La riconquista del nostro satellite è un obiettivo dichiarato dagli Usa. La nuova presidenza Biden potrebbe rallentare, ma non fermare, la corsa ormai già avviata, con il coinvolgimento e ruoli di primo piano della stessa industria aerospaziale italiana

Con la nuova amministrazione degli Stati Uniti guidata da Joe Biden la data che vedrà la prima donna sulla Luna e il ritorno di un uomo, forse verrà spostata più in là rispetto al 2024, anno fortemente voluto da Donald Trump. La ricerca spaziale, infatti, non sembra rientrare nelle priorità del nuovo Presidente degli Usa e quindi i fondi potrebbero non essere sufficienti per arrivare in tempi così ristretti. Tuttavia, la macchina si è messa in moto e difficilmente si arenerà come è successo altre volte con il passaggio da un Presidente all’altro. Se non tra 4 anni, più probabilmente tra 5 o 6 si arriverà comunque alla costruzione di una stazione lunare e una base sulla Luna. Il meccanismo che si è innescato negli ultimi anni prevede una serie di passaggi importanti per arrivare a ciò che sta già coinvolgendo numerose nazioni. Una cosa è certa: questo nuovo slancio verso il nostro satellite porterà, però, ad una forte diminuzione nell’impegno economico da parte delle agenzie spaziali nazionali, come la NASA, l’ESA e la Roscosmos, per mantenere viva la Stazione Spaziale Internazionale. Il sostegno finanziario di quest’ultima sarà probabilmente sempre più ad appannaggio di industrie e privati interessati a sfruttarne le enormi potenziali di centro di ricerca nello spazio e di un nuovo turismo, non proprio per tutte le tasche.

Il primo passo verso il ritorno alla Luna consisterà nel costruire una piccola stazione spaziale attorno ad essa, base d’appoggio per le missioni umane sul nostro satellite naturale. La Gateway, così si chiamerà la stazione lunare, non sarà permanentemente abitata come la Iss, ma gli equipaggi vi dimoreranno fino ad un massimo di 3 mesi per evitare dosi di radiazioni cosmiche troppo intense (attorno alla Terra il problema è limitato dal campo magnetico terrestre). Da lì gli astronauti, oltre che realizzare esperimenti, scenderanno sulla Luna e faranno sosta prima di ritornare a Terra. Solo in un secondo momento, sarà la volta di una base lunare permanente dove gli astronauti, oltre che fare ricerca scientifica, metteranno a punto tutto ciò che serve per raggiungere Marte.

Se non tra 4 anni, più probabilmente tra 5 o 6 si arriverà comunque alla costruzione di una stazione lunare e una base sulla Luna. Il meccanismo che si è innescato negli ultimi anni prevede una serie di passaggi importanti per arrivare a ciò che sta già coinvolgendo numerose nazioni,Italia in testa

Questa strada sta portando all’Italia e alle sue industrie aerospaziali nuove importanti opportunità di lavoro. Grazie ad accordi con l’Agenzia Spaziale Europea, che insieme alla NASA e ad altre agenzie spaziali collaboreranno per realizzare tutto ciò e grazie a rapporti bilaterali diretti con gli Stati Uniti e con alcune imprese private a stelle e strisce, sono numerose le commesse che le industrie italiane dovranno realizzare nei prossimi anni. L’Agenzia Spaziale Europea, ad esempio, ha assegnato a Thales Alenia Space la costruzione dei 2 moduli della stazione spaziale lunare Gateway. I moduli sono chiamati I-Hab e Esprit. I-Hab è un modulo all’interno del quale vivranno gli astronauti e sarà dotato anche di porte di attracco sia per i veicoli che scenderanno e torneranno dalla Luna, che per quelli che avranno il compito di rifornire la stazione lunare in arrivo dalla Terra.

Thales Alenia Space ha una grande esperienza nel costruire moduli abitativi. Si pensi che circa il 50% di quelli della Stazione Spaziale Internazionale che vola attorno alla Terra sono stati costruiti da questa società. Il nuovo modulo, tuttavia, non sarà semplicemente una replica di quelli terrestri, ma dovrà tener conto che in orbita lunare le micro meteoriti sono maggiori che non in orbita terrestre dove l’atmosfera, seppure rarefatta dove essa ruota, li brucia. L’interno del modulo, inoltre, sarà completamente ripensato per offrire maggiore vivibilità agli astronauti. Questo modulo sarà lanciato nel 2026. Esprit (European System Providing Refuelling, Infrastructure and Telecommunications) invece, è un modulo composto da 2 elementi. Il primo si chiama Hlcs (Halo Lunar Communication System) e garantirà le comunicazioni tra la Gateway e la Luna. Stando a Thales Alenia Space sarà lanciato già assieme al modulo Halo (un modulo abitativo della NASA), in partenza nel 2024. La seconda parte di Esprit si chiama Erm (Esprit Refueling Module) e conterrà i serbatoi di rifornimento di Xenon e propellente. Nell’Erm ci sarà inoltre una piccola parte pressurizzata con finestre che saranno in grado di garantire una vista a 360 gradi sulla Luna, la Terra e lo spazio circostante. Qui verranno inoltre ospitati elementi logistici ed esperimenti scientifici. La consegna di Erm è prevista per il 2026, con partenza nel 2027.

Anche Argotec, una società di Torino, sta lavorando per l’esplorazione lunare. È ormai ultimato ArgoMoon, un piccolo satellite che sarà a bordo del primo lancio del nuovo razzo statunitense Sls e della navicella Orion. Entrambi verranno lanciati in un volo di prova senza uomini attorno alla Luna nel 2021. Il satellite avrà il compito di sganciarsi dal secondo stadio per verificare lo stato del razzo. Ma è in fase di elaborazione anche un progetto più ardito, Andromeda, che prevede la costruzione di una costellazione di satelliti attorno alla Luna per permettere le comunicazioni tra la base lunare, la Gateway e la Terra. Ma c’è lavoro anche per l’orbita terrestre. La stessa Thales è stata incaricata dalla società americana Axiom di costruire moduli che andranno ad incrementare lo spazio vivibile della Iss. Quando, verso la fine di questo decennio, la Iss verrà smantellata, i 3 moduli di Axiom vivranno autonomamente, diventando una stazione spaziale per ricerche industriali e turismo spaziale.

 

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