VF cop. 6_2024.jpg

Varesefocus compie 25 anni. Un anniversario che vogliamo ricordare secondo il nostro stile. Senza autocelebrazioni, ma cogliendo l’occasione per fare il punto sul panorama del giornalismo locale sul nostro territorio. Uno spaccato nel quale il nostro magazine, come spieghiamo nell’articolo di apertura, ha ricoperto un ruolo ben preciso in questo primo quarto di secolo di vita: quello di raccontare il mondo delle imprese e, allo stesso tempo, di raccontare il mondo attraverso gli occhi delle imprese. È ciò che rappresentiamo all’interno dell’informazione varesina. Un punto di vista. Attraverso il quale analizzare la realtà economica, sociale e territoriale con articoli, interviste, inchieste, podcast, video, post sui social network. Siamo una testata multimediale edita da Confindustria Varese e legata inevitabilmente alla sua attività di comunicazione di attore sociale. Ma i nostri contenuti non sono la semplice riproposizione della rappresentanza del mondo produttivo. 
L’obiettivo di Varesefocus è quello di offrire spunti di riflessione su temi che altri trascurano o sui quali altre testate giornalistiche prestano, per scelte editoriali differenti, meno attenzione. Non avrebbe senso cercare di andare in sovrapposizione o in concorrenza con tanti professionisti che fanno già bene il loro mestiere, con i quali, tra l’altro, Confindustria Varese già collabora in termini di contenuti attraverso il proprio ufficio stampa. Lo spazio che ci siamo ritagliati nel tempo è un altro: farci domande diverse da quelle che ogni mattina si pongono le redazioni delle testate quotidiane. O, quando i dubbi e le curiosità sono più o meno identiche, di dare risposte differenti, perché differente è, appunto, il punto di osservazione da cui partono le aziende. Anche le tecniche che usiamo rappresentano un unicum nel panorama del giornalismo locale. Testi lunghi, focus su tematiche fatti da numerosi articoli che spacchettano in più parti uno stesso argomento, scandagliandolo dal micro al macro, dal locale al nazionale, con numeri, interviste, storie, opinioni. In un certo senso andiamo controcorrente rispetto all’ipervelocità a cui ci ha abituato (e per certi versi assuefatto) oggi la comunicazione. Quello che proponiamo al nostro lettore sono i tempi lunghi che richiede l’approfondimento ragionato, perché pensiamo ci sia bisogno anche di questo tipo di informazione. Sulla carta, così come sul web. 

Fin qui, Varesefocus. Ma come dicevamo in apertura non vogliamo solo auto-raccontarci in questo numero celebrativo. Abbiamo dedicato questa edizione ad una sorta di chiacchierata con tutti gli altri operatori dell’informazione varesina. Che ci hanno spiegato come sta cambiando il loro mestiere e come lo stanno interpretando sulle pagine dei loro giornali, sui loro siti Internet, sulle loro emittenti televisive e nelle tante iniziative che si affiancano alla pura attività giornalistica. Un puzzle che ha un filo conduttore: un giornale oggi non è più solo un giornale. Deve andare oltre se stesso e al suo ruolo tradizionale di riportare o raccontare fatti per essere un punto di riferimento per la propria comunità. Ognuno inevitabilmente ha la sua. Per affinità di intenti e visioni. Per senso di appartenenza a luoghi, argomenti e sensibilità. Dalla nostra inchiesta emerge un grande fermento giornalistico in provincia di Varese. Ne beneficia sicuramente il valore assoluto del pluralismo. Ma è un fenomeno che forse offre una nuova chiave di lettura: quella per la quale una società (anche locale) sempre più complessa ha bisogno di più voci per essere interpretata nella sua interezza. Soprattutto in territori, come quello varesino, dalle tante vocazioni e differenze. Non solo geografiche. D’altronde ritagliarsi un proprio ruolo importante in una o più comunità precise di lettori, anziché rincorrere a vuoto numeri di utenti pronti a sfumare da una copia all’altra o da un click all’altro, potrebbe rappresentare anche una nuova strategia per sperimentare nuovi modelli di sostenibilità economica dell’informazione di cui Varese sta facendo da laboratorio e di cui un settore da anni in crisi ha estremamente bisogno. Ma servono anche nuovi e giovani professionisti e scuole che li preparino. E anche qui con l’Its Incom Academy di Busto Arsizio (di cui parliamo) il territorio è in prima fila.   

 

Sfoglia il giornale in versione digitale



Articolo precedente Articolo successivo
Edit