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La collezione Gian Ferrari a Villa Panza

Tolte dal salotto di casa Gian Ferrari e portate sul colle di Biumo, in prima assoluta, le quarantaquattro opere di alta collezione, tra pittura, scultura e grafica sono un dono importante, che Claudia Gian Ferrari, gran dama dell’arte e della vita, offre in visione alla città di Varese, ancor prima che a Milano.


Il collezionista vive nelle sue opere. Nella storia di quelle raccolte, nel presente riflesso dai colori e dalle forme scelte dall’artista incontrato, e nel futuro di quanto va ancora cercando. Forse anche per questo, quando entra nel Salone Impero di villa Menafoglio Litta Panza e tutti gli occhi sono per lei e la silhouette del gran cappello si riflette piatta e nitida nei grandi specchi - come uno spiritoso vassoio decorato da una fioritura vermiglia - Claudia Gian Ferrari pare una donna senza tempo. Potrebbe anche sembrare - dice qualcuno degli eccellenti seduti al tavolo per la celebrazione dell’evento - una donna di Monet. Il fatto è che, mentre attraversa la sala, questa donna, figlia del celebre collezionista milanese Ettore e collezionista a sua volta, muove qualcosa. Si scoprirà, appena lei prenderà la parola, che quel qualcosa è emozione. Emozione pura e palpabile, trasmessa da una persona autentica. L’occasione è la presentazione della mostra curata da Antonello Negri, dedicata alla prestigiosa collezione di famiglia, da lei destinata al Fai e alla rinnovata villa milanese Necchi Campiglio, opera degli anni Trenta dell’architetto Piero Portaluppi. Ed è la prima volta che le quarantaquattro opere di pittura, scultura e grafica della prima metà del Novecento escono alla luce lasciando tutte insieme la sua casa, per un rito che, dice emozionata, è come il taglio del cordone ombelicale.
Tra tutte le mostre entrate qui, nella sede della collezione varesina di Giuseppe Panza, sotto l’occhio della responsabile scientifica e organizzativa Anna Bernardini, certo questa la più emozionante: per via dell’incontro tra due eccellenti collezioni, e per una convergenza di umanità e di intelligenza femminile. Incontro altissimo, a memoria di chi ha seguito gli eventi artistici di questa villa solare e serena che, al visitatore del suo immenso parco offre - nella scia tra l’erba di un verde più chiaro - la traccia recente dell’arte ambientale di Richard Long.
Tolte dal salotto di casa Gian Ferrari e portate sul colle di Biumo, in prima assoluta, le quarantaquattro opere di alta collezione, tra pittura, scultura e grafica sono, va da sé, un dono importante, che questa gran dama dell’arte e della vita offre in visione alla città di Varese, ancor prima che a Milano. La collezione, collocata nei rustici e nella Scuderia Grande, copre al meglio il periodo rappresentato, e va dunque colta nella sua globalità. Ma, per citare alcuni tra i gioielli, ecco “La famiglia del pastore” di Sironi,del 1929, già appartenuta all’architetto Piacentini, e una rarissima “Compenetrazione iridescente” di Giacomo Balla, e anche “L’amante morta” di Arturo Martini, che, con tre lavori, è qui lo scultore più rappresentato, ma solo fino ad inizio novembre, perché poi sarà alla mostra delle Stelline.
La collezione presenta anche quattro tra i sette artisti del 1922 di Novecento: oltre a Sironi, Funi, Marussig, Oppi. E ci sono opere che continuano a commuovere la donatrice: come il ritratto materno in terracotta firmato dal nonno della Gian Ferrari, l’artista Timo Bortolotti, e da lei ritrovato in un sottoscala con immensa emozione. Che non sfigura affatto tra i vari Morandi, Carrà, Campigli, Severini, o accanto a un Fausto Pirandello di raro interesse, o allo storico bozzetto del discusso manifesto di Sironi per la prima mostra di Novecento (1926).
Va ricordato che il nucleo storico della collezione si deve ad Ettore Gian Ferrari, presente nella rassegna grazie ad alcuni filmati d’archivio, altre opere sono invece frutto della ricerca della figlia. “Oreste ed Elettra” di De Chirico fu ad esempio una scelta personale di Claudia, un acquisto voluto e ottenuto dando in cambio altre opere. Perché una collezione racconta la vita di chi la mette insieme - con pazienza, intuito e sacrificio - scoprendone, oltre che gusti e competenza artistica, i percorsi dell’anima. Lo scopo è di trarne godimento, ma non solo per sé.
L’arte, piace dire a Gian Ferrari, è di tutti e i collezionisti sono solo dei custodi privilegiati.

Capolavori del Novecento italiano
dalla collezione Gian Ferrari al FAI
Da Giorgio de Chirico a Mario Sironi, da Carlo Carrà a Felice Casorati
12 ottobre 2006-18 febbraio 2007
Villa e Collezione Panza, Varese
Ore 10-17.30 (tranne lunedì) - Chiusa dal 24 dicembre
al 1 gennaio - Tel.0332/283960 - Catalogo Skira

11/24/2006

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