iniziò a produrre tessuti indemagliabili, per conto terzi, con soli tre telai in una sede a Sacconago, per poi spostarsi nel ‘72, con una trentina di macchinari, su un’area di 15mila metri quadrati, nell’attuale sede di Castellanza. Valori che sono rimasti immutati e hanno accompagnato la Tiba in tutti questi anni. Li racconta così il Presidente Brugnoli: “Sono stati sessant’anni di grande fatica, perché quello di allora era un Paese tutto da costruire, ma c’era un entusiasmo talmente forte nel voler far emergere il made in Italy che ha fatto da volano per iniziative imprenditoriali come quella che ha intrapreso mio padre. Un ragazzo che aveva fatto solo la quinta elementare – racconta il Presidente –. Non aveva una rete commerciale e nemmeno l’esperienza e proprio per questo sapeva che l’unica maniera per rimanere competitivo e al passo con i tempi era avere i macchinari, il capannone e l’innovazione di processo sempre ai massimi livelli”. 

I tessuti prodotti dalla Tiba, si possono trovare in tutte le sedute dei car seat per bambini dei più famosi marchi italiani, così come in qualsiasi giacca da motociclismo di brand noti a livello internazionale, quali Dainese e Alpinestars

Ecco che guardare il cambiamento come un’opportunità di crescita e di sviluppo e mai con lo specchietto retrovisore del senno di “poi” è ancora oggi una linea guida per l’impresa. Ed è con la stessa filosofia che per i sessant’anni dell’azienda, Tiba ha investito in un impianto fotovoltaico in grado di coprire circa il 40% del fabbisogno aziendale. “È vero che incide economicamente – precisa Brugnoli –, ma è anche un atto di responsabilità sociale. Se tutti facessero la propria parte, lasceremmo ai nostri figli un Paese migliore”. Stare al passo con la modernità, però, per la Tiba Tricot, non significa solo questo. Ma anche ascoltare e valorizzare le persone, in particolare i giovani. “Un collaboratore che viene a lavorare da noi deve trovare un alto grado di comfort per trascorrere piacevolmente le sue ore professionali. Un lavoro mal retribuito in un ambiente poco accogliente è sempre una decrescita per tutti”. E Gianni Brugnoli, che oltre ad essere al timone dell’azienda castellanzese è anche Vicepresidente di Confindustria con delega al Capitale umano, lo sa bene. 

“Siamo consapevoli della forte crisi demografica in atto e, al contempo, dell’alta disoccupazione giovanile. Probabilmente i ragazzi e le ragazze di oggi sono lontani dal mondo imprenditoriale che non viene ritenuto così appealing – sottolinea Brugnoli –. Ecco perché crediamo fortemente di dover crescere talenti, tant’è che abbiamo relazioni costanti con gli istituti scolastici della provincia”. Uno degli obiettivi di Tiba è quello di contaminare il proprio saper fare impresa avvicinando i giovani, partendo dai percorsi di Pcto (Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento, ossia la vecchia alternanza scuola-lavoro), per poi trattenerli con un contratto di apprendistato e successivamente assumerli a tempo indeterminato. E poi? “Possono considerare Tiba come la loro casa, una famiglia su cui poter contare sempre”.  



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