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Gli scorci suggestivi della Boschina, gli inaspettati ponti sull’Arnetta, l’inconfondibile stile liberty degli edifici e delle fabbriche: la città dei due galli vista attraverso la reflex di Salvatore Benvenga, Presidente del fotoclub Il Sestante

Proseguono le passeggiate urbane fotografiche di Varesefocus in collaborazione con associazioni e professionisti locali che ci aiutano a scoprire con un tocco inedito città e quartieri. In questo numero il foto-tour ci porta a Gallarate assieme a Salvatore Benvenga, Presidente del fotoclub Il Sestante, storica realtà gallaratese che da anni immortala, racconta e valorizza il patrimonio urbano e l’amore per la fotografia. L’arrivo della primavera, infatti, si fa interessante anche per chi vuole restare in città o sceglie di vederla con occhi diversi, magari con macchina fotografica al seguito. Chi meglio di un fotoclub può darci qualche dritta per scoprire itinerari e suggestioni originali? Lo abbiamo chiesto a Benvenga, che ama passeggiare per la sua città e alla quale ha dedicato pubblicazioni e mostre.

Fotowalk in Boschina

“Con l’arrivo della primavera Gallarate offre spunti interessanti anche per chi ama i paesaggi agresti all’aria aperta” spiega. “In primis la Boschina, e la zona che si estende dietro il quartiere Moriggia”. La Boschina in effetti è un piccolo polmone verde che si riempie di fiori e profumi in primavera. Si trova alla periferia di Gallarate, nel rione di Crenna (che era comune autonomo fino al 1923), su una collina morenica che è anche il punto più alto della zona, a tutto vantaggio del panorama.  Quest’area verde, inserita nel Parco del Ticino, è ricca di specie vegetali autoctone e sentieri interessanti, con scorci tutti da fotografare. Splendide prospettive si trovano lungo il sentiero che da Crenna (partendo dalla ex centrale del Latte) si dirama e può condurre ad Arsago lungo i boschi, piuttosto che ai pratoni confinanti con il quartiere Moriggia. Tra le meraviglie naturali o curiosità umane che è possibile trovare lungo il percorso, anche l’oramai abbandonata casa dei cacciatori. “Ci sono vari modi per affrontare il percorso peraltro agevole, bastano un paio di scarpe con un minimo di suola di gomma scolpita - spiega Benvenga -. Uno è quello che parte dalla vecchia Centrale del Latte, la si lascia sulla destra e a meno di cento metri inizia il sentiero che entra dritto nel bosco ed arriva (considerato comunque che ci sono nel frattempo almeno un paio di deviazioni possibili se si vuole fare un altro giro) dopo circa 250 metri al ponticello che supera la valletta della ferrovia per Luino. Oltre il ponticello si può costeggiarla in parallelo (tenendo i binari sulla sinistra) e giungere al Cimitero di Crenna, ovvero al ponticello deviare a destra e poi scegliere, in base ai cartelli indicatori, quale percorso si vuole fare. Uno dei più semplici e meno impegnativi è quello che (tornando indietro a semicerchio rispetto alla ferrovia) porta sempre al cimitero di Crenna ma attraversando i pratoni confinanti con la Moriggia”. Per le foto in natura, consiglia Benvenga, può essere utile un grandangolo, per abbracciare i panorami. “Ormai con i cellulari le foto belle vengono sempre, ma io consiglio, se si può, di uscire con una macchina fotografica, per giocare con il diaframma, cosa impossibile con un telefonino, e dare risalto a contrasti e messe a fuoco, rendendo le immagini più personali e vive”. 

Lungo il fiume Arnetta

Per gli amanti dell’outdoor, Benvenga suggerisce anche una passeggiata fotografica tra città e natura, seguendo il corso del fiume Arno, o “Arnetta”, come lo chiamano i locali. “Seguire il suo corso è molto interessante: dalle golene di Cedrate fino in fondo, ad Arnate, si toccano più rioni e si scopre la storia del fiume e quella della città. Si può partire da Cedrate, scoprire le golene, per poi proseguire verso la chiesa del Lazzaretto, via Volta, fino alla contrada le Brodo e ad Arnate”. Il fotografo consiglia di soffermarsi anche a osservare i ponti che accompagnano lungo il percorso, ciascuno con il suo stile, la sua storia, i suoi dettagli e ambientazioni da fotografare. Le golene sono delle zone pianeggianti fra il letto di magra di un corso d’acqua e il suo argine, che vengono inondate durante il periodo di piena di un fiume. Aree pianeggianti e umide, affascinanti anche per chi vuole cimentarsi con la fotografia di paesaggio in bianco e nero. 

