Le competenze che servono all’area insubrica

Le imprese transfrontaliere sono a caccia di nuove figure professionali altamente specializzate che, allo stesso tempo, possiedano skill sempre più complesse e diversificate. Data analyst, esp

Le imprese transfrontaliere sono a caccia di nuove figure professionali altamente specializzate che, allo stesso tempo, possiedano skill sempre più complesse e diversificate. Data analyst, esperti di cybersecurity e specialisti della stampa 3D nel settore edile. Ma anche tecnici nel comparto della meccanica, periti e ingegneri chimici. Profili che devono saper essere flessibili, interdisciplinari e ibridi. È quanto emerge dalla “ricerca-azione” di Skillmatch, il progetto che si pone l’obiettivo di riallineare il divario tra domanda e offerta di lavoro nell’area a cavallo tra Lombardia e Canton Ticino

Da un lato ci sono le imprese transfrontaliere a caccia di figure professionali sempre più richieste che, però, sembrano essere quasi impossibili da trovare. Sono i data analyst, gli esperti di cybersecurity e gli specialisti del Building Information Modeling nelle costruzioni. Ma anche tecnici nella meccanica, periti e ingegneri chimici nel comparto della farmaceutica. Dall’altro lato, invece, il territorio ha l’esigenza di avere profili che siano allo stesso tempo ibridi e interdisciplinari, capaci di possedere veri e propri kit di competenze: un buon equilibrio tra soft e hard skill, spirito di adattamento ai cambiamenti socioeconomici, tecnologici e ambientali, versatilità e capacità di affrontare nuove sfide. 

Questo il quadro che emerge dalla “ricerca-azione” di Skillmatch, l’iniziativa promossa da Enti, Associazioni datoriali, Università e Istituzioni della regione insubrica per colmare il mismatch tra domanda e offerta di lavoro. Una situazione che sta mettendo a dura prova l’attrattività di questo importante bacino economico. Parliamo dell’area a cavallo tra Italia e Svizzera, che comprende le province italiane di Varese, Como e Lecco e, oltreconfine, il Canton Ticino. A rappresentare il territorio varesino in questo progetto di ricerca è la LIUC – Università Cattaneo di Castellanza in qualità di capofila. A supportare Skillmatch, invece, tra i vari Enti, anche l’Unione degli Industriali della Provincia di Varese. “Far parte di questa iniziativa è per noi molto importante – racconta Federico Visconti, Rettore della LIUC –. Con questa ricerca non solo lanciamo un messaggio positivo rispetto al mismatch, ma cerchiamo di comprendere come riportare il territorio insubrico ad essere attrattivo. Serve spirito di collaborazione tra Italia e Svizzera. I risultati raggiunti sono la dimostrazione delle sinergie messe in campo da entrambe le parti”. 

L’obiettivo della “ricerca-azione”, definita così proprio perché alla fase di studio devono seguire progettualità sul campo, è quello di “definire proposte concrete per intervenire sul riallineamento tra domanda e offerta di lavoro – spiega Eliana Minelli, professore associato della LIUC e coordinatrice del progetto per l’Italia –. Comprendiamo i bisogni delle imprese e rispondiamo alle loro esigenze. Ma soprattutto guardiamo al futuro per affrontare con tempestività i cambiamenti epocali che ci attendono”. Digitalizzazione, sostenibilità e invecchiamento demografico: queste alcune delle sfide a cui è chiamata a rispondere la regione transfrontaliera. “Serve un mercato del lavoro inclusivo – sostiene Minelli –. Il territorio insubrico deve diventare un punto di riferimento per la comunità”. 

Un’azione concreta per sanare questo squilibrio arriva proprio dai ricercatori di Skillmatch. Si chiama “Masterplan Formazione 2030” il documento che raccoglie tutti i risultati emersi dallo studio e che propone alcune linee guida e suggerimenti da adottare. Uno strumento, utile, per tradurre in passi concreti una visione sul futuro del lavoro. Si legge tra le righe del Paper: “Iniziative di awareness building per costruire e diffondere la consapevolezza sul tema del mismatch delle competenze; attivazione di sistemi di monitoraggio per aggiornare con cadenza periodica i dati quantitativi e qualitativi sui profili richiesti dal mercato del lavoro; creazione di un sistema di orientamento e informazione condiviso; valorizzazione dei qualifications framework riconosciuti e sperimentazione di percorsi formativi; lotta all’esclusione e all’abbandono scolastico; rafforzamento dei percorsi di formazione sul lavoro”. Queste alcune delle proposte da portare avanti per intervenire efficacemente sulla filiera formazione-lavoro nella regione insubrica. 

Sono due i principali motivi che incidono sul mismatch in atto. Il primo riguarda la posizione geografica dell’area. L’Insubria si trova tra due poli molto attrattivi. A sud, Milano, a nord, Zurigo. E poi c’è il problema dell’invecchiamento demografico. L’Italia, come riporta il Paper, “è considerata una nazione ‘super anziana’. Nell’ultimo decennio, la popolazione residente in Lombardia mostra un +3,8%. Restringendo l’analisi al quinquennio 2016-2020, resiste solamente la Lombardia nella sua interezza (+0,2%). Questo dato dipende esclusivamente dal contributo della provincia di Milano (+1,8%), un territorio in grado di attrarre lavoratori”.

Se è vero che esistono alcuni fattori di squilibrio su cui bisogna lavorare, è altrettanto vero che ci sono elementi di grande attrattività. “L’area insubrica – chiosa Rossella Locatelli, professore ordinario e team leader dell’Università dell’Insubria di Varese – è caratterizzata da eccellenze su entrambi i lati della frontiera”. Ci sono aziende innovative e leader nei rispettivi settori, anche su scala globale. “Quest’area può vantare anche Università e centri di ricerca di eccellenza che lavorano a stretto contatto con il territorio e che hanno sviluppato una visione condivisa, maturando, come dimostra questo progetto, una capacità di collaborazione per mettere a disposizione dei territori di riferimento e delle imprese un patrimonio di competenze di grande valore”, precisa Locatelli.  

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