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Riportare l'impresa nella centralità dei programmi

L'Assemblea 2002 dell'Unione Industriali occasione per un confronto sui temi dello sviluppo del Paese e, in particolare, della provincia di Varese. Gli interventi di Vago, Tronchetti Provera e Maroni.


Il messaggio conclusivo è racchiuso nella richiesta di avere soprattutto maggiore coraggio: "Occorre chiederlo a chi può e deve contribuire a ridare vigore alle imprese, nella consapevolezza che esse sono un patrimonio della società. Chiediamo questo coraggio a chi ci governa, a tutti i livelli istituzionali".
Così Marino Vago, al termine della sua relazione - fatta di analisi e di riflessioni sul presente, ma anche sul futuro del nostro Paese come, più in particolare, della provincia di Varese - davanti all'Assemblea Generale 2002 dell'Unione Industriali. Un richiamo alla necessità di liberare quelle forze capaci di far crescere il Paese che è stato anche una delle linee-guida dell'intervento di Marco Tronchetti Provera, vice presidente di Confindustria.
Il ministro Roberto Maroni, invece, ha chiuso la porta a chi continua a parlare della necessità di una riforma delle pensioni: "Quello che serve il Governo lo ha già fatto: l'unica vera riforma è legata all'utilizzo del Tfr per l'avvio del 'secondo pilastro' previdenziale".

VAGO: UN FEDERALISMO NON DEI POTERI, MA DELLE SOLUZIONI
Se i primi mattoni con i quali costruire le fondamenta di un'Italia protagonista all'interno della nuova Europa sono quelli della conoscenza, per il presidente Vago il principale e più importante investimento è quello di far crescere le intelligenze.
"Non si può fare della scuola e dell'università un'arena di scontro politico: sono in gioco i nostri figli, è in gioco il domani del nostro Paese".
E così è del tutto fuori luogo la polemica sulla scuola-azienda: la scuola deve essere un'azienda solo nel senso che, come ogni altra istituzione, deve essere governata con efficienza, non perché le si chieda di produrre solo specifiche e rigide professionalità.
Sul versante finanziario - dalla cui emergenza l'Italia non è ancora uscita, né potrò farlo senza quelle riforme strutturali richieste a più voci -, invece, ci vogliono segnali chiari e inequivocabili sulla prospettiva dell'abbattimento dei costi fiscali e previdenziali.
"Le imprese non chiedono aiuti, ma 'semplicemente' che venga fatto funzionare il mercato, con un giusto rapporto tra pubblico e privato, con una Pubblica Amministrazione efficiente, con un peso d'imposte e tasse in linea con gli altri Paesi.
L'unica strada praticabile è quella della riduzione dell'incidenza della spesa corrente sul Prodotto Interno Lordo. Le alchimie, in questo campo, non pagano".
Così come non possono soddisfare i deludenti risultati di tante decisioni a metà, anche sul versante istituzionale.
"Si sono allargati i poteri delle Regioni, ma l'autonomia finanziaria s'è allargata solo di quel poco che il federalismo fiscale ha saputo inventare finora: niente più che una duplicazione delle imposizioni ai cittadini.
Dopo la tassa sul gasdotto algerino istituita dalla Regione Sicilia, ci domandiamo se non dobbiamo attenderci altre tasse per il passaggio di elettrodotti o per valicare passi alpini o appenninici. O per entrare in una città, Milano tanto per fare un esempio".
Nel campo previdenziale, poi, è stata avviata una miniriforma che non ha intaccato le vecchie incrostazioni d'interessi particolari oltre che di rendite generali.
Sono state avviate le privatizzazioni di alcune grandi imprese pubbliche di servizi, ma per alcune realtà ci si è fermati davanti al passo decisivo. E per i servizi pubblici locali si è rimasti a pochi ritocchi di facciata.
"E' arrivato il tempo di cambiare questa logica.
Così per la riforma del mercato del lavoro: se è vero che il nostro orizzonte è l'Europa, è presupposto irrinunciabile essere allineati con gli altri Paesi più industrializzati e socialmente evoluti del Continente.
Atteggiamenti troppo intransigenti o di chiusura unilaterale da parte di alcuni rischiano solo di ritardare per tutti un cambiamento che porterà sviluppo".
Sempre in tema di lavoro, ecco un problema cruciale per il nostro territorio.
"Quello di trovare persone, non solo preparate, ma anche soltanto disposte a considerare l'industria come il proprio orizzonte professionale. Rischia di diventare il problema dei problemi, anche perchè nel Varesotto avremo nel 2010 qualcosa come 31.700 persone di meno in età lavorativa rispetto al 2000 e il frontalierato potrebbe accentuarsi per via della libera circolazione sancita negli Accordi Bilaterali tra Svizzera e Unione Europea".
Il paradosso per cui i disoccupati cercano lavoro senza trovarlo e le imprese non trovano lavoratori accentua le difficoltà di un territorio che soffre da tempo per i ritardi della modernizzazione delle infrastrutture di trasporto. La sua mancata soluzione, infatti, rischierebbe di vanificare anche gli sforzi - che, in verità, nessuno ha per il momento visto tramutarsi in impegno concreto - per superare la drammatica situazione di una viabilità che rende assai difficile l'accesso alla provincia di Varese e ridare competitività sul versante della logistica alle imprese.
"Per la stessa Malpensa è stato un errore macroscopico non aver accompagnato i lavori d'ampliamento interni al sedime aeroportuale con quelli che dovevano essere compiuti all'esterno, per assicurare adeguati collegamenti con la rete ferroviaria e autostradale". Lo scalo di Malpensa, peraltro, continua a essere schiacciato anche dalle scelte minimaliste di una compagnia di bandiera che non riesce a trovare percorsi di crescita coerenti.
Un quadro complessivo sul quale s'innestano alcune considerazioni, amare, sulle modalità che hanno caratterizzato le ultime vicende politiche locali: quelle relative alle recenti elezioni amministrative.
"La definizione delle candidature e degli assetti di potere tra le varie componenti delle coalizioni politiche ha finito per oscurare del tutto ciò che dovrebbe essere l'elemento più importante della competizione elettorale: i programmi".
E' una china pericolosa, perché porta alla ricerca del potere per il potere.
"Il primato della politica va strenuamente difeso. La tentazione egemonica della politica richiede, invece, d'alzare tutte le nostre difese…"
Questo tema non si ferma nelle aule dei Consigli comunali...
"C'è, per esempio, il problema delle Fondazioni bancarie sul quale abbiamo dovuto assistere alla tentazione d'affidare solo ai partiti il livello della rappresentanza escludendo progressivamente le altre realtà importanti all'interno della dimensione locale".
La scelta allora è quella di un vero federalismo…
"Un federalismo non dei poteri, ma delle soluzioni. Non solo uno slogan, ma un modo corretto di fare politica".

