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L'hub di Malpensa, una carta ancora tutta da giocare Dalla sua inaugurazione, nell'ottobre 1998, lo scalo di Malpensa ha conosciuto una crescita esponenziale e ha quasi raddoppiato le destinazioni raggiunte, ma diversi fattori hanno provocato il mancato sviluppo della "rete” propria di un hub. L'insieme degli impatti economici riconducibili alla presenza di un aeroporto può essere efficacemente rappresentato come una serie di cerchi concentrici che si propagano dall'aeroporto al territorio circostante. Lo scalo di Malpensa, inaugurato il 25 ottobre 1998, ha prodotto qualcuno di questi cerchi, ma con un moto incoerente. Questo il risultato di due indagini condotte dal gruppo Class e dall'Università Cattaneo per conto delle Camere di Commercio di Varese e Milano.
Anima dello scalo varesino è la compagnia di bandiera Alitalia, che gestisce il 51% dell'offerta complessiva dei posti. Ed è proprio la compagnia AZ, però, a rappresentare il primo grosso freno che inibisce il decollo dell'aeroporto. La sua crisi economica ha provocato una riduzione dell'operatività dello scalo, oltre al mancato sviluppo della "rete” propria di un hub. A complicare la vicenda, già di per sé delicata, sono da registrare anche alcune decisioni nella governance che hanno minato il suo potenziale. Innanzitutto l'altalena di decreti approvati per fissare la ripartizione dei voli tra Malpensa e Linate, con l'ultima decisione inserita nel "Bersani bis” (5 gennaio 2001) che permette ad ogni vettore europeo di collegare lo scalo di Linate anche con capitali di Stati membri dell'Unione europea, che facciano registrare un traffico inferiore alle 350.000 unità. Una direttiva che, di fatto, ha vanificato le velleità di Malpensa di creare il sistema di Hub & Spokes compromettendo la stabilità economica di alcuni collegamenti intercontinentali che sono stati cancellati o ridotti nel periodo 2000-2001. La cancellazione di destinazioni strategiche quali Los Angeles, San Francisco, Hong Kong o Singapore (per citare solo alcune delle 15 destinazioni cardine non collegate a tutt'oggi direttamente con l'Italia) provocano un danno alla sola comunità economica lombarda che si è stimato aggirarsi sui 21 milioni di euro all'anno in termini di tempo sprecato, per raggiungere altre capitali europee, e di costi maggiorati. E se il sistema aereo gestito dalla compagnia di bandiera riveste un ruolo importante nello sviluppo parziale dell'hub, grosse responsabilità ricadono anche sulle scelte strategiche in tema di accessibilità dello scalo. Nella ricerca condotta dall'Università Cattaneo, Malpensa viene messa a confronto con tre aeroporti europei di successo: Manchester, Madrid/Barajas e Francoforte. In tutti e tre i casi, i ricercatori hanno evidenziato la migliore accessibilità aeroportuale a fronte, invece, di un sistema di collegamenti ancora pesantemente deficitario relativo allo scalo della brughiera. I progetti di collegamento viario e ferroviario previsti dall'Accordo di Programma per Malpensa sono ancora, per la gran parte, in fase di realizzazione o addirittura di studio con gravi ripercussioni soprattutto in termini di attrattiva di capitali italiani e stranieri. Tale indecisione pesa anche sull'indotto: i cerchi concentrici cui si accennava in apertura sono rimasti molto limitati. Nonostante una crescita avvenuta soprattutto in "fase di cantiere”, la struttura produttiva del territorio è rimasta stabile. Ad una lettura più approfondita, il risultato raggiunto va considerato positivo perché la crisi del settore manifatturiero che ha investito l'intero paese, nella nostra provincia è stato attutito proprio grazie alla presenza della "azienda” Malpensa, con la sua occupazione e il suo indotto, che ha, a sua volta, assorbito forze-lavoro. A parte questo risultato, certamente rilevante, Malpensa non è però ancora riuscita a "contaminare” pesantemente il territorio circostante, che si presenta scollato. La convinzione dei ricercatori è che anche il tessuto produttivo locale sia in fase di trasformazione, ma solo iniziale, con un potenziale enorme in attesa di esprimersi, appena la fisionomia di Malpensa verrà definita appieno. Alcuni segnali in questa direzione stanno arrivando: la prossima realizzazione di Cargo city, chiamata ad investire significativamente sul settore merci; la decisione di Alitalia di spostare su Malpensa altri 500 addetti e di realizzare prima una base di armamento mediante l'acquisizione in locazione del grande hangar costruito da SEA, che potrà ospitare anche i Boeing 777 che entreranno a far parte a breve della flotta Alitalia; i lavori di costruzione dell'Avioport Logistic park, ad opera di una società a capitale soprattutto straniero. La partita, comunque, si giocherà moltissimo anche sulle infrastrutture, sulla realizzazione di un sistema intermodale che abbia a cardine Malpensa e l'alta velocità, sulla complementarietà dello scalo con il principale polo fieristico europeo che verrà inaugurato la primavera prossima a Rho - Pero. C'è l'esigenza di fare sistema: tutti gli attori, a livello centrale, ma anche a livello locale devono agire sinergicamente in fretta per non perdere questa importante occasione, evitando di inviare ulteriori segnali negativi che minano la credibilità di questo hub a livello internazionale. Malpensa può effettivamente creare cerchi concentrici che possono propagarsi fino a raggiungere tutto il paese.
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