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Un percorso rosso sangue tra corpo e anima

Dall'azzeccato accostamento tra le pitture di Guida e le terrecotte policrome e i bronzi colorati di Schmidlin nasce un percorso non certo "indolore", anzi inquietante, che suscita contrastanti sentimenti di rifiuto e di sofferta immedesimazione.

Paolo Schmidlin, Frau Magda, 2003 - Terracotta policroma, h 66 cm"Il corpo e l'anima" è il titolo scelto da Marina Pizziolo, direttore della fondazione Bandera, per la mostra di Federico Guida e Paolo Schmidlin da lei curata e allestita nelle sale del palazzo bustese di via Costa (fino al 13 febbraio). In linea con la tradizione della fondazione, che da sempre propone nomi e allestimenti di indiscusso interesse, Pizziolo dichiara di inaugurare, con Guida e Schmidlin, "una serie di duetti tra giovani artisti già affermati quali nuovi protagonisti nel panorama nazionale". La visita alla rassegna, che comprende una quarantina di opere - tutte realizzate negli ultimi quattro anni - dimostra la felicità di una scelta che conferma le qualità artistiche dei due pur giovani autori (nati, entrambi a Milano, rispettivamente del 1969 e nel 1964) raffrontati in un parallelo e azzeccato percorso, di sicuro effetto, tra pittura e scultura. Si tratta di un percorso non certo "indolore", anzi inquietante, che suscita contrastanti sentimenti di rifiuto e di sofferta immedesimazione, quasi fosse una passeggiata, senza uscita di sicurezza, in un fluorescente tunnel rosso sanguigno, che odora di guasto e di zolfo. Rosso sanguigno è il colore in cui s'esprimono qui tutte le pitture di Guida - tecniche miste realizzate per lo più su tela di lino - che ama il rosso non solo per malizia d'artista affezionato all'effetto che il colore crea, ma soprattutto perché, assecondando la vena romantica, ne ama la simbologia legata alla passione: passione di amore, e di dolore. Rosse sono anche le unghie delle signore ritratte nelle sculture di Schmidlin, come le unghie curate delle perfette mani punteggiate di efelidi di Frau Magda, che sfoggia sull'appassito decolleté una vistosa svastica tempestata di brillanti. Rosse sono le labbra della losca e sfiorita soubrette di Berlin Cabaret, che pare appena uscita dal "Portiere di notte" di Liliana Cavani (Schmidlin, dichiara lui stesso, ma tutta la sua opera lo dimostra, ruba sistematicamente ispirazione dal cinema), rosso è il sangue che cola da una testa mozzata (a eterna conferma e triste presagio) nell'Acquasantiera in terracotta policroma datata 2000. Difficile dire se catturino di più le pitture di Guida - i ritratti dell'amico Dino che somiglia tanto a Picasso, i corpo a corpo dei Circus, le Caravaggesche - oppure le terrecotte policrome e i bronzi dipinti di Schmidlin. Certo è che nella rassegna non si può guardare l'uno e poi fare a meno dell'altro. Il corpo e l'anima, appunto. E' questo il gioco proposto dalla mostra: ma chi sia più corpo e chi più anima, se Guida o Schmidlin, non si riesce a dire. Perché il groviglio dei corpi (gigantografie fotografiche di conoscenti e amici) di Guida che lottano o fanno l'amore o assumono pose da contorsionista sul tessuto damascato del canapè evocano tutt'altro che la materia, e sono veri e propri viaggi nell'anima, nella dimensione del sogno e dell'inconscio. E non è un caso che Pizziolo citi Kafka e Buzzati. Le sculture di Scmhidlin, magnificamente realistiche fino ad apparire inquietanti, mentre ostentano a prima vista la pretesa al soffio vitale, riconducono poi, nella rigidità di certi dettagli da manichino e nell'enfatizzazione caricaturale dei personaggi, a una fisicità del tutto ludica e spiritualmente innocua. Quasi l'autore, dopo aver avvertito il visitatore, desiderasse riportarlo a un più innocente divertissement da museo delle cere.
Ed ecco - trait d'union tra anima e corpo, compromesso tra sacro e profano - ecco in mostra anche gli angeli: sono gli angeli, angeli nani e deformi di Guida, che hanno ali che li fanno sembrare in realtà i diavoli di Luca Signorelli. Volano però su tappeti di petali di rose incollati alla tela e, in fondo, hanno sorrisi da buoni diavoli. Ma c'è anche l'angelo drammatico di Schmidlin, che ha doloranti ali di carne spuntate dalle spalle e lo sguardo annacquato dalla sofferenza come nelle terracotte sacromontine del Silva. E' un angelo-sentinella. Perché ti mette un "alt" dentro e un carico di angoscia. E ti costringe a fermarti, a chiederti dove l'hai già visto, prima d'ora, perché sei sicuro di averlo già visto… L'insieme della rassegna, però, dovrebbe essere colto quasi come un gioco, o un viaggio terapeutico: le allusioni alla realtà, suggeriscono i due artisti, sono allusioni senza tempo, memorie rielaborate dalla fantasia. O sono fatti privati di Schmidlin, e di Guida, che dichiara in un' intervista a Maria Chiara Valacchi: "io ho una visione ancora romantica dell'arte, la mia pittura non è un atto di denuncia sociale e neanche un gioco di potere…, ma un grido di dolore, di sofferenza nel tentativo di colmare quel vuoto impalpabile che c'è tra noi e Dio, indagando nelle parti più profonde dell'anima". La vita, insomma, corre fuori, fuori dal tunnel rosso fluorescente e i brividi possiamo lasciarli tutti nelle stanze bianche della mostra. Ma è davvero così?

Il corpo e l'anima
Federico Guida e Paolo Schmidlin
Fondazione Bandera - Via A.Costa - Busto Arsizio
11 dicembre 2004-13 febbraio 2005
orario: 10-19, lunedì chiuso

01/14/2005

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