Imprese-familiari-pregiudizi-e-falsi-miti-da-sfatare

Sono tante le etichette che il family business, fin troppo spesso, si ritrova a dover fronteggiare. A spiegare, invece, l’importanza di puntare l’attenzione su questa tipologia di imprese è un corso della LIUC

Non restano sempre piccole, sono spesso redditizie e soprattutto longeve: parliamo delle impese familiari, alle quali la LIUC – Università Cattaneo dedica, a partire dal prossimo anno accademico, un percorso della laurea triennale in Economia Aziendale. A spiegare l’importanza di puntare l’attenzione su queste imprese è Salvatore Sciascia, Professore Ordinario della Scuola di Economia e Management della LIUC, esperto di Family Business, Strategia e Performance aziendali. Il percorso in Family Business Management, un’offerta unica nel panorama internazionale, mira allo sviluppo di capacità specifiche con l’obiettivo di fornire risorse e competenze non solo alle nuove generazioni della famiglia, ma anche a manager esterni e consulenti.

 

Eccellenze e strategie

Secondo i dati AIDAF (Associazione Italiana delle Aziende Familiari) i family business in Europa rappresentano l’85% del totale delle imprese, producono il 70% del Pil e assorbono il 60% degli occupati: percentuali analoghe – e a volte anche più alte – si registrano in America, Asia e Medio Oriente. “Eppure – commenta Sciascia – esistono molti pregiudizi e falsi miti che sarebbe bene sfatare per sgomberare il campo dai dubbi e capire bene di cosa stiamo parlando”. A cominciare proprio dal fatto che non è vero, come spesso si crede, che le imprese familiari siano piccole e non crescano. Negli Stati Uniti il 37% delle Fortune 500 (ovvero le 500 imprese più grandi in termini di fatturato) è costituito da imprese familiari. Cosa succede nel nostro Paese? Basta citare alcuni nomi per comprendere che questo gruppo di imprese rappresenta anche nel nostro caso l’eccellenza: Brembo, Amplifon, Lavazza, Campari, ma anche Prada e Armani. Sono solo alcuni dei nomi che si possono citare per dare un’idea di quanto si sia lontani dal vero quando si pensa alle imprese familiari come a realtà piccole e poco performanti.

Il percorso in Family Business Management mira allo sviluppo di capacità specifiche con l’obiettivo di fornire risorse e competenze non solo alle nuove generazioni della famiglia, ma anche a manager esterni e consulenti

Anche la convinzione che il family business sia sempre a rischio nel momento della successione, non è corretta. La successione è più spesso un’opportunità di rinnovamento, tant’è che le imprese familiari risultano mediamente più longeve di quelle non familiari. “Basti pensare a nomi come FIAT, la cui nascita è datata 1908, oppure a Riso Gallo che è stata fondata nel 1856. E anche in questo caso gli esempi famosi e meno famosi sono tantissimi. Certo, stiamo parlando di eccellenze, e naturalmente non tutte le imprese di famiglia sono necessariamente di successo”. A fare la differenza sono le strategie messe in campo, ma anche le decisioni organizzative che riguardano la valorizzazione dei talenti, sia interni che esterni. “Le imprese di famiglia che ce la fanno – spiega Sciascia – hanno in comune alcuni aspetti: hanno una strategia chiara, sono vocate all’export e alla diversificazione dei mercati geografici, sono in grado di innovare e di diversificare la propria offerta in modo sinergico”. A ciò si devono aggiungere altri tasselli, che riguardano specificamente l’ambito dell’impresa familiare. “Occorre ad esempio – spiega Sciascia – prevenire e gestire i conflitti intra-familiari attraverso sistemi di governance, sviluppare la cultura del merito, implementare piani di successione, gestire le relazioni impresa-famiglia attraverso accordi scritti, aprire il management e il Cda a figure esterne, quando non ne sono presenti in famiglia”. Si tratta di attenzioni peculiari e particolari che non vanno sottovalutate e che possono fare la differenza tra il successo e l’insuccesso di un’impresa.

Quali prospettive per le imprese di famiglia?

Per poter raggiungere questi obiettivi occorre una preparazione specifica che può essere utile tanto ai talenti interni quanto a quelli esterni. “Spesso in famiglia ci sono talenti innati – spiega Sciascia – che si sviluppano frequentando l’ambiente imprenditoriale fin da giovanissimi, quando avviene una trasmissione di conoscenze tacite che un esterno acquisisce più difficilmente. A volte però anche questi talenti devono essere supportati con i giusti strumenti formativi al fine di farli emergere e di comprendere appieno cosa significhi continuare a occuparsi dell’impresa di famiglia”. Ma non solo. “Altre volte è necessario che le imprese cerchino manager capaci e motivati al di fuori della famiglia senza rinunciare alla proprietà e al controllo familiare, come ha testimoniato Michele Bauli in occasione dell’ultima Assemblea Generale dell’Unione Industriali varesina. La successione infatti è un processo che può riguardare disgiuntamente la proprietà o il management”. Di sicuro, migliorare le performance delle imprese familiari, per un territorio come il nostro, rappresenta una sfida importante per la crescita del sistema produttivo locale. “A patto però – conclude Sciascia – che non si dimentichino le peculiarità della singola impresa: ogni realtà infatti rappresenta un caso a sé. Saper leggere e gestire questa complessità è un’altra importante competenza che questo corso di studi è in grado di assicurare”. 

 



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