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Finanziaria, sarà una scossa?

Il sentiero stretto per conciliare, nella legge di bilancio del 2005, due opposte esigenze: il risanamento dei conti pubblici e gli incentivi alla ripresa del ciclo economico.

Il Ministro dell'Economia Domenico SiniscalcoMai come quest'anno il varo della legge Finanziaria deve rispondere a un obiettivo preciso: accompagnare e sostenere lo sviluppo e la competitività dell'economia. L'Azienda Italia non può permettersi di perdere il treno della ripresa e, per farlo, deve poter disporre di opportunità in grado di "dare una scossa" a tutto il sistema. Economisti, esperti, esponenti del mondo politico e produttivo da settimane si stanno esercitando sulla ricetta più idonea per consolidare i segnali, comunque ancora contradditori, della ripresa. Un dibattito che, alla fine, si riduce a due opzioni: ridurre la pressione fiscale sui redditi per rilanciare i consumi oppure tagliare le imposte sulle imprese per promuovere gli investimenti.
Premesso che in un Paese, come l'Italia, con una pressione fiscale a livelli record, sarebbe utile ridurre tutti i tipi di imposizione, bisogna anche fare i conti con un realtà che impone delle scelte. Il quadro delle compatibilità è impietoso e non lascia troppi spazi agli azzardi finanziari: da un lato - come si diceva - bisogna ridare sprint all'economia, e, dall'altro, risanare i conti pubblici. Riduzione del deficit, taglio delle tasse e misure a sostegno dello sviluppo; insomma una partita complicata resa ancora più difficile dalla corsa del debito pubblico che rischia di rimbalzare oltre il 106% del Pil.
Negli ultimi tempi si sono moltiplicati gli appelli a scommettere con decisione sul fattore sviluppo. Il Governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, ha insistito sulla riduzione delle tasse alle imprese: "Siamo a un passaggio difficile, è cruciale l'avvio di politiche per la crescita" aggiungendo che "il taglio dell'Irpef può scattare solo se non farà aumentare disavanzo e debito pubblico". Un appello allo sviluppo che segue quello, ripetuto in molte occasioni, dal presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo: serve un'iniezioni di fiducia perchè la vera priorità è la competitività.
E proprio qui è il punto. La competitività, infatti, non è uno slogan ma un obiettivo a cui deve puntare un Sistema Paese che parte già svantaggiato rispetto alla concorrenza. Elevato costo del lavoro, eccesso di burocrazia, deficit di infrastrutture, limitate risorse pubbliche per la ricerca (solo lo 0,57% contro una media Ue dello 0,66%) sono soltanto i nodi più vistosi con i quali l'industria italiana deve confrontarsi ogni giorno. D'altra parte non ci si può consolare con il fatto che tutta l'Europa, e in particolare Francia e Germania, perda smalto sui mercati internazionali. Anche quest'anno l'economia mondiale crescerà a un tasso del 5%, mostrando ritmi di sviluppo superiori a quelli raggiunti negli ultimi decenni; ma l'accelerazione è diversa nella varie aree geografiche e sarà all'insegna degli Stati Uniti e del continente asiatico e soprattutto della Cina. In un quadro internazionale sempre più competitivo l'Italia è costretta a uno sforzo ancora maggiore rispetto agli altri paesi europei meno condizionati da conti pubblici negativi. E qui si innesta il ragionamento sulle priorità e le scelte da fare, in sede di Finanziaria, per sostenere gli investimenti e la crescita. La manovra - come vuole una consolidata tradizione - è un cantiere aperto e fino all'ultimo giorno di dicembre non ci sono certezze sui contenuti definitivi; le incursioni parlamentari per portare aggiustamenti e modifiche non dovranno quindi sorprendere. Dopo la versione iniziale, che ha alimentato molte critiche nel mondo produttivo, il Governo è arrivato a un compromesso interno alla maggioranza ispirato alla logica di distribuire qualcosa a tutti: una riduzione dell'Irap alle imprese e agevolazioni alle famiglie già nel 2005 e il passaggio alle tre aliquote Irpef (23, 33, 39 per cento ed eventuale contributo di solidarietà sui redditi superiori a 100-120mila euro) nel 2006. Un "pacchetto" di misure per un piano di riduzioni fiscali per 12 miliardi di euro nel biennio 2005-2006. Anche se non è molto, è un primo passo. Gli sgravi - assicura il Governo - saranno coperti dai tagli di spesa con l'obiettivo di promuovere la competitività e aumentare il potere d'acquisto delle famiglie.
Le maggiori preoccupazioni arrivano, però, dal fronte della spesa pubblica. Riuscirà il Governo nelle settimane decisive del varo della Finanziaria a bloccare i tentativi di rendere più malleabili i vincoli e i tetti di spesa? Sarà questo il vero banco di prova della tenuta di una manovra la cui attuazione è, inevitabilmente, condizionata dai riflessi elettorali per le prossime scadenze. Il primo test sarà la trattativa per il rinnovo dei contratti pubblici dove le tentazioni di cedere - come è già successo in altre occasioni - alle richieste (i sindacati rivendicano un aumento dell'8%) potrebbero provocare pesanti conseguenze. Non solo perchè i salari degli statali sono cresciuti negli ultimi anni più dell'inflazione (in presenza di una distribuzione della produttività ancora a pioggia) ma per l'effetto-imitazione nel settore privato. A fine anno toccherà ai metalmeccanici, la categoria da sempre sotto i riflettori per la sua "centralità" nell'industria: un eventuale gioco al rialzo in un settore ad elevata incidenza del fattore costo-lavoro sarebbe un ulteriore ostacolo ai tentativi di uscire da almeno tre anni di forti difficoltà. Al sindacato il compito di dimostrare un senso di responsabilità indispensabile per contribuire al rilancio dell'Azienda Italia. L'industria è - e non può essere diversamente - il motore di un'economia che ha bisogno di essere sostenuta nello sforzo di uscire dalle secche. La Finanziaria si conferma sempre più come strumento fondamentale di politica economica ed è per questo che, mai forse come quest'anno, suscita forti attese. Essa si innesta infatti in un contesto economico difficile, che non solo non vede confermati quegli spiragli di ripresa che si erano profilati nella prima parte dell'anno, ma addirittura si trova caricato di nuove incognite per l'aumento delle quotazioni del petrolio e di altre materie prime. Occorre dissolvere un clima di incertezza che scoraggia gli investimenti sia nazionali, sia internazionali. Per questo, non basta una Finanziaria. Ma una scossa è sempre utile.

11/18/2004

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