Tra le ville Liberty di Gallarate

Al tema è stato dedicato un libro, “Il Liberty a Gallarate” dell’architetto Piermichele Miano con al suo interno diverse foto proprio di Benvenga. E questo aspetto della città, dove lo stile iniziò tardi, finì presto ma lasciò moltissime testimonianze interessanti dal 1910 al 1921, diventa un tema affascinante anche per un tour fotografico. Gli esempi Liberty a Gallarate sono differenti, alcuni più fedeli allo stile originario, altri sulla scia degli architetti Giovanni Sommaruga e Camillo Boito (che ha progettato la facciata della Basilica di Santa Maria Assunta di Gallarate), come Villa Borgomaneri e Villa Mauri. Tra i tesori Liberty in città anche alcune aziende, come le manifatture Bassetti, Maino e Borgomaneri; le case operaie e residenziali, come quelle costruite per conto della Società Macchi e le splendide ville (in maggior parte ad opera dello Studio Tenconi-Moroni) che caratterizzano l’area urbana lungo la strada del Sempione, nel quartiere tra via Volta e via Cavallotti. Gli esempi sono numerosi, insomma, e comprendono edifici interi ma anche solo particolari, balconi, facciate. Per questo anche solo un’ottica fissa può regalare scatti di dettagli interessanti in questo percorso.  “Non sempre bisogna svelare tutto in una foto, si può andare anche per induzione, e focalizzarsi su un particolare per raccontare il generale”, spiega Benvenga. “Un’ottica fissa può essere una buona compagna di viaggio in questi casi, o un grandangolo, per dare vedute più ampie”. Alcune tappe da non perdere, come emerso dal libro di Miano sono Casa Gino Borgomaneri, in via Roma dello studio Tenconi & Moroni; il “condominio” della società Case e Alloggi Macchi, in via Borgo Antico, oggi casa Pastorelli, dell’ingegner De Rizzoli; Casa Mauri in via Solferino, oggi Casa Sironi, dell’architetto Moroni; la tomba Ranchet nel cimitero centrale dell’architetto milanese Bossi. Come annota Piermichele Miano nel suo libro: “Queste quattro realizzazioni, ciascuna per il suo verso, indicano con chiarezza il livello espressivo raggiunto dal nuovo stile in città. Si tratta di realizzazioni di dimensioni e ruolo urbano non paragonabili a quelle di altre importanti città, ma comunque di assoluto pregio, nel tessuto edilizio cittadino”.

Il Sestante, memoria storica locale

Il Fotoclub Il Sestante di Gallarate, è tra i dieci fotoclub regionali di più antica data (lista Fiaf, Federazione italiana associazioni fotografiche). Consegue il titolo di Benemerito della Fotografia Italiana assegnato dalla Federazione Italiana delle Arti Fotografiche nel 1990. La data ufficiale di nascita risale al 15 novembre 1963 per iniziativa di un terzetto di appassionati: Angelo Garzolino, Gaetano Milani e Libero Florio. La scelta del nome, Sestante, viene fatta dai tre cofondatori perché identifica lo strumento impiegato per stabilire la giusta rotta da seguire, anche se naturalmente qui riferita al campo cinefotografico. Attivo protagonista della cultura gallaratese, il Sestante organizza ancora oggi corsi di fotografia di ottimo livello e continua a rappresentare dopo oltre mezzo secolo di attività, una delle migliori palestre per quanto riguarda l’esercizio della produzione e analisi fotografica, oltre ad essere parte attiva in numerosi eventi culturali cittadini e non. 

 

 

Salvatore Benvenga, Presidente del fotoclub Il Sestante

 

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