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Le aziende, seppur a diversi livelli, sono sempre più orientate verso la trasformazione digitale e utilizzano in maniera crescente soluzioni di intelligenza artificiale. Tuttavia, le opportunità non ancora colte sono diverse. Mancanza di risorse e difficoltà, soprattutto per le piccole realtà, di interloquire con i grandi fornitori tecnologici sono i principali ostacoli. A dirlo è il Report realizzato dal Digital Innovation Hub Lombardia per fare il punto della situazione sul processo di digitalizzazione delle realtà produttive lombarde

Duecentocinquanta imprese lombarde coinvolte. 11 macro-settori rappresentativi del sistema produttivo analizzati. 3 dimensioni d’azienda sondati: piccola, media e grande. Sono questi i parametri utilizzati dal Digital Innovation Hub Lombardia (la struttura dei servizi legati a industria 4.0, creata da Confindustria Lombardia, insieme alle associazioni industriali territoriali lombarde) per misurare il grado di maturità digitale delle realtà produttive. Per realizzare l’indagine è stato fondamentale l’apporto delle nove Antenne Territoriali con cui opera costantemente il DIH lombardo, considerate, a tutti gli effetti, le sue colonne portanti. Tra queste c’è anche l’Unione degli Industriali della Provincia di Varese che opera su questi fronti per il tramite della sua Area Digitale e della sua società di servizi Univa Servizi. Il risultato finale dello studio è racchiuso in un Report di 150 pagine. L’attività di mappatura svolta dal DIH Lombardia si può riassumere in quattro passaggi chiave: definizione e sviluppo del modello da utilizzare durante l’erogazione del servizio alle imprese; identificazione e costruzione del cluster di aziende da coinvolgere per le tematiche legate all’intelligenza artificiale; erogazione del servizio a ciascuna impresa e, infine, analisi dei risultati con elaborazione finale del Report “Digital & AI: una mappatura della situazione in Lombardia”. Le imprese lombarde sono state misurate sul grado di utilizzo dell’intelligenza artificiale e delle tecnologie digitali in genere, nelle proprie realtà produttive. 

Delle 250 aziende prese a campione, la maggior parte (81%) sono Pmi. Più nel dettaglio: il 51,6% sono piccole realtà con meno di 50 dipendenti e un fatturato annuo non superiore ai 10 milioni di euro. Il 28,8% sono imprese di medie dimensioni, con un fatturato annuo non superiore ai 50 milioni e contano al massimo 250 dipendenti. E poi, il 19,6% sono grandi imprese che hanno più di 250 dipendenti e un fatturato annuo superiore ai 50 milioni di euro. Questo lo spaccato dimensionale, a cui si aggiungono, come elemento di analisi, anche gli 11 cluster settoriali di riferimento. Tra questi, quelli rappresentativi del sistema produttivo regionale, secondo il report del DIH Lombardia, sono: il comparto meccatronico e quello del tessile, carta e plastica sondati in maniera congiunta; seguono l’alimentare, la chimica e l’automotive. L’energia e l’edilizia. Senza dimenticare il Life Sciences, l’industria pesante e l’altra industria manifatturiera e non manifatturiera. Personalizzazione del prodotto, flessibilità organizzativa, centralità del modello B2B, ecosistema dell’intelligenza artificiale (IA), anche in termini di filiera, Digital Capability: questi i cinque fattori di analisi utilizzati. La scala dei risultati va da un valore minimo di 1 ad un massimo di 5. A livello generale, la capacità di personalizzazione del prodotto delle imprese lombarde ha ricevuto un punteggio di 3.39. Flessibilità organizzativa 3.30. Intelligenza artificiale e Digital Capability, invece, 2.90. Fin qui i voti buoni. Da migliorare, invece, l’ecosistema dell’IA anche in termini di filiera su cui le imprese lombarde prendono un voto di 2.87 e la centralità del modello B2B con 2.77. 

Secondo il Report del DIH Lombardia nel settore Life Sciences c’è un grande potenziale ancora inesplorato per quanto riguarda la digitalizzazione della supply chain, mentre l’Automotive si presenta come uno dei settori più completi per quanto riguarda l’implementazione dell’intelligenza artificiale 

A livello di settori, nel comparto della meccatronica, rappresentato, in Lombardia, da oltre 1.600 imprese, la personalizzazione del prodotto registra un punteggio molto buono: 3.52, superiore al valore medio del campione totale (3.39). Bene anche la flessibilità organizzativa (3.39): capacità di gestire gli imprevisti e l’efficace ed efficiente integrazione tra le varie funzioni sono i fattori che rendono elevato questo valore in un comparto così importante per l’economia lombarda. Analizzati insieme sono stati, invece, i settori tessile, carta e plastica. I parametri che registrano i punteggi più alti in questi comparti sono gli stessi di quello meccatronico: 3.29 per la flessibilità organizzativa e 3.20 per la personalizzazione del prodotto. Nel comparto chimico, la personalizzazione del prodotto ha ricevuto un voto discreto (3.55), mentre le aziende devono ancora lavorare molto sulla centralità del modello B2B (punteggio 2.50). Questi alcuni esempi della fotografia scattata dal DIH a livello di singoli settori produttivi.

In linea generale, il Report riassume i risultati raggiunti in 10 punti. Eccone alcuni: c’è omogeneità della maturità digitale tra le varie dimensioni aziendali, questo è indice di un orientamento trasversale verso l’IA; Personalizzazione Prodotto e Flessibilità Organizzativa sono le aree dove l’IA è più sviluppata; nelle Life Sciences c’è un grande potenziale ancora inesplorato per quanto riguarda la digitalizzazione della supply chain; l’Automotive si presenta come uno dei settori più completi per quanto riguarda l’implementazione dell’IA; l’alimentare presenta significativi margini di miglioramento in particolare dal punto di vista tecnologico; al momento nell’edilizia l’adozione dell’IA è limitata. Quello che emerge, quindi, è che le imprese lombarde sono già, seppur con differenti livelli, orientate verso la trasformazione digitale e l’utilizzo di soluzioni di intelligenza artificiale.

Tuttavia, le opportunità non ancora colte sono molteplici. Le imprese, se riusciranno a sfruttarle, potranno aumentare ulteriormente la loro competitività. Questo risultato, però, non deve trascurare due aspetti fondamentali. Da una parte, le difficoltà, soprattutto per gli attori più piccoli, nell’accedere a capitali o di interloquire con i grandi fornitori tecnologici. Dall’altra, la difficoltà di reperire le giuste competenze nel guidare l’azienda in questo processo di trasformazione digitale. A questi aspetti, si aggiunge un tema a cui le imprese devono prestare attenzione: la sostenibilità. Le aziende devono pensare a processi, prodotti e modelli sostenibili. Queste le sfide a cui sono chiamate le imprese, specialmente quelle lombarde, con una forte vocazione manifatturiera. Ma soprattutto, le realtà produttive non possono mai fermarsi o limitarsi ad osservare. L’ambito digitale muta troppo velocemente. Serve, quindi, saper sfruttare al meglio la tecnologia e fissare obiettivi di medio-lungo periodo. Questi i principali consigli che emergono dal Report del DIH Lombardia.  

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