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Dietro il segno la forma della vita

Il museo di Cerro dedica a Marcello Morandini una mostra e il Premio Internazionale del Design Ceramico.

Posate in acciaio (Rosenthal 1992), Premio Design Zentrum, Nordrhein W. Essen
Dopo Antonia Campi e Ambrogio Pozzi, tocca a Marcello Morandini e alle sue creazioni di designer internazionale raccontare, dalle antiche sale di palazzo Perabò di Cerro, il senso dell'ammaliante semplicità di un'arte che entra sempre più nella quotidianità.
Artista e intellettuale di lungo corso ma di altrettanta umiltà, Morandini ha deciso di aderire alle richieste di chi lo voleva a Laveno, per questa Terza Biennale del Museo Internazionale del Design Ceramico, solo dopo aver superato l'imbarazzo iniziale dell'idea di una mostra e di un premio dedicati proprio a lui, che, dal 1995, è stato presidente dello stesso museo della ceramica per tre anni. "Ho avuto remore grandissime nell'accettare, mi pareva di essere premiato in casa" ha detto alla vigilia dell'inaugurazione di una rassegna che sarà anche occasione di riconoscimento per la sua qualificata e varia attività espressasi soprattutto nel campo del design, ma anche della scultura, dell'architettura, e dell'insegnamento. Morandini, mantovano di nascita e varesino di adozione, ha lavorato lungamente fuori dai confini nazionali, intrattenendo intensi rapporti con la Germania, dove ha tra l'altro progettato la facciata della fabbrica di porcellane Thomas a Speischersdorf e il nuovo edificio amministrativo della Rosenthal a Selb. E suo è anche il progetto del 1990 dell'edificio di Kuala Lumpur, in Malaysia.
La mostra di Cerro "Marcello Morandini. Ambiente quotidiano 2003" offre una contenuta ma significativa rassegna dell'opera di Morandini, che, appena tre anni or sono, Varese omaggiò con una bella antologica curata da Riccardo Prina al Castello di Masnago. Nelle cinque sale al piano nobile del museo di Cerro saranno in mostra fino al 16 novembre sculture, oggetti di uso domestico - vasi, tazze, recipienti diversi- e ancora mobili, giochi, fotografie che illustrano l'ampia attività di Morandini, la sua produzione ricchissima per idee e per realizzazione, la raffinatezza di una ricerca che trova nel nitore della geometria e del bicromismo del bianco e nero il suo austero e insieme poetico leit motiv. Molti e interessanti i pezzi in esposizione realizzati per Rosenthal - tra i promotori della rassegna - con cui Morandini ha da sempre un felice rapporto.
"Viviamo ore, giorni, anni guardando sempre le stesse cose, abitando sempre gli stessi luoghi senza conoscerli profondamente, facendoci coinvolgere per un'intera vita dalle stesse emozioni, finché se ne sognano altre in luoghi sconosciuti, non pensando che la fantasia e i nostri occhi potrebbero ovunque proporcene sempre di nuove. In questo trovo la morale appagante del mio lavoro, scoprire che l'ovvio è sorprendente e può avere la forma della vita". Così si esprime Morandini nel catalogo curato da Lara Vinca Masini. Parole, le sue, che lasciano intendere come, ancor più che mostrare e sottolineare il fascino del proprio lavoro - un lavoro il cui prodotto entra felicemente nel quotidiano - importi a Morandini ritornare su di un discorso che gli è caro da sempre. Quello di non lasciare mai cadere l'attenzione sul territorio, da cui ha dovuto allontanarsi per crescere, ma dal quale mai s'è davvero voluto separare, e dove è ritornato. Forse anche per saldare incancellabili debiti d'affetto e riconoscenza.
La prova è data dalle varie e importanti mostre e conferenze da lui stesso promosse in passato a Varese, dalla realizzazione di piazza Casula, dai progetti per Piazza Monte Grappa. Così anche la mostra di Cerro nel nome di Morandini può diventare importante motivo di richiamo e rilancio di un museo e di un territorio. Che Cerro sia cara a Morandini è indubbio: nel suo passato ruolo di presidente ha cercato di creare una rete di amici del museo, di coinvolgere i residenti, sua è stata l'idea della biennale e sua la creazione del marchio museale. Ma troppi sono ancora i motivi e gli intralci che impediscono a Palazzo Perabò (e al territorio) di sfruttare appieno le proprie potenzialità. Non possiamo non notare che mentre si compie un passo in avanti con la mostra di Morandini - giunta al termine di un'estate fortunata perché generosissima di sole - se ne fa uno all'indietro. E' dello stesso giorno dell'inaugurazione della rassegna la notizia dell'arresto della funivia che per decenni ha portato i turisti al Sasso del Ferro. Un'immagine che desta desolazione, quasi come quella dell'imbarcadero della navigazione, non ancora ricostruito dopo i danni dell'alluvione del 2000.
Il binomio arte e turismo è una carta in più da sfruttare, ma può funzionare se il complesso contesto del territorio è adeguato e stimolante.

Marcello Morandini
Ambiente quotidiano 2003
7 settembre - 16 novembre 2003
Museo Internazionale Design Ceramico
Civica Raccolta di terraglia
Cerro di Laveno Mombello

09/25/2003

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