Vacanze: si è fermata la macchina

Finite le vacanze. Tra temperature torride e incendi boschivi, anche la politica ha fatto la sua parte mostrando un surriscaldamento tipico da campagna elettorale nonostante i molti mesi che ci separano dalla scadenza naturale della legislatura.
Il centro-sinistra è alla ricerca disperata del leader, il centro-destra sembra già gongolarsi nella certezza della futura vittoria. Quello che non si vede è la preoccupazione di gestire il tempo che rimane da qui alla prossima primavera per fare gli interessi del Paese.
Quello che più sconcerta è la mancanza di volontà nel concorrere a fare la riforma che, solo poco tempo fa, sembrava essere quella più importante: la riforma del sistema elettorale, quella dalla quale avrebbe dovuto dipendere la governabilità e, di conseguenza, la condizione essenziale per procedere alle ulteriori riforme che il Paese attende da tempo. L'inerzia in questo campo dimostra, purtroppo, che l'interesse di bottega prevale sull'interesse generale.
Insieme alle quotazioni di dollaro e petrolio sembra, leggendo alcune statistiche in circolazione, che anche l'economia italiana vada a gonfie vele. In realtà, la nostra è una ripresa indotta soprattutto dall'effetto-traino degli altri Paesi industrializzati e dalla debolezza dell'Euro. Non si poggia su un aumento significativo della domanda interna e non si sa che fine farà nel momento in cui il rapporto tra la moneta europea e quella americana si assesterà su una soglia più equilibrata. E' una ripresa, dunque, che ha in sé un germe di precarietà ed è questa la ragione per la quale gli imprenditori insistono perchè si facciano quelle riforme atte a restituire strutturalmente competitività al sistema produttivo, attraverso sia il contenimento degli oneri sociali e fiscali, sia la modernizzazione delle infrastrutture e dei servizi pubblici, sia il completamento delle privatizzazioni e liberalizzazioni del mercato.
La difficoltà del mondo politico a trovare soluzioni condivise (anche soltanto all'interno della stessa maggioranza di governo) ha fatto rinviare al dopo-ferie importanti provvedimenti che sono, in diversi casi, oggetto di dibattito da molto tempo, quali gli incentivi all'occupazione e gli ammortizzatori sociali, l'apertura e la regolazione dei mercati, la riforma dell'imposta di successione e quella del diritto societario, la legge comunitaria 2000, il Dpef, le misure per la sicurezza dei cittadini e altri ancora.
Da qui alle prossime elezioni, anche allo scopo di consolidare la ripresa economica, il Paese ha bisogno di fare dei passi in avanti sulla via delle riforme e non certo di uno stallo per l'anticipo intempestivo della campagna elettorale.
A livello locale, noi imprenditori abbiamo lanciato nel corso della nostra ultima assemblea annuale una proposta in linea con una delle più importanti riforme degli ultimi tempi: l'avviato processo di liberalizzazione del mercato delle utilities e di privatizzazione delle aziende pubbliche. La proposta è stata quella di realizzare una grande aggregazione tra imprese produttive e aziende municipalizzate per fare "massa critica” e poterci così proporre sul mercato liberalizzato del gas con una forza contrattuale importante, tale da poter ottenere condizioni di fornitura molto favorevoli.
Si tratta di una proposta che, se attuata, porterebbe significativi vantaggi per tutti: per le utenze domestiche e per le imprese.
A distanza ormai di qualche mese, non riscontriamo una risposta positiva da parte delle aziende municipalizzate o, meglio, dei comuni che ne sono ancora proprietari.
Non vorremmo che, anche in questo caso, avessero a prevalere interessi che non sono quelli generali - in particolare gli interessi dei consumatori - bensì quelli dei piccoli centri di potere che si sono annidati nelle municipalizzate all'ombra del mai sopito clientelismo politico.