Quanto investono le imprese varesine in AI
Secondo un’indagine del Centro studi di Confindustria Varese, solo il 15% delle aziende nel 2024 ha integrato l’Intelligenza Artificiale all’interno delle mura aziendali, quota destinata, però, a raddoppiare nel corso del 2025
Se esistesse una classifica delle parole più citate nell’ambito del business e della tecnologia “Intelligenza Artificiale” occuperebbe sicuramente un posto nel podio internazionale. Tutti la citano, tutti ne intravedono delle possibili applicazioni, in molti la consultano per uso personale, ma ancora troppo pochi ne fanno un uso professionale e, soprattutto, sistemico. Per capire in quanti la applichino e che uso ne facciano le imprese è stato realizzato un focus all’interno dell’Indagine Investimenti 2024 del Centro studi di Confindustria Varese.
Su un campione di 124 imprese, prevalentemente Pmi manifatturiere della provincia varesina, il 15% ha dichiarato di aver investito o di aver utilizzato nel 2024 sistemi ed applicazioni di Intelligenza Artificiale. Una percentuale contenuta, ma coerente con la reale diffusione applicativa di questa tecnologia, con ChatGPT rilasciata su larga scala a fine 2023. Una percentuale destinata, però, a crescere rapidamente già nel 2025, anno in cui il 32% delle imprese prevede investimenti in questo ambito. È interessante anche capire come viene utilizzata l’AI: in larga parte ha predominato l’impiego di AI Generativa (come ChatGPT, Gemini, Claude, Copilot, Llama 2, sistemi open-source). Tuttavia, diverse imprese hanno dichiarato di fare uso di Intelligenza Artificiale non Generativa o mista, con applicazioni di AI integrate nei sistemi aziendali o strumenti di business analytics. Il 44% la impiega in ambito di business analytics e business intelligence, data mining ed analisi esplorativa dei dati. Il 33% la integra con sistemi gestionali (ERP, CRM), mentre appena il 6% del campione la utilizza nei processi produttivi (computer vision, controllo qualità, guida autonoma dei macchinari).
Tra le aree aziendali predominano quelle relative alle relazioni con i clienti (customer care, assistenza tecnica) spesso con lo sviluppo di chatbot per automatizzare la prima risposta. Seguono le applicazioni dirette al marketing, che riguardano sia l’analisi e lo sviluppo di nuovi mercati, la profilazione professionale dei clienti e la personalizzazione delle offerte: tutti campi in cui l’AI può aiutare nella razionalizzazione del metodo e nella clusterizzazione dei bisogni dei possibili clienti, rendendo più efficiente una risposta a questa domanda latente. Diffuso anche l’uso dell’AI Generativa, impiegata per lo più per la produzione documentale, la creazione di immagini e video e il supporto nel coding. Migliori le prospettive di applicazione per il 2025 principalmente con focus di utilizzo sull’Intelligenza Artificiale Generativa: rimane al primo posto la produzione di documenti, ma sale anche la realizzazione di chatbot per l’assistenza interna ed esterna.
Il percorso non è esente da criticità: le aziende che hanno già investito in AI lamentano soprattutto la scarsa disponibilità di competenze interne necessarie alla gestione dei sistemi e applicazioni, l’affidabilità e qualità degli strumenti utilizzati, la sicurezza dei dati, il rispetto della privacy e la conformità a normative e standard (EU AI Act). A frenare le imprese che non hanno ancora sperimentato è, invece, il tema dei costi iniziali in tecnologia e formazione, il timore sull’accettazione da parte del personale dell’utilizzo dell’AI e dell’impatto sull’organizzazione del lavoro. Aldilà dell’Indagine realizzata dal Centro studi di Confindustria Varese, il colloquio con gli imprenditori e l’ascolto delle loro esperienze sul campo mettono in luce alcune criticità ed altrettante opportunità nell’impiego dell’Intelligenza Artificiale in azienda.
Tra le criticità rientrano un utilizzo spesso ancora sperimentale e frammentato. Nelle Pmi, l’AI si fa strada grazie all’iniziativa di pochi pionieri che sperimentano. Solo le imprese più strutturate hanno un approccio sistemico. Una barriera rilevante resta la cultura del dato: l’Intelligenza Artificiale ha bisogno di grandi masse di dati per addestrarsi e dare il meglio di sé e non tutte le realtà dispongono di sistemi di raccolta, pulizia, sistematizzazione ed analisi dei dati. Si tratta di un gap da superare rapidamente, perché la tecnologia avanza troppo velocemente. Un’altra difficoltà riguarda la mancanza di uno standard consolidato. Ci troviamo ancora in una fase nascente di mercato per questa tecnologia ed assistiamo alla rincorsa in duopolio tra ChatGPT e AI Gemini nel rilascio di nuove versioni.
In questo scenario diventa complicato e rischioso compiere delle scelte per chi deve investire. Una terza criticità riguarda l’effetto revamping sugli investimenti: introdurre una tecnologia così nuova richiede ammodernamento di tutti i sistemi connessi, affinché si possano produrre dei sensibili miglioramenti di competitività. È facile immaginare che, come in una curva di apprendimento, si manifestino fasi in cui all’introduzione del nuovo, i costi sembrino fuori controllo. Bisogna saper attendere senza smettere di investire per arrivare a vedere la curva di produttività riprendere ed impennarsi. È solo allora che si monetizza il balzo in avanti di competitività. Servono calma e buoni polmoni finanziari.
Ma, superate le criticità, l’AI costituisce senz’altro un’ottima opportunità per un territorio ad alta intensità manifatturiera come quello varesino. Come Centro studi di Confindustria Varese abbiamo provato ad immaginare alcune buone applicazioni a partire dai cluster locali. Ne esce un quadro molto interessante di use case applicabili ai processi: del settore tessile, per prototipazione disegni e centri stile per moda; del settore aerospace per controllo processi e utilizzo massivo dati, space economy; del settore dei macchinari per sviluppo autocontrollo macchina; nel settore farmaceutico per accelerazione sviluppo nuove molecole; nel settore energy per controllo delle reti di trasmissione di energia; nel settore alimentari e bevande per controllo qualità; nel settore Sanità per gestione dati e simulazione; nel settore Trasporti e logistica per gestione dati traffico e flussi/movimentazione, magazzini.
Insomma, le idee non mancano, le capacità vanno formate, le applicazioni stanno arrivando anche grazie ad alleanze con il mondo universitario, come dimostra il progetto AI-GENIALE, finanziato nell’ambito del Programma di Cooperazione Transfrontaliera Interreg Italia-Svizzera 2021-2027, nato con l’obiettivo di esplorare le potenzialità dell’Intelligenza Artificiale Generativa e metterle al servizio dell’innovazione e della competitività aziendale, di cui Università LIUC e Servizi Confindustria Varese sono partner (insieme ad ECOLE – Enti COnfindustriali Lombardi per l’Education e ated – Associazione Ticinese Evoluzione Digitale).
La grande scommessa sarà quella di praticare l’Intelligenza Artificiale calandola nei processi con intelligenza (umana) e spirito critico, senza dimenticare che la cultura batte la tecnologia.
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