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Verso il mare attraverso l'idrovia

Una nuova strada d'acqua da Locarno all'Adriatico, un progetto ambizioso di marketing territoriale che coinvolge tre regioni.


Un'autostrada d'acqua, o per dirla com'è di moda, un "corridoio", lungo quasi 550 km: da Locarno all'Adriatico, tra lago Maggiore, fiume Ticino, canali naturali e artificiali e il Po, attraverso Milano, Pavia, Parma Ferrara, fino a Venezia.
Regione Lombardia, Regione Piemonte, Canton Ticino, da qualche anno sono al lavoro per riaprire e ripristinare, per quanto di loro competenza, tratti di un'arteria di comunicazione, in passato conosciuta e sfruttata per tutti i traffici dalla Svizzera verso la piana padana. Un'operazione in linea con i tempi: c'è il recupero storico quasi filologico del passato, c'è la volontà di ritornare a guardare con rispetto l'ambiente; c'è la politica che si declina con neologismo oggi molto chic, marketing territoriale: in sostanza potenziale business.
Già beneficiato da fondi Interreg III, il progetto è un'idea forte, tale da avvicinare quanto avviene lungo il corso della Loira, sul bacino fluviale di Berlino o lungo il Reno, tra Basilea e Rotterdam: una navigazione in house boat, o in bateau-mouche, per turismo leasure, così come per riunioni o convention itineranti; turismo non solo occasionale, dunque, ma d'affari. E sostenibile, basato su mezzi ecologici e antierosione dei fondali. Il tutto a far da volano a fenomeni di indotto dall'entità non banale: la nascita di nuovi operatori turistici e culturali, ad esempio; la creazione di nuovi posti di lavoro legati alla realizzazione di approdi, di punti di interscambio (vere e proprie stazioni per le barche) dotate di servizi nautici, ristoranti ed alberghi. L'anno scorso, uno studio dell'Imat, Istituto di Management Turistico di Bellinzona, ha attentamente descritto le attività previste, ha valutato l'accessibilità delle infrastrutture ed identificato le potenzialità turistiche delle zone interessate.
Un altro studio, commissionato dalla Regione Lombardia, pronto tra qualche mese, dovrà mettere ulteriormente a fuoco alcuni aspetti dell'intera rete navigabile lombarda e precisare meglio lo spettro dei costi e dei possibili benefici.
Ma l'attenzione è rivolta anche alle problematiche tecniche del progetto, che vanno a toccare le tante destinazioni uso delle riserve idriche. E che toccano in particolar modo il nostro territorio, il primo ad essere interessato ai primi lavori di adeguamento del corso d'acqua.
Cruciale, il Ticino, lo è sempre stato nell'economia della Lombardia occidentale e del Piemonte orientale: non solo perché via navigabile. Lo sfruttamento razionale del suo bacino e delle sue canalizzazioni artificiali risale all'alto medioevo. Il sistema agricolo di parte della pianura da secoli è reso possibile da una imponente opera di regolamentazione idrica; cui si è aggiunto, dal XIX secolo, lo sfruttamento idroelettrico.
In pochi chilometri sul Ticino sublacuale, nel Varesotto, si trovano la diga della Miorina, lo sbarramento e la centrale idroelettrica di Porto Torre e la diga di Pamperduto. Per non dire delle centrali alimentate più a sud dal canale industriale: Vizzola, Tornavento, Turbigo.
Il primo obiettivo dell'intero progetto idrovia è il ripristino della navigabilità dei primi 11 km su cui insistono le due dighe di Miorina e di Porto oltre ad uno dei quattro impianti di sfruttamento gestiti da Enel.
Quanto basta perché nei piani strategici di idroviabilità, l'Enel rientri a pieno diritto, soprattutto negli aspetti tecnici e progettuali. Fin dalla nascita del progetto di ricostituzione dell'idrovia, l'Ente collabora con le Regioni; proprio su richiesta istituzionale contribuisce al piano di rifacimento di conche preesistenti o la costruzione di altre ex novo.
Sulle modalità e sulle tempistiche del primo tratto ci sono già certezze: "Per il progetto di sistemazione delle conche della Miorina, realizzate nel 1932, ma mai completate - conferma Alessio Picarelli, dirigente del settore vie navigabili della Regione Lombardia - la conclusione dei lavori è prevista entro il 2006, grazie ad un protocollo d'intesa tra Regione Lombardia e il Consorzio Ticino. C'è già un progetto definitivo già assegnato". I tempi dovrebbero essere brevi: dopo l'assegnazione degli appalti, l'inizio lavori dovrebbe essere nel 2005, la consegna nel 2006.
Portato a termine questo primo intervento il primo tratto di 11 km sarà perfettamente navigabile.
Più lunghi i tempi a partire dallo sbarramento di Porto della Torre: "La Regione Piemonte si è fatta carico dell'esecuzione delle conche, ed è già stato affidato l'incarico del progetto. La Regione Lombardia si è impegnata a contribuire finanziariamente".
