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Le città del futuro

Infrastrutture ed espansione dei centri urbani, due elementi troppo spesso considerati su due piani differenti nel guardare al futuro del territorio. Uno sguardo invece d'insieme, nella ricerca commissionata dalle associazioni imprenditoriali del Varesotto a LIUC e Politecnico, per contribuire a formulare una progettualità all'insegna dello sviluppo economico.


Le associazioni imprenditoriali unite nel progettare il futuro del territorio varesino. Di per sé sola, questa circostanza rappresenta una novità degna di nota. Da tempo, infatti, si va ripetendo che è necessario “fare sistema” soprattutto tra pubblico e privato. Scoprire, che in provincia di Varese, le associazioni rappresentative dell'artigianato, del commercio, dell'edilizia e dell'industria operano in sinergia tra loro per indagare gli scenari futuri e per prospettare progetti finalizzati alla promozione del territorio, è dunque un fatto molto positivo. E lo è tanto più, se si registra la forte attenzioni che i rappresentanti degli enti locali - i Comuni, la Provincia, la Regione - hanno dedicato alla presentazione delle ricerche svolte, da due anni a questa parte, per iniziativa delle stesse associazioni imprenditoriali. Ricerche che sono state affidate ali studiosi di due atenei, l'Università Carlo Cattaneo-Liuc e il Politecnico di Milano. E ciò, a dimostrazione dell'alto profilo dell'iniziativa, che ha inteso muoversi su un piano strettamente scientifico, coinvolgendo istituzioni accademiche con provata esperienza nel campo della ricerca sull'economia del territorio.
Il carattere innovativo del metodo scelto è stato sottolineato dal presidente della Camera di Commercio, Angelo Belloli. “Anzichè operare ciascuno in una logica settoriale ci si è uniti affidandosi a strutture di ricerca molto qualificate”, ha detto. “Ma c'è dell'altro. Si è intelligentemente voluto che ad essere analizzati fossero due aspetti, quello delle Infrastrutture e quello dello sviluppo dei Centri Urbani, che troppo spesso si sono invece considerati su piani e in momenti differenti”.
E se, come ha ribadito lo stesso presidente della Camera di Commercio, ente che ha finanziato le ricerche, “è quasi inutile evidenziare (ce lo siamo detti fin troppe volte) come il deficit infrastrutturale sia un pesantissimo fardello che ostacola la crescita del sistema socio-economico della provincia di Varese in tutte le sue potenzialità”, ecco allora che partendo dalle analisi si è arrivati alla proposità.

Il quadro infrastrutturale della provincia di Varese.
La ricerca condotta ha evidenziato che, a fronte di una dotazione infrastrutturale di buon livello, il sistema dei trasporti locale risulta ancora insuficiente rispetto alla domanda di mobilità espressa dal territorio, specialmente a livello di viabilità su gomma. Esistono diversi progetti di potenziamento delle infrastrutture e, tra questi, quelli che presentano le maggiori possibilità di essere portati a compimento sono: il Peduncolo di Vedano Olona, la “Tangenzialina” di Varese, ossia l'interconnessione fra le statali Briantea, Varesina e Porto Ceresio, ed il progetto di integrazione delle stazioni ferroviarie di Varese (Ferrovie dello Stato e Ferrovie Nord Milano). A seguire, il progetto che possiede un buon indice di fattibilità è quello della Tangenziale di Varese, condizionato peraltro all'avvio del più ampio progetto dell'autostrada Pedemontana.
Per tutti questi progetti si dà una buona fattibilità tecnico-strutturale, mentre emergono gravi carenze sotto il profilo finanziario. Se il problema non è il consenso, non è la fattibilità tecnica, è necessario allora lavorare sulla finanza, su quella finanza innovativa utilizzata altrove proprio per il finanziamento di queste opere pubbliche. Di spazio, ce n'è. Infatti, la ricerca ha evidenziato che, fra le provincie lombarde, la provincia di Varese risulta fra quella che utilizzano meno gli strumenti di finanza innovativa.

Scenari e progetti per la promozione del territorio varesino.
La ricerca ha individuato, nel territorio provinciale, otto ambiti che presentano caratteristiche differenti sotto diversi profili: ambientali, di insediamento, di consistenza e articolazione socio-economica. Sono stati poi esaminati, primi di una serie di approfomdimenti successivi, i due ambiti di Varese e di Saronno, per i quali è stato delineato un quadro d'insieme delle aree di espansione e di trasformazione produttiva, direzionale, commerciale e polifunzionale a partire dai vigenti piani regolatori delle due città. L'esercitazione si è spinta, nel caso di Varese, a formulare anche una proposta concreta di intervento urbanistico: la realizzazione di un Urban Center come luogo di promozione dell'attrattività del territorio. Sulla base delle esperienze nazionali e internazionali analizzate, l'istituzione di un Urban Center è infatti coincisa con momenti di intensa attività di promozione e rinascita delle città.
Per Varese l'idea è quella di un polo con spazi commerciali, uffici pubblici e privati, attrezzature dedicate alla cultura, allo svago e al tempo libero, ricavabile nell'ambito dell'operazione di unificazione delle due stazioni ferroviarie. Si tratterebbe di una collocazione adiacente al centro storico, rilevante per l'interscambio dei passeggeri e per la contiguità di aeree ampiamente sottoutilizzate. L'Urban Center potrebbe diventare motore di attrattività civica, turistica e di nuove iniziative imprenditoriali. Un nuovo “portale” della città che si struttura in luogo fisico e luogo virtuale, sull'esempio del “cubo rosso” di Potsdamer Platz di Berlino.

