Street-photography-tra-Castellanza-e Busto-Arsizio

Tra pandemia, limitazioni e impossibilità di viaggiare, perché non andare alla riscoperta delle nostre città? Magari attraverso una passeggiata fotografica, muniti di un semplice cellulare o di una più impegnativa reflex, e armati di qualche consiglio utile per il giusto scatto, come quelli di Claudio Argentiero, Presidente dell’Archivio Fotografico Italiano

Quest’anno non ci si mette solo il freddo, ma anche la pandemia a restringere le possibilità di viaggiare e spostarsi. Ma il clima e il periodo particolare possono essere un ottimo pretesto per “viaggiare sotto casa” e riscoprire gli angoli fotografici della propria città. Telefonino o macchina fotografica in mano, per un giorno l’esperienza di diventare esploratori di quartieri e ambienti urbani regala emozioni e risultati davvero sorprendenti. Ne parliamo con Claudio Argentiero, fondatore e Presidente dell’Afi, Archivio Fotografico Italiano, che proprio quest’anno inaugurerà un altro corposo progetto, l’Archivio Fotografico Lombardo. “Il lockdown per noi è stato il momento giusto per fare ordine e rimettere a posto gli archivi”, spiega Argentiero. “E il risultato è un nuovo lavoro che testimonia passato, tradizioni e presente della nostra Regione”. Il quartier generale dell’Afi è tra Busto e Castellanza, anche se l’associazione è operativa su tutto il territorio nazionale.

Perché non approfittare, dunque, di Argentiero, che è un profondo conoscitore del sud della provincia, per darci qualche dritta sugli angoli più scenografici da fotografare in città tra Busto Arsizio e dintorni?
“Il clima e le restrizioni di questi periodi permettono di poter osservare le città nei loro silenzi. Inoltre, il fatto che le giornate siano più corte, permette di avere a disposizione tramonti e cambi di luce in ristrette fasce orarie”, sottolinea Argentiero. Che come tappe imperdibili per una photowalk nel sud della provincia mette al primo posto il Museo Pagani. L’originale spazio espositivo si trova a Castellanza: si tratta di un vasto parco, circa 40.000 metri quadrati, in cui sono collocate centinaia di opere tra sculture e mosaici, realizzate coi materiali più diversi. Questa raccolta può essere definita unica nel suo genere, sia per il numero di opere che vi hanno trovato sistemazione, sia per la notorietà degli artisti italiani e stranieri rappresentati, sia per la vastità dell’area e, soprattutto, per il fatto che è esposta “en plein air”.

Beata Giuliana e Borsano: due quartieri della periferia di Busto Arsizio ideali per sperimentare un po’ di fotografia di strada. Zone di contrasti, tra iper-moderno e antico, tra nuovo e vecchio, tra realtà produttive efficienti e luminose ed anche edifici vuoti e bui

L’idea che ha ispirato il suo creatore, Enzo Pagani, è stata quella di portare le opere d’arte all’aperto, come spesso fecero gli antichi greci, al contatto diretto con la natura, a respirare aria fresca. Oggi è chiuso all’entrata libera del pubblico, ma è possibile prendere contatti con la proprietà per chiedere di visitarlo. E anche dall’esterno, regala silhouette, scorci e suggestioni piacevoli da immortalare. D’altronde i musei sono un soggetto interessante per chi vuole esercitarsi con la fotografia per Argentiero. Alcuni, se sono chiusi, meritano un salto anche per essere osservati da fuori. Il Museo del Tessile di Busto Arsizio, per esempio, è una tappa interessante a 360 gradi. “Ci sono i macchinari, i fili, si può lavorare su molteplici aspetti interpretativi che l’esposizione offre”. E poi, aggiunge il fotografo, ci sono i quartieri... “I quartieri sono patrimonio che nessuno considera. La cosa bella è vivere e scoprire quella dimensione. A Busto Arsizio, ad esempio, di norma si vede il centro, qualche via limitrofa ed è finita lì”. E invece? “Io stesso sto facendo un lavoro sui quartieri che prosegue da due anni e sono rimasto molto colpito da quello che ho trovato. Alcuni luoghi, pur essendo in una città che cambia in fretta poi, sono rimasti immutati, altri si sono trasformati completamente”.

