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Di non solo valore economico vivono le aziende. La maggiore sensibilità delle imprese ai temi della sostenibilità sta spostando interi asset strategici su valori come le relazioni, l’ambiente, la cultura, il rapporto col territorio. Lo scenario diventa sempre più complesso, a partire dalla misurazione delle performance. Ecco perché la LIUC Business School ha deciso di dedicare un percorso di formazione proprio a questi temi

C’è un pensiero economico che come un fiume carsico ha attraversato i secoli, affiorando in superficie in determinati momenti della storia. E’ un pensiero che viene da lontano, dai monaci benedettini e dai frati francescani, che transita nel Rinascimento e che nel 1700 genera a Napoli la scuola di economia civile di Antonio Genovesi, il primo in Europa a ricoprire una cattedra di economia. La business ethics è figlia di questo pensiero che in tempi recenti è stato riportato alla luce del sole da Adriano Olivetti, il cui contributo è stato determinante nel tracciare un nuovo modo di fare impresa. “Il termine greco oikos nomos, da cui deriva economia - spiega Massimo Folador, docente di Business Ethics alla Business School della LIUC – Universita Cattaneo - significa ‘gestire la casa’. Benedetto da Norcia crea una casa, e ne chiama il capo Abate, cioè il padre della casa. Il frate francescano Giovanni Olivi parla ai mercanti, perché l’economia deve creare fraternità. E lo stesso fanno Bernardino da Siena e frate Pacioli, l’inventore della partita doppia. Questo pensiero che associa all’economia i concetti di felicità pubblica, fraternità, reciprocità e relazione arriva fino ai giorni nostri e ancora oggi rappresenta le fondamenta su cui si basano tante medie aziende italiane di successo”.

Interrogarsi su che cosa sia la business ethics ai tempi della globalizzazione, significa anche ragionare sulla complessità, caratterizzata dall’interazione di una serie di elementi e obiettivi che nell’economia sono spesso in conflitto tra loro. “Gli economisti dovrebbero capire che stiamo parlando di una complessità maggiore di qualsiasi impresa e stato - continua Folador - . Il tema su cui ragionare è quello di un’economia integrale, ovvero un’economia che deve integrare all’ambiente, alla e alla polis, elementi rispetto ai quali la società è destinata a crescere. La business ethics in questa complessità gioca un ruolo fondamentale perche l’ethos è strategico in quanto serve a gestire correttamente la nostra casa. Ecco perché sta crescendo la riflessione su questo tema”. E' indubbio che oggi ci sia una maggiore sensibilità sul tema della sostenibilità, in tutte le sue declinazioni e anche su quali siano i vincoli che tengono insieme gli elementi che interagiscono nella complessità. Questi temi non appartengono più a una sparuta nicchia di pensatori illuminati. Sono sempre di più infatti gli economisti secondo i quali il valore economico deve portare con sé altri valori, come le relazioni, l’ambiente e la cultura.

Massimo Folador: “Il tema su cui ragionare è quello di un’economia integrale, ovvero un’economia che deve integrare all’ambiente, alla società e alla polis, elementi rispetto ai quali la società è destinata a crescere”

In questo quadro anche il ruolo delle aziende diventa piu complesso. “In Europa, dal punto di vista sociale - sottolinea il docente della LIUC -, ci sono una serie di fenomeni che indicano la mancanza di speranza. Pensiamo ai Neet (Not in education, employment or training, indica persone non impegnate né nello studio, né nel lavoro né nella formazione, ndr) e al calo demografico. Non è vero che non si nasce più perche non ci sono i soldi. Ce ne sono molti più di un tempo. La verità è che manca una prospettiva. Lo stesso discorso vale per la cosiddetta società del rancore e della paura. In questo scenario l’impresa, essendo un luogo sociale, ha un ruolo di primaria importanza. L’imprenditore, per stare sul mercato, deve prima di tutto dare un’occhiata a cosa c’è nella sua casa, considerare il bene comune, lo Stato, il Paese. L’Italia in questo è molto avanti: siamo il Paese europeo con piu società benefit. Più maturo di tanti altri, sicuramente più della Gran Bretagna che ha deciso di uscire dall’Europa”.

Massimo Folador guarda a un nuovo modello di impresa che ha solide radici antiche, basato sull’etica e la circolarità. Fare impresa etica, per essere sostenibili, creare valore sociale e sviluppo economico, richiede però una serie di strumenti di rendicontazione adeguati. Bisogna poter misurare la sostenibilità e avere appropriati sistemi di valutazione per pianificare e monitorare le performance sociali e ambientali. L’economia integrale richiede un modo diverso di rendicontare l’attività aziendale: se l’obiettivo è quello di impostare una strategia secondo nuovi modelli etici e sostenibili, allora occorrono strumenti che permettano di includere tutti i capitali che concorrono alla creazione di valore. Le normali misurazioni economiche dunque non sono adatte a “pesare” il grado di sostenibilità delle organizzazioni. La Business School della LIUC ha istituito un nuovo percorso di formazione, “Business Ethics tra strategia, misurazioni e performance”, suddiviso in 4 moduli e 5 giornate di lavori con cadenza mensile - a partire dal 14 maggio 2020 -, per conoscere altri modelli d’impresa e saper misurare le performance aziendali attraverso nuovi indicatori diversi da quelli economico finanziari. “L’impresa deve elaborare una strategia coerente con tutti i valori in gioco - conclude Folador -. Per anni abbiamo continuato a domandarci per cosa e come facciamo le cose. Ma la vera domanda è perché le facciamo e, ancora di più, per chi le facciamo”.  

   

Massimo Folador      



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