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Nella semplicità significati profondi

La mostra personale del lucchese Arturo Carmassi alla Fondazione Bandera di Busto Arsizio.

Notizie dall'infitio, 2004 Legno, materiali vari, sabbia. Tecnica mista su tavola, 135x160 cm
Anche Busto Arsizio, in collaborazione con il Comune di Terni, festeggia gli ottant'anni dell'artista Arturo Carmassi proponendo fino al 12 febbraio 2006 quaranta opere del maestro nato a Lucca.
Si tratta di una personale (con una diversa selezione di lavori rispetto alla grande mostra dedicatagli la scorsa estate dalla città di Terni) di grande intensità: e non poteva che essere così, per uno come Carmassi, pittore, scultore e intellettuale, che giunge al traguardo con l'umile coraggio di chi ogni giorno sceglie il suo lavoro, pur sapendo di aver già "lasciato il segno".
Scrive di lui Marina Pizziolo, curatrice della mostra con Luciano Vanni, che Carmassi è diventato ancora più grande senza invecchiare, che s'è alzato e continua ad alzarsi verso l'alto, come i secolari cipressi della sua terra toscana. Diciamo noi, come le sue "Varianti per sostenere il cielo", quelle ferite verticali sul letto bianco di tela e gesso, quasi umane vertebre, dorate come fiaccole votive, che colmano le sale grandi di via Costa assieme ad altre opere, per lo più di grandi dimensioni. Opere, si badi bene, che trovano il loro naturale destino non nei salotti borghesi, piuttosto nei grandi spazi dei musei. Perché racconta Carmassi "non dipingo più per far piacere a qualcuno". Lo fa per dare risposte e emozioni innanzitutto a se stesso.
Sono opere di condanna e denuncia della violenza come "Basta coi martiri"- sudari bianchi o rosso sangue stesi su corpi o fagotti inquietanti -, opere di riflessione sul significato della vita e della morte, come l'imponente pannello nero "A futura memoria", o "Le grand Plic Druart", o ancora opere di intensa ricerca come "Dans le royame du mistère". Sabbia, legno, corde, fili di ferro, stracci e tela di sacco, carte e cartoni, gomitoli di lana e encausto (un antico impasto di cera d'api, pigmento e gesso) sono alcuni dei materiali che concorrono alla creazione degli ultimi, particolarissimi lavori di Carmassi.
Soprattutto nei recenti anni del suo cammino artistico - quelli più rappresentati dalla rassegna di Busto - Carmassi rivendica di essersi ritagliato "uno spazio inedito e un mestiere inedito". E di puntare a un linguaggio puro. Che gli fa trovare nella semplicità significati profondi e inattesi, nella scarna alternanza cromatica del bianco e del nero l'espressione essenziale dei valori umani. "Il faut tomber dans le trou", bisogna precipitare dentro se stessi, e, attraverso la materia, guadagnarsi il colloquio con l'osservatore, dice nella sua seconda e amata lingua. Amata (lo dimostrano anche molti titoli delle sue opere) perché era in francese che il maestro nato a Lucca colloquiava con la moglie Maryse, scomparsa da qualche anno.
Sarebbe operazione difficile e presuntuosa pensare di rendere conto in poche righe di un uomo insieme umile e colto come Carmassi, del suo lungo e ampio viaggio d'artista convertito all'astrattismo e documentato in catalogo dalle dense note biografiche di Andrea Alibrandi.
Su di lui hanno ampiamente scritto amici e critici dai nomi illustri: Franco Russoli e Giuseppe Sciascia, Giancarlo Vigorelli e Andrea Camilleri, Pier Carlo Santini e Geno Pampaloni, Flaminio Gualdoni e tanti altri ancora. Hanno raccontato dei suoi studi all'Accademia Albertina, a Torino, dei suoi esordi tra espressionismo e cubismo sotto l'influenza dell'Ecole de Paris, delle mostre alle Biennali di Venezia e alle triennali di Milano, al Carnagie Institute di Pittsburg e al Brooklyn Museum di New York. E della Fondazione Carmassi Druart a Fucecchio, dove l'artista vive e lavora ormai da anni che offre un programma culturale di rilevanza internazionale. Ma l'approccio risolutivo con Carmassi è con la tempra del personaggio, toscano fino in fondo, pienamente riflessa nella espressività delle sue grandi opere, pitture su tela deformate e ingravidate dall'urgenza della scultura, "potenti cronofanie" come sono state definite da Pizziolo, "perfette macchine estetiche" nate per suscitare interrogativi. E capita più volte che la loro osservazione si trasformi in una sosta rispettosa e meditativa.
La più intensa si fa quasi genuflessione: succede dinnanzi a "La fonte dei sortilegi", un Cristo laico che porta la data del 2003.

Arturo Carmassi. Opere 1980-2005
Dal 22 ottobre 2005 - 12 febbraio 2006
Fondazione Bandera
Via A. Costa, 29 - Busto Arsizio (Va)
Dal venerdì alla domenica: ore 10.00/19.00
Tel. 0331 322311

11/18/2005

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