Il photowalk con Claudio Argentiero, dunque, dopo aver fatto tappa nei musei tra Castellanza e Busto, prosegue per strada. Da due quartieri bustocchi per la precisione: Beata Giuliana e Borsano. Zone di periferia, dove si lavora e si vive, che nascondono scorci e cortili che sembrano rimasti immutati nel tempo. Zone di contrasti, tra iper-moderno e antico, tra nuovo e vecchio, tra realtà produttive efficienti e luminose ed anche edifici vuoti e bui. Terreni ideali dove sperimentare un po’ di fotografia di strada, la cosiddetta street photography. Il telefonino, non solo una reflex o una mirrorless, è un alleato affidabile in queste scorribande, perché è sempre a portata di mano e permette di catturare l’attimo. Un cavalletto è  sempre buona norma portarlo con sé, perché in caso di mancanza di luce o per effetti particolari (le scie luminose del traffico ad esempio), permette alla macchina o allo smartphone la stabilità ideale per uno scatto interessante ma senza troppo “rumore”, come dicono gli esperti. Ossia senza quegli effetti che non permettono di avere un’immagine nitida e senza disturbi nelle fotografie fatte con poca luce.

Busto Arsizio e Castellanza offrono contrasti, architetture, storie, seguendo solo le linee delle strade

Busto Arsizio e Castellanza offrono contrasti, architetture, storie, seguendo solo le linee delle strade. “Le periferie soprattutto, spesso un tempo agricole e oggi urbanizzate, suggeriscono come è cambiata l’idea del paesaggio”, spiega ancora il Presidente di Afi. Busto regala spunti e scorci anche per gli amanti delle foto di architettura. “Tra gli aspetti che si possono ricercare ci sono i vari livelli nelle architetture. Ad esempio: Busto, ma non solo, è ricca di questi contrasti, dalla casa bassa antica ai palazzi moderni, si può realizzare un racconto fotografico su come l’urbanizzazione sia mutata e si sia sviluppata in altezza”. Sempre in tema di contrasti, altra fototappa obbligata è quella in via Solferino: un quartiere con nuovi edifici contemporanei distante pochi minuti da via Montebello, che rappresenta un’atmosfera totalmente diversa, ancora per certi versi tipica.


Claudio Argentiero

Cos’è l’Archivio Fotografico Italiano

L’Afi nasce nel 2006 e da allora si dedica alla valorizzazione e diffusione della fotografia d’autore, progettando e sviluppando ricerche per arricchire qualitativamente la propria collezione. Dal reportage al giornalismo, dal territorio agli spazi architettonici, dal ritratto al lavoro, alla fotografia di ricerca e d’arte, l’associazione si occupa anche dalle immagini storiche e del recente passato e realizza mostre artistiche, corsi, workshop. A oggi molti progetti sono diventati mostre itineranti e pubblicazioni presentate a livello europeo. Collabora con enti pubblici, archivi privati, scuole e istituti, proponendo percorsi didattici, educativi e di gestione del patrimonio visivo, sotto il punto di vista della conservazione e della catalogazione.
L’avvio di una collana editoriale, giunta a oltre 40 titoli, ha consentito all’archivio di proporsi anche al di fuori dei confini nazionali, promuovendo la fotografia italiana e gli autori rappresentati in ambienti riservati a operatori qualificati e cultori di fotografia e d’arte. L’Afi è anche laboratorio di stampa fine art e ha ottenuto da Epson il marchio di certificazione Digigraphie, che attesta la qualità dell’atelier nella realizzazione di stampe fine art da collezione. Tra gli eventi organizzati annualmente (Covid permettendo) il Festival Fotografico Europeo, varie rassegne a tema, progetti di documentazione e valorizzazione del territorio. L’Afi vanta collaborazioni a livello europeo. In particolare, partecipa da molti anni ai RIP di Arles, nella settimana di apertura, con un proprio spazio in collaborazione con il comune francese. A Grenoble promuove la fotografia italiana. A Parigi è presente, con un proprio stand, nell’ambito di Fotofever al Carrousel du Louvre. Dal 2017 ha attivato una collaborazione proiettata nel tempo con Photo Beijing a Pechino, con la finalità di rappresentare la fotografia italiana in Cina e far conoscere gli artisti cinesi in Italia. Nel 2021 inaugurerà l’Archivio Fotografico Lombardo.

 

Leggi anche:



Articolo precedente Articolo successivo
Edit