TRONCHETTI PROVERA: LA SPINTA DELLE RIFORME PER RIPRENDERE SLANCIO
La modernizzazione è l'unica condizione per permettere all'Italia di sfruttare i vantaggi e non di subire le conseguenze negative dall'ormai prossima apertura dell'Unione Europea ai Paesi dell'Est.
"Di fronte a un mercato di cinquecento milioni di consumatori quale sarà quello comune europeo nell'arco di cinque/sei anni, l'Italia rischia di pagare le sue mancate riforme che hanno ridotto la sua competitività" ha ricordato con preoccupazione Marco Tronchetti Provera, vicepresidente di Confindustria, per poi evidenziare come "…lo slancio che ci aveva caratterizzato nello sforzo di raggiungere l'obiettivo euro sembra aver ormai lasciato il posto a un pericoloso atteggiamento lassista: siamo finiti nella solita palude della pesantezza burocratica".
Il ruolo del Governo è allora quello di ridare al Paese la spinta necessaria per riprendere slancio.
"Passando dalle parole ai fatti e attuando i progetti messi sulla carta l'Esecutivo può garantire al Paese quello slancio per vincere sullo scenario dell'economia globale".
Se sarà portata a compimento la trattativa sul mercato del lavoro, se si arriverà a definire una riforma fiscale capace di attirare capitali dall'estero e se verrà messa a punto un'adeguata "legge obiettivo" sulle infrastrutture allora l'Italia volterà pagina.
"Una delle sfide oggi si chiama titolo V della Costituzione: dobbiamo evitare che diventi un'altra gabbia burocratica, in cui il passaggio di poteri agli enti locali sia un intoppo allo sviluppo. Al contrario, è necessario un coordinamento che garantisca un buon uso della riforma".
Anche per garantire a territori come il nostro le infrastrutture necessari.
"Varese insieme a Bergamo, Brescia e Como rappresenta il cuore del saper fare del nostro Paese: producono quote di Pil superiori alla media europea. E questo nonostante i fattori negativi evidenti sul piano delle infrastrutture".
Del resto, incontrando la stampa prima della sua relazione davanti all'Assemblea dell'Unione Industriali, Tronchetti Provera non aveva esitato a definire "… una vergogna la situazione di Malpensa, considerati tutti gli anni che sono trascorsi dall'avvio dell'opera". E non certo per responsabilità della Sea e del suo presidente Fossa "… ma per colpa di quelle parti politiche che non hanno saputo dotare questo aeroporto di un adeguato sistema di collegamenti, stradali e ferroviari".

MARONI: ENTRO L'ESTATE L'ACCORDO SUL LAVORO
Tra poche settimane si chiuderà il tavolo di trattativa per la riforma del mercato del lavoro. Non ha avuto dubbi il ministro del Welfare.
"E il mio è ben più di un auspicio. Sono convinto che, passata l'estate, saremo in grado di avviare l'implementazione di un nuovo modello di mercato del lavoro.
Un progetto elaborato non contro il Sindacato, ma con in pieno accordo con quella parte di Sindacato che accetta la sfida di modernizzare il Paese".
Roberto Maroni, dopo aver negato un'eccessiva ingerenza della politica nella vita sociale - "…al contrario, credo sia un bene che si ritorni a rispettare le regole della democrazia. Le scelte sull'organizzazione della società e sulla spesa dei soldi pubblici spettano esclusivamente a chi è stato eletto dai cittadini, senza commistioni varie" - ha voluto chiarire alla platea varesina la sua posizione in tema di previdenza.
"Voglio precisare una volta per tutte che la riforma delle pensioni nel nostro Paese è già in atto".
Non ci sarà, insomma, nessuna manovra che riduca o elimini le pensioni d'anzianità, che andranno a regime come già previsto nella legge Dini.
"Tutto quello che serve per il sistema previdenziale è già scritto nella legge delega al Parlamento".
La strada scelta, dunque, è quella di intervenire sul Tfr "… che smobilizzerà 12 miliardi d'euro all'anno, da destinare alla nascita anche in Italia del 'secondo pilastro' che s'affiancherà alla previdenza pubblica.
Questa è l'unica, vera riforma di cui ha bisogno il Paese, anche per rafforzare il mercato finanziario" .
Certo, l'utilizzo del Tfr non deve avvenire automaticamente, ma "… solo previa individuazione d'altri meccanismi di finanziamento delle aziende. Deve essere a costo zero per il sistema imprenditoriale".

06/20/2002

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