Varesefocus.
Unione degli Industriali della Provincia di Varese
Varesefocus

 
 

Lombardia, lo sviluppo è cultura

Liberalizzazioni in grado di abbattere posizioni di rendita improduttive, federalismo fiscale, infrastrutture, formazione, attenzione ai giovani: le ricette lanciate dai secondi Stato Generali di Confindustria Lombardia per sostenere l’economia di una regione da cui dipende il futuro di un intero Paese.

Un momento della tavola rotonda agli Stati Generali di CremonaLa prima volta, a Malpensafiere, lo sguardo si era concentrato sul tema delle carenze infrastrutturali. "Questione Settentrionale" allo stato puro. I secondi Stati Generali di Confindustria Lombardia, che si sono svolti a Cremona, hanno voluto, invece, travalicare i confini del Nord. Il messaggio è stato lanciato direttamente a tutto il Paese con la voce delle 15 mila imprese racchiuse nella federazione che rappresenta a livello regionale le 12 associazioni industriali territoriali. Ed è risuonato così: "Occorre avviare dalla Lombardia un’iniziativa incentrata sulla cultura dello sviluppo". Concetto chiave su cui si è incentrato l’intervento del Presidente di Confindustria Lombardia, Giuseppe Fontana: "Abbiamo voluto parlare di quella cultura dello sviluppo, che trascende e ingloba la cultura d’impresa. Questo nel tentativo di mettere a disposizione, anche della società civile, i benefici della ricchezza generata dalle imprese e dall’esperienza degli imprenditori". Il tutto partendo da una constatazione: "C’è un divario, trasversale a tutta la società italiana - ha denunciato Fontana - tra chi corre nei mercati confrontandosi e innovando, e chi sta fermo e si fa trainare, godendo di posizioni di rendita o di privilegio in settori non liberalizzati". I primi sono quei soggetti che portano avanti quella cultura dello sviluppo "che sostiene la creazione continua di ricchezza a vantaggio di tutti" e su cui, è stato l’appello lanciato da Fontana a Cremona, occorre incentrare un’iniziativa volta al suo rilancio. Un rilancio che non può che partire dalla Lombardia "la prima regione del Paese". Realtà che con tutto il suo peso economico e imprenditoriale "deve avviare un’iniziativa portatrice di un messaggio che non è solo locale, ma può diventare pienamente nazionale".
Questa campagna, ha indicato nel suo intervento durante una tavola rotonda il presidente dell’Unione Industriali della Provincia di Varese, Michele Graglia, deve essere combattuta su più fronti: nell’opinione pubblica ("per riaffermare in continuazione il ruolo indispensabile dell’industria"), nei giovani ("perché esiste il rischio di non trovare più persone interessate a lavorare in fabbrica"), nelle istituzioni ("per chiedere una politica di immigrazione coerente con il fabbisogno di manodopera"), nelle amministrazioni locali ("per esercitare una costante azione di vigilanza circa l’adozione degli strumenti urbanistici e per ottenere nuove aree attrezzate a destinazione industriale, capaci di attrarre nuovi investimenti").
Allo stesso tempo non si può parlare di sviluppo, ha continuato Michele Graglia, "senza una formazione al lavoro che sia più aderente alle esigenze delle piccole e medie imprese, quelle maggiormente diffuse in Lombardia, così come nel resto d’Italia". Inoltre, rimane centrale il tema delle infrastrutture. Inevitabile il riferimento alla vicenda Alitalia-Malpensa: "Una questione nazionale", ha ribadito ancora una volta il presidente dell’Unione Industriali. "Ciò che abbiamo chiesto e chiediamo è che, qualunque sia la decisione riguardo alla privatizzazione di Alitalia, occorre comunque evitare che essa abbia ad influire sull’operatività di Malpensa, a cui non intendiamo rinunciare. Si deve consentire a Malpensa di riorganizzare la propria offerta. Certamente, con disagi nell’immediato, ma almeno senza traumi per l’avvenire". Perché a tutti, deve essere chiaro un concetto: "Pur avendo radici nei primi dell’Ottocento, la presenza dell’industria sul territorio lombardo non può essere data per sconta
ta, come se fosse un fatto acquisito. È invece una conquista da rinnovarsi sempre".
Indispensabile, per centrare l’obiettivo, è la capacità di attirare investimenti attraverso una dotazione infrastrutturale all’altezza, ma non solo. Altro tema rilanciato con forza dal palco di Cremona è stato quello del federalismo fiscale. Lo ha citato Fontana, così come il presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, nel suo intervento conclusivo: "Sul federalismo siamo fermi, in mezzo ad un guado". Un riferimento alla "lunga e costosa fase di transizione", dalla quale uscire, ha indicato Montezemolo, attraverso un’azione che da una parte "eviti moltiplicazioni di spesa e di centri decisionali con ridistribuzione di competenze, risorse e funzioni tra centro e periferia", e dall’latro "riduca fortemente gli apparati statali, definendo responsabilità chiare e conferendo trasparenza al sistema nel suo complesso". Unico mezzo che possa trainare il sistema fuori dalla traversata "è l’attuazione del federalismo fiscale, perché ad una responsabilità di gestione deve corrispondere una re
sponsabilità sulle scelte che riguardano l’imposizione e il prelievo". Superando anche le anomalie. Come quella, ha denunciato il Presidende di Confindustria "che il principale tributo a disposizione delle regioni sia oggi un prelievo sulle imprese come l’Irap. Un tributo che non coinvolge cittadini elettori e che spesso, proprio per questo viene usato con grande disinvoltura da molte realtà regionali, in particolare del Mezzogiorno". Da qui la conclusione: "Le addizionali Irap per coprire la cattiva gestione della spesa sanitaria rappresentano una stortura inaccettabile che deve finire".
Concetti ai quali hanno fatto da eco le parole di Fontana: "L’attuazione di un federalismo fiscale permetterebbe alle regioni più deboli di crescere grazie all’effetto di traino delle regioni più forti che usufruendo di una maggiore autonomia finanziaria, potrebbero esprimere appieno le proprie potenzialità anche a livello continentale". Prova ne è, per il Presidente di Confindustria Lombardia, il fatto che "l’Europa per prima ha abbandonato la logica della semplice ridistribuzione delle risorse, investendo sugli attori più competitivi per trasformarli in un fattore di crescita dell’intero sistema, nella logica della cultura dello sviluppo". La stessa su cui Fontana e il sistema economico che rappresenta, sperano cominci a puntare anche l’Italia e che porterà Bruxelles ad investire in Lombardia 2,320 miliardi di euro dal 2007 al 2013. La questione non è solo settentrionale o lombarda: "Mi auguro - ha chiosato Michele Graglia - che chiunque governerà nei prossimi anni, abbia la consapevolezza che que
sta regione merita il massimo delle attenzioni perché mancare di sostenere la parte più produttiva del Paese finirebbe per danneggiare l’intero sistema economico italiano".

04/04/2008

Editoriale
Focus
Economia
Inchieste
L'opinione
Territorio

Politica
Vita associativa
Formazione
Case History
Università
Storia dell'industria
Natura
Arte
Cultura
Costume
Musei
In libreria
Abbonamenti
Pubblicità
Numeri precedenti

 
Inizio pagina  
   
Copyright Varesefocus
Unione degli Industriali della Provincia di Varese
another website made in univa