Un nuovo collegamento stradale tra Varese, Como e Lecco?

Non solo ricerche e progettualità, anche impegni concreti. Le associazioni imprenditoriali - che in provincia di Varese hanno promosso le ricerche di cui si è detto nell'articolo precedenete - a livello bel bacino Varese-Como-Lecco sono andate oltre: hanno fatto nascere un comitato promotore per un nuovo collegamento stradale che colleghi i tre capoluoghi di un'area tra le più trafficate d'Europa. Obiettivo? Risolvere i problemi che oggi affliggono la viabilità della Lombardia Nord-Occidentale.
Tale collegamento, infatti, da realizzarsi secondo una direttrice Est-Ovest, non solo risolverebbe i problemi di un raccordo veloce fra le tre province della Lombardia Nord-Occidentale, permettendo ai forti flussi veicolari per il trasporto di merci e persone di coprire in tempi ragionevoli questo tragitto e favorendo l'accesso di Como e Lecco all'hub internazionale di Malpensa. Ma, al tempo stesso, eviterebbe agli stessi flussi veicolari di andare a congestionare ulteriormente il sistema stradale milanese, che oggi rappresenta la direttrice obbligata anche per i collegamenti fra queste province e i nodi commerciali più significativi localizzati nel Centro Italia.
Non va infatti sottolineato il forte peso economico ricoperto dalle tre province interessate nel quadro dell'economia lombarda. Con una popolazione complessiva di 1.712.720 abitanti e una superficie di 3.303 mq, le province di Lecco, Como e Varese contribuiscono con 14.023 milioni di Euro all'export nazionale (il 17,9% del valore lombardo e il 5% di quello italiano) e presentano un saldo attivo della bilancia commerciale per 4.933 milioni di Euro (a fronte di un saldo passivo regionale di 26.549 milioni di Euro e nazionale di 1.513 milioni di Euro). La propensione all'export è del 35,1% (in Lombardia il 30%, in Italia il 21,7%).
Le imprese attive sono complessivamente 127.303 (al 31-12-2004), pari al 16,20% della Lombardia; quelle artigiane sono 51.144, pari al 22% di quelle regionali. La densità delle imprese per kmq è del 38,5% (in Lombardia del 32,9%, in Italia del 17,0%).
Gli occupati sono 774.896 (al 31-12-2004), pari al 18,7% della Regione. Il tasso di disoccupazione è del 3,6% (a livello regionale è del 4%, mentre nel Paese è dell'8%) mentre quello di attività è del 59,1% (in Lombardia il 54,4% e in Italia il 49,4%).
Il valore aggiunto complessivo delle tre province assomma a 38.193 milioni di Euro (2003) e rappresenta il 15,3% del valore aggiunto lombardo.
Il reddito pro-capite è di 17.196 Euro (al 2002), rispetto ai 18.555 Euro di quello lombardo e ai 15.031 Euro nazionale. Il reddito disponibile totale assomma a 29.452 milioni di Euro (2002) e costituisce il 17,3% del reddito disponibile regionale. I depositi sono il 17,7% di quelli totali della regione (15.435 milioni di Euro su un totale regionale di 87.033 milioni di Euro).
Nelle tre province circolano oltre 1 milione di autovetture (il 18,81% della regione), ma l'indice di dotazione della rete stradale è meno della metà di quello nazionale (l'indice regionale è 86). Leggermente sotto la media nazionale anche l'indice di dotazione della rete ferroviaria (96 contro il 79 della regione Lombardia e il 100 dell'Italia).
Elevati invece i valori-indice relativi alle dotazioni di servizi aeroportuali (371 contro i 192 della regione), alla strutturazione di reti telefoniche e telematiche (233 contro il 187 della regione), alle infrastrutture economiche (137 contro 126 della regione) e alle infrastrutture economico-sociali (125 contro 124 della regione).

“Salta” il Rid, la diga sull'Olona subisce un nuovo rinvio-lavori
La Finanziaria cancella il Registro Dighe, arriva un Commissario. Che però non c'è ancora

La Provincia di Varese era pronta per indire la gara d'appalto ma, sull'inizio dei lavori, pende un'altra volta una spada di Damocle. Il disegno di legge Finanziaria 2007 individua fra gli enti cancellati il Registro Italiano Dighe, quel Registro che in più occasioni ha chiesto spiegazioni e chiarimenti sulla cassa di laminazione delle piene del fiume Olona in costruzione a Molini di Gurone (Malnate), impegnando la Provincia in una serie di modifiche che hanno ritardato ulteriormente l'inizio dei lavori. Ora che con il Rid tutto era stato chiarito, ecco la doccia fredda. Al posto del “vecchio” Registro spunta un Commissario straordinario, una figura prevista ma non ancora nominata. E, senza Commissario che firmi il “foglio delle condizioni” non si può indire la gara d'appalto.
L'ultimo cavillo è questo “foglio”, un documento che avrebbe dovuto rilasciare il Rid appunto, dopo aver preso visione del progetto finale realizzato dalla Provincia. Niente più di una serie di indicazioni da seguire, una specie di scaletta con le prescrizioni da rispettare nell'esecuzione dei lavori. Niente “scaletta” niente gara. Poco probabile che da Roma giunga una “pezza giustificativa”, un documento anticipatorio che consenta comunque a Villa Recalcati di avviare le procedure che portino alla gara d'appalto e quindi al nome dell'impresa che costruirà la “diga” chiamata a regolare le piene dell'Olona.

11/24/2006

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