La città a misura di donna
Si sentono poco coinvolte nelle decisioni. Insoddisfatte sulle possibilità offerte nell’avvio di un’attività in proprio. Ancor meno ottimiste sulle opportunità di car
Si sentono poco coinvolte nelle decisioni. Insoddisfatte sulle possibilità offerte nell’avvio di un’attività in proprio. Ancor meno ottimiste sulle opportunità di carriera. Deluse sulle politiche ambientali. È così che il mondo femminile vive la propria qualità della vita nei grandi e piccoli centri del Paese. Servono smart city più inclusive secondo Soroptimist International che a questo obiettivo lavora insieme al Centro di Eccellenza ExSuf della LIUC – Università Cattaneo
Sei donne su dieci in Italia desiderano una città che sia vicina ai cittadini e che li coinvolga nei processi di cambiamento. Il 67% crede che sia importante investire sull’educazione e sulla formazione. Il 66%, invece, ritiene necessario valorizzare i propri territori, attraverso processi di digitalizzazione e sostenibilità, per renderli più attrattivi e pronti ad accogliere talenti. Sette donne su dieci credono in una città che sia “green”, vivibile e resiliente, capace di riqualificare il proprio patrimonio culturale ed edilizio, donando nuova linfa alle aree verdi. Un altro aspetto da non sottovalutare è quello della sicurezza. Nei centri di medio-grandi dimensioni, secondo il 71% delle donne, c’è l’esigenza di rafforzare l’illuminazione, aumentare il numero di telecamere e incrementare l’efficienza energetica e la mobilità sostenibile. Sono le caratteristiche che, idealmente, dovrebbe avere una city per essere a misura di donna.
A scattare questa fotografia è l’indagine svolta da Soroptimist International, un’organizzazione senza fine di lucro che riunisce quote rosa con differenti professionalità e che opera attraverso progetti diretti all’avanzamento della condizione femminile, la promozione dei diritti umani, l’accettazione delle diversità, lo sviluppo e la pace. “Partendo da questi dati e dalla ricerca che abbiamo svolto a livello nazionale – afferma Marina Re, Presidente per l’Associazione Soroptimist bustocca – vogliamo porre le basi per mettere in campo azioni volte a costruire smart cities, intese come realtà in grado di ottimizzare le infrastrutture e i servizi, rendendoli più efficienti”. L’iniziativa si pone come obiettivo quello di realizzare comunità inclusive, partecipative e sostenibili. “Bisogna sfruttare i fondi previsti dal Pnrr, che rappresentano un’opportunità unica e irripetibile e progettare infrastrutture tecnologicamente avanzate da poter lasciare in eredità alle generazioni future – continua Re –, considerando anche che dalle città proviene l’80% del Pil e del lavoro”.
Questo il pretesto che ha dato vita alla collaborazione con il Centro di Eccellenza ExSuf della LIUC – Università Cattaneo di Castellanza per contribuire alla realizzazione di smart cities sostenibili tramite partnership tra attori pubblici e privati, attraendo capitali finanziari privati. “Lavoriamo da tempo su queste tematiche – dichiara Anna Gervasoni, professore ordinario di Economia e gestione delle imprese dell’ateneo di Castellanza –. Sono tre i principali filoni che portiamo avanti: ricerca, formazione e divulgazione, attraverso convegni e incontri, di questi argomenti”. Una delle maggiori difficoltà da risolvere è quella di rendere fruibile ai cittadini, di qualsiasi età e fascia sociale, i servizi offerti dalle città. “Il 30% della popolazione europea non è ancora pronta ad avere una nuova mobilità – sottolinea Gervasoni –. Questo perché la cittadinanza non è totalmente abile se pensiamo ai bambini, agli anziani, alle persone con disabilità oppure ai turisti che non conoscono benissimo la lingua. Bisogna creare, nell’ambito di queste comunità innovative del futuro, interfacce che possano facilitare l’utenza”. Il concetto, in altre parole, è: non esistono città smart e moderne dal punto di vista urbanistico senza integrazione ed inclusività tra le varie fasce della popolazione, partendo dai più giovani fino ad arrivare agli stranieri.
Anna Gervasoni, LIUC: “Il problema è che abbiamo circa 8.000 comuni con esigenze e dinamiche diverse. Ognuno va per la propria strada senza una strategia comune”
L’Italia ha ancora molto su cui lavorare. “Abbiamo circa 8.000 comuni, sono città di piccole, medie o grandi dimensioni, con esigenze e dinamiche diverse. Ognuna di queste traccia il proprio percorso”. Bisogna unire le forze e lavorare tutti insieme. Avere una visione comune, che concili la partnership tra pubblico e privato. Perché, come sottolinea Anna Gervasoni, “i capitali per investire ci sono”. Non c’è tempo da perdere, quindi. È indispensabile mettersi subito al lavoro. Ad oggi, il livello di soddisfazione rispetto alla qualità della vita nella propria città, secondo la lente di Soroptimist, risulta appena sufficiente. Su una scala da 1 a 10, la media è del 6,05. “Il 34% delle donne intervistate non si sente soddisfatta della qualità della vita nella propria comunità – afferma il Presidente dell’Associazione Soroptimist bustocca –. Il 62% lamenta di non sentirsi coinvolta nelle decisioni”. Anche in ambito lavorativo ci sono alcune carenze da colmare: “Il 62% del campione è insoddisfatta riguardo alla possibilità di avviare un’attività in proprio – prosegue Re –. Il 59%, invece, nutre una scarsissima soddisfazione sulle opportunità di carriera e sulla qualità del lavoro. Percentuali che, da Nord a Sud, variano in positivo o negativo”.
Marina Re, Soroptimist: “Bisogna sfruttare i fondi previsti dal Pnrr, un’opportunità unica e irripetibile e progettare infrastrutture tecnologicamente avanzate da poter lasciare in eredità alle generazioni future”
Sostenibilità ambientale e servizi per la comunità: questi altri due aspetti dolenti su cui bisogna intervenire tempestivamente. “Il 66% delle donne, considerando le grandi città, si ritiene insoddisfatta delle azioni di contrasto all’inquinamento e alla qualità dell’aria – precisa ancora Marina Re –. Scarsa attenzione anche per la manutenzione delle aree verdi (51%)”. Sui servizi offerti alla comunità, invece, i punti deboli sono: frequenza del trasporto pubblico, pulizia delle strade, scarsa sicurezza e una disponibilità limitata per l’acquisto o l’affitto di case a prezzi ragionevoli. “Sull’offerta educativa e culturale e la qualità e accessibilità dei servizi per la salute, invece, le performance sono meno critiche – conclude Re –. Per l’educazione, solo il 33% non si ritiene soddisfatta dell’offerta”. Questo il quadro che emerge e da cui Soroptimist vuole iniziare a lavorare. Con un traguardo da raggiungere: ascoltare la voce delle donne per costruire città del futuro che diano loro un ruolo attivo e partecipativo, coinvolgendo tutti gli attori sociali: territori, istituzioni pubbliche e private, per creare benessere diffuso e una qualità di vita rispettosa delle generazioni future e del pianeta. “Il tempo per agire è ora”: è la convinzione del Presidente Marina Re.