Ancora più indietro i progetti relativi allo sbarramento del Pamperduto, esercizio gestito dal Consorzio bonifica Est Ticino Villoresi e quelli relativi alla zona delle centrali di Vizzola Ticino, Tornavento, Turbigo. "Quanto accadrà a sud di Pamperduto è ancora in fase di verifica - continua Picarelli - e sarà definito in seguito ad uno studio di impatto ambientale che sta per essere redatto. Lo studio dovrà anche fare luce sugli aspetti gestionali del progetto, un aspetto di cui potrebbe essere interessato in prima persona il parco del Ticino".
Sarà invece compito della neonata Scarl, Società Consortile dei Navigli Lombardi, mettere a punto un progetto di recupero integrale dei navigli milanesi in particolar modo del canale industriale e del Villoresi, necessarie vie di collegamento tra il Ticino e Milano.
Dodici i milioni di euro stimati per la sistemazione delle conche e il ripristino dei fondali e degli argini da Sesto fino all'inizio del canale industriale, subito dopo Pamperduto.
Al momento il Pirellone ha già stanziato 300mila euro per il progetto di recupero della Miorina, in gran parte recuperati grazie ai fondi Interreg III.
Al di là dei costi e dei tempi, i progetti dovranno osservare dettami rigidi: l'idrovia non dovrà alterare il regime idraulico della zona e la gestione delle acque: "Lo sfruttamento turistico si affaccia per ultimo" sottolinea chiaramente Ambrogio Piatti, direttore Unità di Business Idrolettrico dell'Enel.
In sostanza: le esigenze di navigabilità non devono andare a discapito delle primarie funzioni produttive dei bacini. Già è chiaro, infatti, che l'utilizzo per fini turistici, potrebbe comportare un danno per i gestori degli impianti idroelettrici e creare difficoltà anche nella distribuzione delle acque irrigue: compito dell'Enel e dello stesso Consorzio del Ticino è appunto quello di progettare conche tali da sprecare la minor quantità d'acqua possibile.
"La riduzione della portata utile, l'oscillazione dei livelli nei canali, l'energia consumata per far funzionare le conche che agiscono da ascensori per abbassare ed alzare i natanti, sono tutti elementi che interferiscono con la produzione dell'energia elettrica e con la distribuzione e disponibilità delle portate irrigue. I nostri progetti dovranno tener conto di tutte queste esigenze diverse".
Ci sono altre questioni tecniche su cui sorgono interrogativi: l'impatto, ad esempio, del sistema di conche sul controllo delle acque in situazioni critiche come i periodi di piena.
"Non ci sarà nessun legame con i rischi di esondazione del lago - rassicura Piatti - Le conche non interferiranno con il flusso naturale dell'acqua. È evidente che la navigazione non sarà possibile nei periodi di piena così come di magra. Per quanto attiene la gestione delle piene del resto i presidi già esistenti oggi servono anche a regolare la portata in uscita dal lago già prima che esso raggiunga il massimo livello di piena; una diga come quella della Miorina, riesce ad attuare la "laminazione" e contribuisce a salvaguardare il territorio".
Una materia complessa che va a toccare anche i problemi di irrigazione della pianura circostante: "Al Consorzio del Ticino fanno capo, oltre a Enel, anche tutte le società di irrigazione che prelevano acqua dal fiume Ticino ed operano su di un vasto territorio a cavallo tra Regione Piemonte e Regione Lombardia. A loro compete regolare il flusso d'acqua e la sua distribuzione, per esempio sui terreni coltivati a risaia, secondo le necessità e le concessioni. Il Consorzio ha parte determinante nel progetto idrovia: spetterà anche lui fare le dovute verifiche che la via d'acqua con le sue finalità turistiche sia compatibile con le esigenze agricole".

Per promuovere il lago

L'Idrovia Locarno Milano può essere senza dubbio un importante volano per il turismo lacuale oltreché per l'intero territorio tagliato dal Ticino. Da tempo le iniziative di marketing territoriale volute da Provincia di Varese e Camera di Commercio stanno attuando un programma di riqualificazione dell'immagine e dell'appeal turistico della sponda lombarda del lago, storicamente "magra". Il protocollo d'intesa tra i due enti ha dato vita al Convention Bureau che sta collocando il prodotto Varese e in particolare anche la sua recettività lacuale tra gli operatori di tutto il mondo.
E di recente si è costituito il Consorzio Turistico di Varese, una iniziativa di carattere privato che punta alla promo-commercializzazione di pacchetti turistici su tutto il territorio provinciale, laghi compresi predisponendo offerte per micro e medi itinerari all'interno del nostro territorio e puntando a partecipare a quei finanziamenti regionali che per molti anni hanno visto Varese fanalino di coda in Lombardia.

06/10/2004

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